Intervista a Luigi Abello

drunè L’appuntamento è alle 9:30. Io arrivo qualche minuti in ritardo. Suono il citofono e Luigi con voce forte mi invita ad entrare. Sul tavolo della cucina sono già pronte una tazzina e un dolce, mentre la moka attende sul fornello. Graziella, la moglie di Luigi, gentilmente mi ha preparato il caffè.

Negli ultimi sei mesi, tutti i sabato mattina, mi sono incontrato con Luigi per lavorare al libro. Cent’anni di storia, due anni di lavorazione, quattrocento pagine e più di duecento foto: questi sono solo alcuni numeri che descrivono “ I nostri campioni”. Per la prima volta dopo lungo tempo non devo collegare il computer alla presa e non devo estrarre dalla cartella il plico di fogli con gli appunti di Luigi. Ora che il libro è finalmente in stampa, devo solo sedermi e chiacchierare con l’autore. Prendo il taccuino dalla tasca della giacca, sorseggio il caffè ( come sempre molto buono) e spontaneamente mi sento di chiedere:

Il libro è terminato. Sei soddisfatto?
Certo. Era da tanto tempo che volevo scriverlo, ma rinviavo sempre. Finalmente sono riuscito a completarlo e quindi, si, sono molto soddisfatto.

Facciamo un passo indietro, quando hai iniziato a scrivere di sport?
Nei primi anni ’70. Quando venne fondato il “Drago” Ezio Mauro mi chiese se potevo partecipare alla pagina sportiva. Già allora lo sport era per me una grande passione, così accettai. Scrivevo alcuni articoli e li lasciavo nella buca delle lettere di Elda Gottero. In questo modo iniziai a scrivere di sport.
In quegli anni non facevo ancora parte della redazione, ma su invito di Domenico Poggio partecipavo alle riunioni alla trattoria Oriente. Fin dal primo anno di vita del “Drago” ho sempre fatto gli abbonamenti. Ad esempio in fabbrica, dove lavoravo io, tutti erano abbonati; ero uno dei più anziani e i miei colleghi non si osavano “dire di no”.

Quando sei entrato ufficialmente in redazione?
Nei primi anni ’90. Dopo essere andato in pensione mi offrii per tenere aperta la redazione tutti i lunedi mattina: sono più di venti anni che lo faccio.

Ritornando al libro, quando hai avuto la prima idea di scriverlo?
Quando la Pro Dronero ha vinto il campionato nel 2013. L’idea iniziale era di scrivere solamente la storia della Pro. Poi nel settembre del 2014, durante una riunione della redazione, ho espresso l’idea di fare un libro sulla storia dei maggiori sport degli ultimi cento anni di Dronero e della Valle Maira.

Come mai questa decisione di scrivere non solamente della Pro Dronero, ma anche di molti altri sport?
Tanto tempo fa il rag. Conte chiese a me ed a Guido Campana ( Ciclismo Stampa) di scrivere qualcosa sullo sport che restasse nei ricordi della gente. Forse in gran parte è stato questo ricordo che mi ha spinto a raccontare più di uno sport. Come socio fondatore della Bocciofila Valle Maira, mi sembrava doveroso ricordare anche le prestigiose vittorie del mondo della Petanque. Inoltre quando ero piccolo uno degli sport più in voga era il pallone elastico, ora denominato pallapugno. Non potevo non raccontarlo. Quindi riflettendoci ho capito che in realtà desideravo dare un ampia panoramica del mondo sportivo locale. Agli sport prima citati si sono aggiunti il Ciclismo, l’Atletica e così via.

Il libro è diviso per decadi e ogni capitolo ha un introduzione storica di Dronero e della Valle Maira. Perchè hai scelto di inserire la storia locale parlando di sport?
Per spiegarlo devo ancora una volta affidarmi ad un ricordo. Io ero ragazzo, avrò avuto all’incirca quattordici anni, e Nini Acchiardi mi invogliava ad andare ai consigli comunali per seguire il dibattito politico locale. Ascoltai il suo consiglio e, assieme ai miei amici, andammo al primo consiglio comunale. Ho ancora impresso in mente lo sguardo di Vittorio Riba, il sindaco di Dronero, che vedendoci entrare si fermò e si tolse gli occhiali: era rimasto colpito. Lui è il primo sindaco di Dronero che mi ricordo. Come si capisce da questa storia, io e la mia generazione siamo cresciuti con l’interesse per la storia e la politica locale. Per questo motivo ho voluto inserirla nel libro. Sono solo poche righe, nelle quali vengono raccontate le amministrazioni locali degli ultimi 100 anni. Ovviamente per gli anni prima della guerra ho dovuto fare alcune ricerche.

Quanto, secondo te, lo sport e la storia locale convivono?
Penso agli anni nei quali Conte era sindaco e finanziava molto lo sport per prendere voti. Penso, ancora, alle rivoluzioni sindacali degli anni 50 che nel libro vengono raccontate attraverso alcuni aneddoti della Pro Dronero. Le due cose sono molto legate o, ancor meglio, dovrebbero convivere maggiormente. Sopratutto negli ultimi anni mancano le iniziative, da una parte come dall’altra. Dopotutto dove c’è divisione, non c’è coesione.

Il libro si intitola “I nostri Campioni”. Qual’è secondo te il significato di campione?
Un grande giocatore della Juventus disse: “ Campioni si nasce, giocatori si diventa.” . Il campione sicuramente è un giocatore che ha una classe in più ma deve sempre rispettare la sua dignità e la sua onestà. Questi per me sono gli ingredienti per diventare un campione.

All’interno del libro sono tanti i campioni dei quali tu racconti la vita e i risultati. Tra tutti qual’è secondo te il vero campione?
Cucchietti. Giampaolo Cucchietti, oltre ad essere stato un grande corridore, era il vero campione di umiltà.

Cosa vorresti venisse colto dal libro?
Prima di tutto il mio impegno. Ho dovuto fare numerose ricerche. Sfogliando i giornali ho ripreso vecchie interviste e mi sono fatto raccontare i ricordi degli sportivi del passato. Per non parlare delle foto. Penso di aver fatto impazzire un sacco di persone chiedendo loro alcune foto di quando erano giocatori. Sono stati tutti sempre molto gentili. Ho speso tanto tempo e tanto impegno e mi farebbe piacere venisse percepito dai lettori.
Ho cercato fin dall’inizio di rendere il libro curioso anche per chi di sport non se ne intende molto. Avvicinare qualche nuova persona al mondo dello sport sarebbe veramente un risultato positivo. Infine, nella mia vita lo sport mi ha insegnato tante cose, spero di esser riuscito a trasmettere questi insegnamenti.

Alessandro Monetti