Prima hanno preso l’acqua, ora tocca al bosco

Pro In mezzo secolo lo spopolamento ha portato all’abbandono del territorio e al degrado dei boschi e dei coltivi e le valli stanno diventando un deserto verde.

Questione seria che quassù conosciamo bene e che finalmente comincia ad essere presa in considerazione dalla politica, ma come?
Domenica 18 febbraio in prima pagina de La Stampa l’annuncio che con un decreto legislativo il Governo si occuperà di boschi e caseggiati rurali abbandonati, altre due pagine dedicate all’interno.
L’obiettivo è la “gestione attiva e razionale del patrimonio forestale”, prevista anche la “sostituzione diretta o affidamento della gestione dei terreni” a terzi in caso di inadempienze.
Questione non da poco mettere in discussione la proprietà privata quassù, faranno lo stesso per gli alloggi lasciati vuoti nelle città?
Tutto risolto allora? No, perché qui si confonde la causa con l’effetto: rendiamo vivibili le nostre valli, solo così il territorio sarà di nuovo presidiato e i boschi coltivati.
Da tempo denuncio che al centro delle politiche montane viene posto l’ambiente e non l’uomo che quell’ambiente vive e questo Decreto del Governo non è che l’ultimo esempio di una impostazione ideologica ambientalista.
Il rischio è di innescare derive coloniali per lo sfruttamento delle risorse rimaste, quelle rinnovabili, se si pensa ad un utilizzo delle biomasse bisogna avere ben presente che il guadagno sta tutto nella bolletta energetica, a monte rimangono solo briciole.
Gli interessi in gioco nella gestione del bosco sono enormi, prima hanno messo le mani sull’acqua, che ora tocchi ai boschi?
Boschi e case quassù sono abbandonati perché il Monte non è più vivibile, bisogna agire sulle cause prima che sugli effetti, gli strumenti legislativi ci sono già, perbacco, attivateli e se occorre aggiornateli prima di fare altre leggi!
L’attuale legge sulla Montagna, la n°97 del ’94, conosciuta come la “Carlotto”, nei primi 9 articoli norma chiaramente la gestione del territorio e della proprietà privata, qualcuno l’ha letta?
Altrettanto chiara è sulla questione fiscale all’art.16, quando dice che le imprese montane sotto un determinato fatturato “sono esonerate dalla tenuta di ogni documentazione contabile e di ogni certificazione fiscale”.
Decine di Comuni alpini, molti della val Maira e val Grana, hanno deliberato per chiederne l’attuazione, perché si fa finta che questa legge non esista?
La “Carlotto” ha la sua centralità non sull’ambiente, ma sulle “insopprimibili esigenze di vita civile delle popolazioni residenti”, non era stata scritta a palazzo su suggerimento di lobby, ma coinvolgendo le comunità delle valli, che siano questi i motivi per cui rimane nel cassetto?

Mariano Allocco