Anno bisesto, anno funesto

cnn-travel “Anno bisesto, anno funesto” è un notissimo detto popolare che vuole ricordare come gli anni bisestili siano forieri di grandi sventure.


Indubbiamente, tralasciando la superstizione popolare, mai come questa volta il proverbio calza per descrivere la situazione. Un inverno anomalo, una primavera precoce e un evento che ha rivoluzionato in pochi giorni i nostri stili di vita consolidati. Il Covid 19, dichiarato ormai pandemia, ha messo in ginocchio, e lo farà ancora, molti Stati.

Ha fatto la sua comparsa anche nella nostra regione, nella nostra provincia e nei nostri comuni, rapido, inaspettato e sconvolgente. Sconvolgente per le nostre abitudini quotidiane, ma soprattutto per la gravità della malattia. Abbiamo fatto i conti dapprima con le scuole chiuse, poi palestre e impianti sportivi e, dopo il blocco degli spostamenti, via, via più stringente, con la necessità di rivedere le nostre priorità. Tutto ciò che sembrava normale, di punto in bianco, è diventato un comportamento a rischio. Abbracciare amici o parenti, ritrovarsi nei locali, in giro, fare sport, uscire e spostarsi anche solo per fare la spesa, liberamente. Fermata pure buona parte delle attività produttive. Non è che si possa fare altro se non adeguarsi ai suggerimenti e alle imposizioni di esperti e autorità, nella speranza che possa essere sufficiente per noi e per gli altri.

Noi e gli altri, mai così lontani e vicini al tempo stesso. Non sappiamo ancora, al momento di scrivere, se il giornale andrà in stampa e non è sicuramente il momento delle polemiche. Siamo in mezzo al guado e ora bisogna uscirne. È auspicabile però che questo ci insegni molte cose. Prima fra tutte, che la Sanità e la Scuola non sono costi ma investimenti. Sono le strutture che hanno pagato di più l’ostinazione a mantenere rigidi parametri economici, perché quelle in cui è stato più facile tagliare, salvo poi accorgersi in momenti tragici come quello che stiamo vivendo che all’una e all’altra – o meglio, agli operatori dell’una e dell’altra – è richiesto uno sforzo straordinario. Discorso analogo per la Protezione civile e l’Ambiente, sacrificati anch’essi a prevalenti interessi “economici”. Anche questi sono settori in cui è più utile (e alla fine meno costosa) l’attenzione costante piuttosto che l’intervento in emergenza. Insomma si richiede un cambio di passo, una ridefinizione delle priorità. Non dimentichiamo che già ci sono studi seri che collegano la maggior diffusione dell’epidemia proprio con le aree a più alto tasso d’inquinamento.

E non giungano vani gli appelli di chi invita ognuno a fare la propria parte, anche pagando onestamente le tasse dovute. Ci ripetiamo spesso che quello italiano è un grande popolo e che dà il meglio di sé nei momenti difficili. Vogliamo crederci e auspichiamo di lasciarci presto alle spalle un periodo così tragico. Non dimentichiamone però il monito!

Sergio Tolosano