Racconto d’estate

nizza Nel mese di Agosto, quando normalmente le notizie sono poche, nei giornali fioriscono i racconti.
Questo il racconto che vi proponiamo.

Primo capitolo. Un bel cane di grossa taglia vaga sulla tangenziale di Fossano in una limpida mattina di agosto, un automobilista lo scorge nel momento in cui si appresta a percorrere la rampa di immissione alla tangenziale, la velocità è limitata ed il cane si trova, proprio in quel momento, sulla destra della carreggiata. Stringere la bestia impaurita verso il guard-rail non è molto difficile, lo spazio è sufficiente, l’automobilista scende e si avvicina al cane che si lascia facilmente accarezzare, è bagnato, un po’ sporco, ma non è in cattive condizioni. È scappato? è stato abbandonato? chi lo sa! Proprio in quel momento si ferma una furgonetta, si tratta di un elettricista che si sta recando al lavoro. Con un pezzo di filo elettrico i due improvvisano un guinzaglio, il cane è mansueto e si lascia docilmente infilare il collare di fortuna, è assolutamente importante impedire che per un nonnulla il cane si spaventi e si metta a correre di nuovo per la strada.

A questo punto si apre il secondo capitolo. Uno dei due, mentre il secondo coccola il cane, telefona al 112, la telefonata viene passata alla stazione dei Carabinieri di Fossano. L’automobilista aveva già vissuto un’esperienza simile, telefonare ai Carabinieri perchè presenti sul territorio, informarli su una situazione potenzialmente pericolosa per la circolazione aumenta la probabilità che la macchina burocratica si muova più velocemente. Infatti prontamente il carabiniere al telefono contatta il canile di competenza che deve intervenire in casi come questo.

Il canile non risponde, le chiamate si ripetono, ma il risultato non cambia. “Che facciamo adesso brigadiere?” “Già che facciamo?” risponde il brigadiere. Nasce uno scambio di frasi, fitto fitto, tra i due, entrambi cercano una via di uscita ad una situazione che si sta complicando, l’elettricista nel frattempo telefona al cliente da cui era diretto inventando una scusa per giustificare il ritardo, stessa cosa fa, di lì a poco, l’automobilista che a quell’ora avrebbe dovuto già trovarsi a Torino. Dal cappello del brigadiere spunta una soluzione “tra Fossano e Marene c’è un canile, portatelo lì, poi in qualche modo si troverà il modo di sbrigare la parte burocratica”. A questo punto i due devono caricare in macchina il cane, l’operazione non è banale l’animale è giovane e robusto, con una signora dentatura, purtroppo è difficile spiegargli che lo stanno salvando da una brutta fine.
Il guinzaglio di fortuna è quanto mai di fortuna e ad un primo tentativo di trascinamento il cane pianta ben solide le zampe in avanti, che fare? Una coperta la soluzione, buttata una coperta per terra, il solito plaid che tutti hanno nel baule, i due portano il cane sopra, prendono i quattro angoli ed alzano la coperta, il gioco è fatto, il cane così “barellato” viene portato in auto ed i due partono alla volta del canile.

Pochi chilometri e finalmente trovano il canile, scampanellata, arriva l’addetto che li gela all’istante, “non possiamo accettarlo, non abbiamo competenza”. Caspita, proprio adesso che sembrava fatta di nuovo in alto mare. Intanto il cane viene fatto scendere, incomincia a giocare con alcuni gatti, nella sua innocente incoscienza è il più pacifico e tranquillo di tutti. Bisogna avere l’ok dall’ASL, questa l’ultima novità, ma come si fa a contattare l’ASL? Semplice si chiama il 118 che gestisce anche il servizio di pronto intervento per animali feriti, il nostro non è ferito, ma facciamo finta che lo sia. L’operatrice del 118 non sa bene che fare, probabilmente è nuova del servizio, si sente che, sottovoce, chiede aiuto ad una collega, poi comunica ai nostri due che avrebbe provveduto a contattare il veterinario di guardia. Nel frattempo l’addetto al canile telefona ai Vigili Urbani di Fossano, in fondo il responsabile di un animale abbandonato è il primo cittadino del comune in cui l’animale viene individuato. Mentre il nostro cane continua a giocherellare con i gatti viene sottoposto al controllo microchip, come già i nostri due protagonisti immaginavano, il microchip non c’è, così come non c’è medaglietta o collare. Il tempo passa, ecco che all’orizzonte, quasi in contemporanea, appaiono nell’ordine l’auto dei vigili ed una seconda auto, quella che poi risulterà essere l’auto del veterinario.

I Vigili incominciano a preparare il solito modulo “Dichiarazione Ritrovamento animale abbandonato” (o giù di lì) in cui, rigorosamente a mano, vengono scritti i soliti dati del nostro automobilista, i soliti che mille e mille volte sono stati dettati e scritti, sparsi in mille e più moduli accatastati in qualche scatolone su qualche polveroso scaffale. Intanto il veterinario, che il nostro automobilista ha scoperto essere un suo vecchio compagno di liceo che non rivedeva da un secolo, autorizza il canile ad ospitare il cane e avvia la procedura burocratica.
Per i due protagonisti si avvicina il fine avventura, il cagnone viene preso in custodia dall’addetto del canile, non sa, poverino che gli aspetta un futuro non proprio felice. Certo meglio che finire sotto un’auto, ma pur sempre chiuso in un canile. Pubblichiamo una sua foto sperando che qualche lettore di buon cuore voglia riservare all’inconsapevole protagonista un futuro migliore.
L’automobilista e l’elettricista si salutano, salgono sulle loro autovetture e cercano di recuperare il tempo “diversamente impiegato”, siamo sicuri che non lo considerano “tempo perduto”.
Ma come in ogni racconto che si rispetti non può mancare “la morale”. Siamo un popolo strano, un popolo di “singoli”, capaci di slancio, di inventiva, capaci di andare anche molto oltre le mansioni e le direttive specifiche, come si usa dire oggi, “problem solving”.

In fondo il carabiniere poteva semplicemente limitarsi a continuare con le telefonata al canile “fantasma”, invece si è inventato una soluzione. Dove però andiamo in crisi è nella visione d’insieme, quando finisce il singolo ed incomincia il collettivo, lì diamo il peggio. Forse molto semplicemente perchè chi organizza il servizio per la collettività continua a ragionare “da singolo”. Recuperare un animale abbandonato non è cosa semplicissima, chi si ritrova in quella situazione, senza attrezzi, magari in giacca e cravatta, ha bisogno che arrivi nel minor tempo possibile qualcuno che prenda in carico l’animale. Le questioni burocratiche, anch’esse necessarie, devono arrivare dopo. Invece nel corso del racconto potete notare come ogni interprete istituzionale si trovi a recitare la propria parte in modo magari diligente, ma in un ruolo circoscritto che ne limita l’operatività.
È un po’ come, prendendo camera in un hotel, si dovesse poi contattare un’impresa di pulizie per far pulire la camera, una lavanderia per gli asciugamani del bagno, un bar per far portare la colazione ed un ristorante per avere la cena.
Per gli hotel non funziona così, per la burocrazia italiana invece sì.

T. Clavus