Il Drago. Un risveglio … da cinquant’anni. Mezzo secolo di storia per il periodico dronerese |
Cinquant’anni o, più pomposamente, mezzo secolo: davvero un traguardo importante. Tanto più se a raggiungerlo è un piccolo giornale locale come il nostro, ancor più se realizzato esclusivamente da volontari, che ha vissuto e vive grazie solo agli abbonamenti, alle vendite in edicola e alla pubblicità raccolta. Dedichiamoci quindi, per una volta, l’apertura della prima pagina!
Il primo numero del Drago – qui riprodotto in foto – è uscito il 24 dicembre 1969 e da allora ha cercato di mantenere sempre l’appuntamento con i propri lettori conservando lo spirito genuino con cui è nato. Il fatto che dal 2011 si chiami Dragone è, se vogliamo, un dettaglio che non interrompe affatto la sua storia longeva. Anzi la rafforza, se consideriamo che quel “dettaglio” è stato un passo necessario proprio per dare continuità al giornale di Dronero e della sua Valle.
Forse proprio la continuità – pur con l’alternarsi di redattori, collaboratori ed evoluzioni grafiche e tecniche – è una delle qualità che possiamo attribuire al nostro giornale. Accanto a questa, l’indipendenza del mensile, la volontà di informare con correttezza e la disponibilità a dare voce a tutti, sono state le altre direttrici principali che hanno guidato il Drago. Certo il nostro potrebbe essere considerato un giudizio di parte, ma, onestamente, sono proprio queste le cose importanti per la redazione oggi, come allora.
Se poi abbonati e lettori continuano a darci fiducia ogni anno è assai probabile che il nostro giudizio sia confermato. Certo non possiamo, in queste poche righe, ripercorrere i cinquant’anni trascorsi, tante e tali sarebbero le cose da dire. È giusto però ricordare che quel progetto – nato nel ’69 e cresciuto pian piano nella storica sede del bar Oriente di via Roma – ha dato parecchi frutti. Non soltanto il giornale, che già è un bel risultato, ma anche diverse pubblicazioni che hanno incontrato il favore dei lettori. Non possiamo non citare i libri di Piero Raina e Pietro Ponzo, intrisi di tradizioni locali o quelli di Luigi Massimo, importanti memorie di beni artistici e architettonici in parte perduti e, da ultimo, il lavoro di Luigi Abello su cent’anni di sport dronerese.
Queste pubblicazioni, di quando in quando, sono state intervallate anche da album fotografici, opuscoli e collaborazioni con le scuole ed altre associazioni che hanno contribuito a mantenere vivo il territorio. Non sono poca cosa e certo hanno rappresentato un impegno importante, anche sotto il profilo economico, per la nostra Associazione. Tornando al giornale, possiamo senz’altro dire che ha avuto alcuni momenti difficili. Basti ricordare quando Pietro Ponzo scriveva “Al capezzale del Drago”: mancavano collaboratori e si faticava assai a mantenere la periodicità. O, anni dopo, il rischio di chiusura definitiva del 2011 cui abbiamo accennato sopra.
Oppure, ancora, la scomparsa di figure conosciute ed importanti che hanno lasciato un vuoto difficile da colmare. Ciò nonostante il Drago ha reagito, ha trovato le energie per continuare, ha superato ostacoli non indifferenti. Ancora una volta grazie all’impegno dei collaboratori e all’affetto dei lettori. Ci sia infine consentito di sottolineare che dietro agli articoli, alle firme e alle pagine del giornale, per quanto piccolo, ci sono molti adempimenti burocratici e fiscali e c’è anche un lavoro nascosto, ma assolutamente necessario, di chi raccoglie gli abbonamenti e in vario modo da una mano in redazione.
Non serve dilungarci oltre. I nostri lettori molto probabilmente sanno che il giornale vive finchè c’è qualcuno che se ne occupa e preoccupa. Sanno che possono contare su un canale di informazione che vuole essere obiettivo (questo è il nostro impegno) sul quale farsi una propria opinione e su uno spazio per dire eventualmente la loro.
Concludendo, quindi, possiamo senz’altro tracciare un bilancio positivo di questo mezzo secolo di vita del Drago, a rischio anche di essere considerati immodesti. Proprio perché quel patrimonio di idee e cultura, che ha preso il via una sera d’inverno di cinquant’anni fa, cresca ancora ed abbia un futuro, l’impegno della redazione non può venir meno, nella speranza sempre di arricchirsi di linfa nuova.
La Redazione