Ancora pochi giorni fa, durante la benedizione pasquale, papa Francesco ha ripetuto una frase che da tempo ormai gli è cara: “occorre costruire ponti, non muri”. |
Analogo messaggio, questa volta in forma laica, è stato ripetuto più volte in occasione dell’anniversario della Liberazione, pochi giorni più tardi. E proprio nel 2019 ricorrono i trent’anni dall’abbattimento del muro di Berlino, se vogliamo il simbolo della guerra fredda e della divisione del mondo in due blocchi. Altrove invece crescono muri reali o simbolici per richiuderci sempre più in noi stessi. Eppure la storia dovrebbe insegnarci che i muri solitamente non hanno avuto l’effetto sperato. Ad esempio neanche la Grande muraglia cinese – considerata la più grande opera di ingegneria, eretta dall’uomo a partire dal 200 A.C. e lasciata più volte cadere in rovina per gli enormi costi di manutenzione – nonostante i suoi oltre ottomila km di lunghezza è servita a proteggere adeguatamente l’impero cinese. Non è servita, in tempi più recenti, la francese Linea Maginot costruita tra le due guerre mondiali e subito aggirata dagli occupanti tedeschi nel 1940. Torniamo dunque all’idea di “costruire ponti” che non significa necessariamente accoglienza a qualunque costo, ma scambio, dialogo e aiuto reciproco e verso i meno fortunati. Non solo, ma può anche significare guardare al futuro con più attenzione, alla salute dell’intero pianeta e a come preservarlo. E questa è l’altra parte del messaggio che – come abbiamo ricordato il mese scorso – ci arriva dai molti, tantissimi giovani che in questi mesi rivendicano il diritto al loro futuro. A nulla serve ostinarsi a far finta che repentini cambiamenti climatici siano così lontani da non toccarci. Alla vigilia di un appuntamento elettorale per l’Europa imboccare l’una o l’altra strada può essere determinante. Certo abbiamo un’Unione che è decisamente sotto le aspettative, molto più incline alle valutazioni economiche che al benessere delle persone, che non ha una voce sola in politica estera, che non sa prendere posizioni. Ma non per questo si deve dissolvere, anzi è nostro compito cercare di migliorarla. E per finire con “i ponti” ci sia concessa una battuta. Un plauso deve andare ai nostri parlamentari, maestri pontieri, che in occasione delle festività pasquali hanno deciso unanimemente 17 giorni di vacanza alla Camera dei Deputati e ben 24 al Senato. Sergio Tolosano