Fridays for future

ragazzi Accogliendo l’invito di Greta Thunberg, la sedicenne attivista svedese che dal 20 agosto del 2018 ha protestato, in sciopero scolastico, seduta di fianco al parlamento svedese, per sostenere il movimento ambientalista, migliaia di studenti in decine di città nel mondo si sono dati appuntamento ogni venerdì dando il via ai “Fridays for future”.

Venerdì 15 marzo il movimento è diventato globale con marce, manifestazioni e flash mob. Ben 140 gli appuntamenti in Italia, migliaia nel resto del mondo. I giovani seguono l’esempio di Greta e spendono il loro venerdì pensando al futuro. L’iniziativa dei ragazzi – che rivendicano legittimamente il loro diritto semplicemente ad un “futuro” – investe gli adulti tutti, e in primo luogo i governanti, di un grande tema del quale si è sempre parlato molto, senza far seguire i fatti alle parole e ci pone davanti agli occhi le forti implicazioni che i cambiamenti climatici stanno provocando, spesso manifestandosi in modo disastroso. Negare il problema ed ostentare ottimismo come sta facendo, per esempio, il presidente degli Stati Uniti –paese peraltro alle prese con problemi non indifferenti: siccità da un lato, inondazioni dall’altro; freddo intenso e rapidi aumenti di temperatura – accontenterà le lobbies dei potenti ma non fa che aggravare la situazione. Situazione che ha bisogno davvero di un impegno globale. Si dirà, è una questione grande e lontana. In realtà anche Dronero, la sua valle, il cuneese negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti con scarse precipitazioni invernali, frequenti alti e bassi della temperatura e magari piogge brevi ma molto intense, con vento e grandine nel resto dell’anno. Quindi anche noi siamo coinvolti e, per quanto singolarmente non possiamo cambiare i destini del pianeta, siamo chiamati a prenderci carico di questa richiesta così forte e disarmante che arriva dai ragazzi di tutto il mondo. Un piccolo contributo lo possiamo dare evitando sprechi con un utilizzo più cosciente dell’energia, dando impulso alla cosiddetta “economia circolare” contribuendo al massimo riciclo, meglio ancora producendo meno rifiuti, scegliendo ad esempio prodotti che abbiano meno imballaggi o imballaggi interamente riutilizzabili. Anche indirizzare i consumi su prodotti di stagione e di prossimità ha un suo positivo impatto sull’ambiente. Insomma ricordare che la richiesta può stimolare l’offerta e non viceversa è già un passo avanti. Questa Terra è unica e non esiste un piano B! Sergio Tolosano