Chiamatela come volete, ma non più Maira Spa

Pro La Maira Spa si affaccia all’orizzonte il primo dicembre 1995, quando, come da programma della nuova Giunta, il Consiglio di Comunità Montana approva la convenzione con Acque Granda, presieduta da Alberto Bersani, per la “redazione di uno studio delle potenzialità idriche della valle”.

Assieme al compianto Alberto Bersani (in questo caso, come in molti altri, la sua esperienza e lungimiranza sono state preziose, a lui la Valle deve molto) e a Giovanni Quaglia, allora presidente della Provincia (anche per questo aveva voluto Acque Granda) avevamo tracciato obiettivi e programma di lavoro per arrivare due anni dopo alla Maira S.p.A.
La scelta di procedere alla costituzione di una società per azioni era dettata dalla necessità di dotare la valle di una struttura organizzativa efficiente per operare sul mercato dell’energia da fonti rinnovabili e prepararsi alla scadenza delle concessioni per le Grandi Derivazioni ex ENEL, occasione già colta dalla Valle d’Aosta.
A marzo del 1997 erano pronti tre studi sulle potenzialità idroelettriche, potabili e irrigue in Valle.

Ben 15 le centraline idroelettriche possibili e il 15 dicembre 1997 presentammo le domande di concessione per le prime 5, le più interessanti:
1 – Frere2, salto di 445 mt e potenza di 2269 KW;
2 – Chiappera, salto di 137 mt e potenza di 1209 KW;
3 – Delle Fie, salto di 210 mt e potenza di 1029 KW;
4 – Prazzo1, salto mt 500 e potenza di 1225 KW;
5 – Sorgenti Maira, salto 90 mt e potenza di 441 KW.
Si censirono anche tutte le sorgenti utilizzabili della valle e si valutarono le necessità di acqua potabile di tutta la Provincia, facendo una ipotesi progettuale di massima per le captazioni più convenienti.
Per l’irriguo si individuarono possibili siti per invasi, ipotizzando un uso plurimo delle acque invasate, la loro distribuzione non più per scorrimento e un cambio colturale per le aziende agricole, il tutto d’intesa con le Confederazioni degli agricoltori.

Per inciso, la storia passata e anche presente dei numerosi progetti per invasi in Val Maira sarebbe da scrivere, sul passato ho già scritto, mi rimane il presente.
Sicuramente il nostro è un caso unico a livello alpino di “sfruttamento idrico progettuale “ che non è ancora terminato.
Gli studi e le proposte furono presentate in Provincia e il pres. Giovanni Quaglia il 22 febbraio 1998 comunicò che “ nella seduta del 2 febbraio scorso il Consiglio Provinciale, dopo attento dibattito, ha deliberato di approvare il progetto “Potenziamento e valorizzazione delle risorse idriche in Valle Maira – Uso idroelettrico” redatto da codesta Comunità Montana e, dato che è conforme alle linee programmatiche del Piano Energetico Provinciale che questa amministrazione ha predisposto, ha inoltre deliberato di recepirlo come parte integrante e sostanziale del citato Piano Energetico Provinciale”.

Comunità Montana, Regione, Provincia e gruppo di lavoro tecnico avevano lavorato sodo con un crono programma condiviso.
Grande attenzione si era prestata al reperimento dei possibili finanziamenti europei, l’ambiente era ovviamente competitivo e gli accordi sottoscritti dalla Valle con Barcellona e con Canal de Provence servivano anche a dare “potenza” alle nostre richieste, che andarono tutte a buon fine.
Allora in Regione l’ass.re alla Montagna era Roberto Vaglio, anche lui ha dato un contributo sostanziale su questo e su tutti i progetti portati a casa.
Dopo l’approvazione della Provincia, il processo di condivisione poteva considerarsi concluso sia a livello istituzionale che imprenditoriale e i tempi erano maturi per la Maira S.p.a., società mista pubblico privata che si costituì il 3 agosto 1998 dal notaio Ivo Grosso in Cuneo.

Il primo consiglio d’amministrazione da me presieduto iniziò a lavorare rinunciando a stipendio e gettoni di presenza.
Una quota non inferiore al 51% del capitale sociale era previsto fosse in mano ad enti pubblici e/o a società a partecipazione pubblica e l’oggetto della società, concordato e condiviso con Provincia, Regione e mondo imprenditoriale e agricolo, era: “analizzare, salvaguardare, valorizzare e gestire lo sfruttamento economico delle risorse naturali e in particolare idriche, della Valle Maira, nel rispetto delle indicazioni di programmazione economico-territoriale comunitarie, nazionali e degli enti territoriali competenti sul territorio”.
Era la prima volta che sulle Alpi si adottava una proposta di questo genere e il modello organizzativo si ispirava a soluzioni che erano state realizzate in modo vincente in pianura.
Dal 2000, anno in cui ho passato il testimone, molta acqua è passata sotto i ponti e nelle turbine delle centrali della Maira s.p.a. che non è più quella pensata e voluta in allora e quando Acque Granda prima e il BIM ora sono usciti dalla società, la scelta delle istituzioni è stata quella di dare spazio ai privati ed a interessi esterni alla valle.

INTECNO amplia la presenza, ma la cosa che più dà da pensare è l’ingresso dell’IREN in quota rilevante.
L’IREN s.p.a. opera a livello nazionale nella produzione e distribuzione di energia elettrica, nel teleriscaldamento ed in altri servizi di pubblica utilità è nata il 1º luglio 2010 dalla fusione tra IRIDE, la società che nel 2006 aveva riunito AEM Torino ed AMGA Genova, ed ENÌA, l’azienda nata nel 2005 dall’unione tra AGAC Reggio Emilia, AMPS Parma e Tesa Piacenza.
Cosa c’entra e che interessi ha l’IREN in val Maira? Perché avrà la maggioranza nel consiglio direttivo?
Lecito chiedersi il perché, tenendo in buon conto che a breve scadono le concessioni delle Grandi Derivazioni delle centrali ENEL, che sia per questo?

La Maira spa ora ha il baricentro degli interessi altrove, non più in valle, diverso anche il metodo con cui si è proceduto ora rispetto ad allora.
Le decisioni, anche qui, sono state prese da pochi “illuminati” e, anche qui, “dialogo, confronto e condivisione sembrano parole morte, prima si decide poi si racconta, prima si parte col progetto poi si chiede il consenso”, valide anche in questo caso le parole usate da altri a proposito del progetto Aree Interne.
Per questo condivido quanto ha scritto Massimo Monetti nel numero scorso, che auspica che la Maira s.p.a. “sia vista dagli enti pubblici della valle come una qualunque società privata sottoposta alla comune legge della concorrenza”.
Se così non fosse, da strumento di sviluppo questa sarà la nuova “Compagnia delle Indie”, i presupposti ci sono tutti.
Come presidente della Comunità Montana che la Maira spa aveva pensata e voluta e di cui sono stato primo presidente e amministratore delegato, una cortesia ve la chiedo : visto che mettete mano allo statuto e al consiglio direttivo, cambiategli anche il nome.

La “cosa” che avete creato non ha nulla a che spartire col “governo del bene comune”, chiamatela come volete, ma non Maira s.p.a.

Mariano Allocco

Nella foto l’impianto di Frere 2 in costruzione nel 2006