Giornata mondiale dell’insegnante

covid19 Siamo ormai abituati alle “giornate mondiali di …” durante l’anno sono circa 160 quelle riconosciute dalle Nazioni Unite, e sono destinate ad aumentare. Quella del 5 Ottobre commemora la sottoscrizione delle Raccomandazioni dell’UNESCO sullo status di insegnante ed è stata istituita nel 1994.


Con l’adozione dell’Obiettivo 4 di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, “Istruzione di qualità”, gli insegnanti vengono riconosciuti come soggetti chiave per l’attuazione dell’Agenda 2030 sull’educazione. Il loro impegno ritenuto fondamentale per fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva e opportunità di apprendimento per tutti, con l’obiettivo di incrementare il livello di alfabetizzazione globale e ridurre l’abbandono scolastico precoce. Il Direttore Generale dell’UNESCO Irina Bokova in occasione della ricorrenza ha affermato: “Gli insegnanti costituiscono un fondamento essenziale della forza a lungo termine di ogni società –essi forniscono ai bambini, ai giovani e agli adulti le conoscenze e le competenze necessarie per soddisfare le proprie potenzialità”. E pure il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi ringrazia, con un videomessaggio, tutte le docenti e i docenti della scuola attraverso i canali social del Ministero: “A tutti gli insegnanti, a tutti coloro che svolgono con grande dedizione questo intenso sforzo di relazione umana, va il mio ringraziamento”. Ed infine anche le organizzazioni sindacali della scuola sostengono che: “Adesso sta al governo dare risposte perché la Giornata mondiale degli insegnanti non sia solo una celebrazione e perché il rinnovo del contratto di lavoro assicuri agli insegnanti il giusto riconoscimento della loro professionalità e del loro ruolo sociale”. Sì perché in Italia – e lo afferma l’OCSE – gli insegnanti sono pagati poco più della metà dei loro colleghi tedeschi e decisamente meno della media dell’Unione europea (-12%). Non è certo questo lo spazio per affrontare problemi di portata così ampia, ma ci pare giusto sottolineare che non basta istituire una “giornata per …” e poi dimenticarsi delle questioni che tale giornata sottende, nella scuola come negli altri settori. D’altro canto tutti abbiamo potuto constatare quanto la pandemia abbia stravolto le usuali forme di insegnamento e quanto gli insegnanti, in prima persona, abbiamo saputo mettersi in gioco per non interrompere i percorsi educativi. Lo ha potuto toccare con mano anche la comunità locale con le soluzioni alternative che la scuola ha messo in atto negli ultimi due anni scolastici, a partire da marzo 2020. Ben venga dunque la “giornata dell’insegnante” ma non si deve aprire e chiudere nell’arco di 24 ore, bensì trovare la continuità che merita.

Sergio Tolosano