Intervista ad Elda Gottero

iris Il tema dell’immigrazione è quanto mai attuale e drammatico, sta seriamente mettendo in crisi l’Europa e l’esistenza dell’Unione Europea stessa. Molto spesso si teme ciò che non si conosce, vi proponiamo un approfondimento dell’argomento attraverso un’intervista con la Prof. Elda Gottero, presidente della Associazione Voci del Mondo.

Ci può fare un po’ la storia dell’immigrazione a Dronero
Dronero ha la peculiarità di avere avuto la comunità ivoriana più numerosa, in termini percentuali, del Piemonte, tanto che uno studente di sociologia dell’Univesità di Torino ha svolto una tesi sul perchè così tanti ivorani a Dronero. La motivazione è abbastanza semplice, cercavano casa e lavoro, la presenza a Dronero di un tessuto di piccole azienda a bassa specializzazione che avevano bisogno di manodopera generica (biciclette, frutta) ha creato loro molte opportunità di lavoro. A questo si è unita la disponibilità, a basso prezzo, di abitazioni non più appetibili per gli italiani, sia in zona Oltremaria che nella parte più vecchia del centro di Dronero. Trovavano un lavoro e una casa, con una certa facilità, cioè esattamete quanto cercavano, poi il solito passa parola, uno tirava l’altro, e così si è creata la comunità. Arrivavano dal sud Italia, dove erano sbarcati, ed avevano incominciato a lavorare, la legge Turco-Napolitano legava il permesso di soggiorno alla disponibilità di un contratto di lavoro, ma al sud non riuscivano ad ottenere contratti regolari, così si spostarono al nord. La comunità ivoriana dal 2003, fino all’anno passato, è stata la più numerosa, nel 2015 ha perso il primato a favore dei rumeni e dei marocchini, passando al terzo posto.
Al 31/12/2015 gli immigrati a Dronero sono in totale 1.015, mentre solo a Novembre erano 999, ma questi numeri non devono portare a facili conclusioni, complessivamente il fenomeno a Dronero non è in crescita, infatti al 31/12/2014 erano 1.018. La prima comunità fu marocchina, poi ivoriani, albanesi, numericamente molto meno numerosi. Dal 1989 sono state 269 le cittadinanze rilasciate dal comune di Dronero, 43 nel solo 2015. L’impressione è che molti se ne vadano, soprattutto dopo aver conseguito la cittadinanza. Con questo titolo possono avere facilmente il permesso di lavoro in altri paesi della comunità europea.

Lei presiede l’Associazione Voci del Mondo, potrebbe farcene la storia
L’associazione nasce nel 2001, ma l’attività di assistenza culturale agli immigrati a Dronero inizia negli anni 90-91 quando un gruppo di insegnanti incomincia ad organizzare corsi di lingua, si pensi che in quegli anni gli immigrati a Dronero erano appena 140. La necessità di avere un quadro giuridico che ci facilitasse i rapporti burocratici con gli enti pubblici ci indusse a costituire l’associazione. All’inizio gli immigrati erano molto collaborativi, in particolare gli ivoriani, molto uniti tra di loro, poi la situazione è cambiata.
Grosso impatto ha avuto la crisi del 2008 e la conseguente mancanza di lavoro, la Parrocchia in primis e poi molte associazioni (Raffaella Rinaudo, S.Vincenzo, Familiae) sono intervenute per dare sostegno economico a famiglie che si trovavano senza reddito e senza la copertura degli ammortizzatori sociali. L’assistenza diretta non rientra tra le nostre finalità, noi siamo una associazione culturale che si prefigge l’integrazione. Nel 2002 abbiamo ottenuto una sede presso l’AFP, nei locali lasciati liberi dallo sportello Informagiovani.
Eroghiamo corsi di lingua italiana a diversi livelli e dal 2011 abbiamo una convenzione con il CPIA (Centro Permanente Istruzione Adulti) di Cuneo, questo ente è emanazione del Ministero della Pubblica Istruzione e certifica, con opportuni esami, il livello di apprendimento della lingua italiana, in questo modo il titolo può essere speso dell’immigrato quando cerca lavoro o in Questura per i vari permessi. I corsi si tengono il Lunedì sera (quest’anno conta circa 40 iscritti) e Venerdì pomeriggio (quest’anno conta circa 25 iscritti). Facciamo anche corsi di matematica, cucito e maglia per le donne, con la finalità di farle socializzare, o più semplicemente uscire di casa, abbiamo anche un corso di teatro ogni 15 giorni. Organizziamo anche attività saltuarie quali i percorsi di cittadinanza con studio della Costituzione e delle leggi italiane, incontri per approfondire problemi legati alla salute ed al lavoro. Purtroppo spesso manca, da parte dell’immigrato, la continuità, ad esempio nell’anno scolastico 14/15 siamo partiti in 100 ed all’esame finale sono arrivati in 45. Operiamo in totale autofinanziamento, riceviamo finanziamenti solo a fronte della partecipazione a specifici progetti normalmente finanziati dal CSV (Centro Servizi Volontariato) e dalla Provincia, tutti gli operatori (siamo 25) presta il proprio servizio a livello di volontariato, forniamo quaderni e matite gratis, ma facciamo pagare i testi la cifra simbolica di 1 euro. La tessera associativa costa 5 euro, ma non è necessaria per l’accesso ai corsi. I partecipanti ai nostri corsi costituiscono una una sorta di piccola babele, abbiamo persone di lingua inglese, francese, persone che parlano solo il loro dialetto locale, ci sono anche analfabeti, provenienti soprattutto dall’area sub-sahariana. Persone che arrivano da tutti i continenti, ora anche Cina, Thailandia, Vietnam. Abbiamo molte culture diverse che cerchiamo di mettere insieme, ogni tanto facciamo anche qualche festicciola.
Adesso si sono aggiunti anche i profughi, una decina residenti a Villar, arrivano da Gambia, Guinea Bissau, Nigeria, Senegal.

