Se le api scomparissero

Se le api scomparissero, all’uomo rimarrebbero soltanto quattro anni di vita. Partiamo da questa frase attribuita al Albert Einstein, che secondo molti studiosi lo scienziato non ha mai pronunciato e forse nemmeno pensato, che pone comunque in evidenza l’importanza del ciclo biologico delle api nell’impollinazione di centinaia di migliaia di specie vegetali.


Lo scorso 20 maggio si è celebrata la quinta Giornata mondiale della api e l’ISPRA (Istituto superiore per la ricerca e protezione ambientale) ha organizzato una tavola rotonda con sette ricercatori che hanno illustrato la complessa organizzazione sociale delle api, i benefici che procurano all’uomo attraverso i loro prodotti e le numerose minacce a cui sono sottoposte per mano dell’uomo e della natura. Allo stesso tempo, Coldiretti sottolinea che dall’impollinazione dalle api dipendono, in buona misura, ben 3 colture alimentari su 4, come mele, pere, fragole, ciliegie, cocomeri e meloni, secondo la Fao, ma l’impollinazione operata dalle api è fondamentale anche per la conservazione del patrimonio vegetale spontaneo.

Sempre secondo Coldiretti, in Italia esistono più di 60 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api e dall’elaborazione sui dati del rapporto dell’Osservatorio nazionale miele ci sono 1,5 milioni di alveari curati da circa 73mila apicoltori dei quali oltre 2 su 3 sono hobbisti che producono per l’autoconsumo. In crescita la presenza di giovani con le aziende apicole condotte da under 35 che sono aumentate del 17% negli ultimi cinque anni (elaborazione Coldiretti su dati Unioncamere). In Italia si consuma circa mezzo chilo di miele a testa all’anno, poco sotto la media europea che è di 600 grammi, tuttavia, più di 1 vasetto su 2 di miele viene dall’estero a fronte di una produzione nazionale stimata pari a 18,5 milioni di chili nel 2020. Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre – consiglia la Coldiretti – verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori locali nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica.

Oltre al pericolo pesticidi utilizzati in agricoltura, anche il clima condiziona pesantemente l’attività negli alveari. Tanto le gelate tardive della scorsa primavera, quanto il caldo eccessivo di questa limitano la raccolta del polline, aggravando una situazione che nell’ultimo anno ha visto dire addio a un vaso di miele italiano su tre proprio per effetto dei cambiamenti climatici; eventi estremi che hanno compromesso sensibilmente la vita nelle arnie. L’ape, da sempre simbolo di laboriosità, ci invita ad agire senza indugio per porre un freno all’inquinamento. Insomma, salvare le api per salvare anche noi stessi.

Sergio Tolosano