Ciclo di serate dedicate ai maestri della fotografia

chialvetta Quando un affiatato gruppo di fotoamatori decide di dedicarsi del tempo per approfondire e condividere le conoscenze e competenze in materia nasce un’associazione chiamata Foto Slow Valle Maira.

In breve tempo quello che sembrava un semplice gruppo di appassionati si allarga, trova una sede, spazi espositivi, partecipa ad eventi e, negli ultimi mesi, avanza proposte e invita ospiti di alto livello.
Dopo alcune lezioni con il fotografo Andrea Calabresi, tenute durante l’estate, è iniziata ora per Foto Slow una nuova avventura: un ciclo di incontri con maestri della fotografia.
Primo ospite d’onore, nella serata di martedì 24 settembre, il fotografo, di fama internazionale, Roberto Brosan.
Abbiamo incontrato il fotografo nella sede di Foto Slow a Morra di Villar San Costanzo: una persona semplice, disponibile che risulta immediatamente simpatica grazie anche alle bellissime parole spese per Dronero la Valle Maira, definiti luoghi unici, sani, con qualcosa in più (di magico forse) che non si trova altrove.
Scopriamo che è nato a Merano nel 1946, che la sua famiglia si è trasferita negli anni ’60 negli Usa e che, nel 1966 accede, vincendo una borsa di studio, al corso di fotografia presso il Rochester Institute dove nel 1970 si laurea in fotografia.
A New York inizia a lavorare per vari fotografi, l’ultimo dei quali è Pete Turner. Dal 1973 avvia il proprio studio occupandosi prevalentemente di pubblicità ma senza interrompere una sua ricerca che vede esclusivamente l’uso del bianco e nero in scatti mirati all’identificazione della quotidianità.
La serata, presentata da Roberto Beltramo, socio fondatore di Foto Slow, si apre con la lettura, da parte dello scrittore Diego Crestani, di una lettera di George Rodger indirizzata al figlio che gli aveva domandato che cosa doveva fare per diventare un bravo fotografo. Un vero trattato filosofico della fotografia, un punto di partenza, umile e onesto, per intraprendere la professione.
Roberto Brosan ha poi sapientemente guidato la discussione sostituendo il suo ruolo di insegnante con quello di moderatore. Né è emersa una lezione a più mani, nella quale ognuno ha potuto trovare spazio per parlare delle proprie esperienze, non sempre puramente fotografiche ma spesso umane. La fotografia ha abbandonato la sua connotazione tecnica per diventare emozione, sentimento, musica, sensazione interiore, riflesso della realtà…e appassionare anche chi è analfabeta in materia.
Il maestro ha quindi presentato una sua raccolta dal titolo “Cars 1969”: una serie di scatti in bianco e nero, analizzati a fondo e apprezzati da tutti i presenti.

In conclusione, a sorpresa, la nomina del fotografo a primo membro onorario di Foto Slow e l’invito a tornare.

Marilena Beltramo