Quali le problematiche con il mondo dell’Islam
Ci sono differenze tra donne marocchine e ivoriane, anche se entrambe di fede islamica, le ivoriane sono più aperte vengono anche la sera, molto meno le marocchine. Non gestiamo situazioni ad hoc nel senso che la classe è mista e tale rimane, questo crea qualche problema soprattutto con le marocchine. Sono di indole allegra, amano ballare e ridere, ma sono molto condizionate nel vivere quotidiano, basta anche solo la presenza di un uomo a bloccarle, si siedono in un angolo e tacciono. Assume grande importanza, nel loro comportamento, il giudizio della famiglia.
Non affrontiamo mai, volutamente, questioni e discussioni sulla religione. All’inizio (fino al 2000) l’abbigliamento femminile, tranne il velo, era molto vicino al nostro, poi, intorno al 2000, quando il numeri dell’immigrazione sono aumentati, hanno incominciato ad apparire le lunghe tuniche, oltre naturalmente il velo. Il vestiario viene usato come modo per rimarcare la propria identità culturale

Quale la convivenza con la cittadinanza
A Dronero non c’e’ una intolleranza manifesta e non ci sono stati problemi particolari, esiste pero’ un razzismo strisciante alimentato anche da campagne politiche che in questi ultimi anni hanno soffiato sul fuoco.
E’ però cambiata la tipologia di immigrati, molti sono i giovani che sono arrivati ospitati presso famiglie di parenti o connazionali che li hanno aiutati. Probabilmente hanno avuto una visione deformata della realtà in cui venivano a trovarsi con l’illusione che fosse tutto facile, mentre facile non e’. Il risultato e’ che ci troviamo di fronte ad una nuova generazione di insoddisfatti, a volte anche di arrabbiati, facendo un discorso sulla media, che tendono a pretendere quello che credono sia loro dovuto di diritto, quando invece così non può e non deve essere. La maggiore osservanza religiosa e’ uno degli indicatori di questo malessere, si rifugiano nella religione per trovare quelle sicurezze che non hanno trovato nella nostra società.

Molto interessante toccare con mano l’esperienza di chi ha dedicato tanti anni ad assistere gli immigrati cercando di fornire loro un elemento fondamentale per la loro integrazione quale la conoscenza della lingua italiana. Di fronte ad un problema enorme chi non ne esce bene, ancora una volta, è l’amministrazione pubblica. Viene concesso a persone di vivere sul nostro territorio, lavorare e partecipare alla vita sociale senza pensare alla necessità che queste persone apprendano e conoscano la nostra lingua e la nostra cultura, quando invece dovrebbe essere un obbligo. Come spesso accade è il volontariato vero, non quello di professione, che risolve i problemi più grossi in modo silenzioso ed efficiente.

MM