Speranza

covid19 Non, non è del ministro della Salute che vogliamo parlare, sebbene abbia avuto un ruolo di primo piano in questi difficili ultimi quindici mesi, ma proprio di quei segnali che ci inducono ad intravvedere un quasi ritorno alla normalità nella nostra vita quotidiana.


È indubbio che sul fronte sanitario – nonostante l’enorme tributo di vite pagato alle tre ondate della pandemia, anche nelle nostre zone – si stia vivendo una fase di netto miglioramento; ciò nonostante, per evitare gli errori dell’estate scorsa, è ancora d’obbligo la parola prudenza, quella tanto richiamata proprio dal ministro. La crisi economica innescata dalla pandemia, lungi dall’essere risolta né tantomeno recuperata dai cosiddetti ristori, ha tuttavia allentato la morsa e buona parte delle attività produttive si stanno riprendendo in modo abbastanza soddisfacente, per quanto ancora all’insegna di una certa precarietà sul futuro. Cerchiamo insomma di guardare al bicchiere mezzo pieno.

Segnali di un lento miglioramento cominciamo ad individuarli anche nella vita sociale. Le progressive riaperture delle attività di ristorazione e dei bar, seppure ancora soltanto all’aperto, nel mese di maggio e da ultimo la ripresa anche degli accessi a palestre e cinema/teatro possono preludere al recupero di quella vita di comunità duramente messo in crisi in questi mesi. Superata la fase critica sanitaria, vogliamo davvero sperarlo, dell’epidemia con numeri confortanti quanto a calo dei contagi, dei ricoveri e dei decessi, si volge ora l’attenzione anche a quell’aspetto di grave disagio psicologico provocato proprio dal Covid19.

Sono sempre più gli studi che ci informano di un numero eccessivo di ricoveri per problemi psichici ed in particolare tra le fasce più giovani d’età. Fin dallo scorso gennaio, ad esempio, in occasione del congresso della Società italiana di NeuroPsciFarmacologia è stato lanciato un forte allarme: “Nei prossimi mesi ci attendiamo almeno 800mila nuovi casi di depressione tra chi è stato contagiato, ma non solo …” affermavano gli psichiatri a convegno. E una crescente preoccupazione è stata evidenziata anche dall’aumento di ricoveri, fortunatamente in media di breve periodo, pure negli ospedali cuneesi per problemi di questa natura.

Un lento ritorno alla vita di sempre vogliamo coglierlo anche nella riapertura del Centro sportivo Val Maira e delle palestre in genere, nonché della prossima ripresa dell’attività teatrale e di proiezione cinematografica all’Iris di Dronero. Due segnali che ci proiettano verso una stagione estiva nella quale si auspica un ritorno del turismo in Valle, con tutte le cautele del caso. Insomma una boccata d’ossigeno importante per una zona che del turismo ha fatto una delle sue direttrici di sviluppo.

Fanno ben sperare in questa direzione, da un lato la proposta del presidente Cirio di creare con le vaccinazioni una zona montana covid free (oltre 700 m o oltre 25 km dal primo ospedale) nonché investimenti infrastrutturali anche in Valle per le telecomunicazioni e la banda larga.

S.T.