“I libri sono il sale della vita” proclama parafrasando il famoso slogan del poeta Tonino Guerra, o come diceva don Rossa “attraverso le pagine conosco, imparo, cresco. Chi lavora con le mani, il cervello, il cuore è un artista”. Padre Sergio De Piccoli, ottantenne monaco benedettino di Pavia è uno dei personaggi più caratteristici e famosi della zona. |
“I libri sono il sale della vita” proclama parafrasando il famoso slogan del poeta Tonino Guerra, o come diceva don Rossa “attraverso le pagine conosco, imparo, cresco. Chi lavora con le mani, il cervello, il cuore è un artista”. Padre Sergio De Piccoli, ottantenne monaco benedettino di Pavia è uno dei personaggi più caratteristici e famosi della zona. La sua vita è già stata fotografata, intervistata, ripresa quasi come quella di una bestia rara o non endemica, eppure lui non vede nulla di strano nella sua scelta di eremitaggio, non insolita centinaia di anni fa mentre oggi fa parlare. Più di tutto incuriosisce la sua sterminata biblioteca (la più grande privata italiana) anche per la sua posizione in alta montagna. La sua popolarità ha superato i confini locali tanto che un regista varesino, Maurizio Fantoni Minnella l’ha immortalata con «I libri salvati» film-documentario “sull’amicizia, in cui trovo la bellezza, la resistenza dei luoghi che quest’uomo ha stabilito”. Non è stato molto facile da montare per rendere quella che il regista chiama “la coerenza di una scelta iniziale senza pubblicizzarla, ma con ironia”.
Il film si apre – e si chiude – con una scena famosa dal film Fahrenheit 451 (tratto dal celebre romanzo del grande Ray Bradbury, appena scomparso) quella in cui vengono bruciati tutti i libri perché sovversivi a prescindere. Seguono riprese di Marmora in autunno. Silenzio. “Non ci sono musiche né altri rumori, per rendere il silenzio. La musica non ne avrebbe reso il senso, parlano di lui gli oggetti disposti” dice il regista. Un eremita infatti vive nel silenzio per professione, e in val Maira non è difficile… Angoli di case, una sigaretta che sbuffa, passi sul selciato, lo sfogliar di pagine, il bastardino Lupo, chiacchiere di amici, sguardi. “Il montanaro si lamenta sempre: tutti i contadini lo fanno, ma lui poi…” commenta bonariamente padre Sergio.
I libri. Non solo glieli regalano, “ne compro anche. Trentaquattro anni fa, quando sono salito, ne avevo duemila”. Ora sono 58mila, ma come li cataloga? “Guardo… l’estetica nella disposizione, e poi è difficile smembrare le collane. Le case editrici sono in ordine alfabetico ma se hanno più di 10 volumi hanno una collocazione provvisoria: sono i libri che definisco in inferno, purgatorio e paradiso”. Il sacro furore del collezionista. Per aiutarlo gli hanno regalato un computer che risale probabilmente alle guerre puniche.
Fissato lo era già da giovane, leggeva i classici con la sorella. Anche appassionato di silenzi: “sono rimasto a Roma diciassette anni, e lì c’è un raccoglimento… perché la gente ha paura del silenzio. Quanto alla natura gli anziani la amano… se rende!” La saggezza degli anni o dello stile di vita. Dopo il Concilio, il richiamo alla vita semplice, e l’arrivo a Saluzzo con due confratelli originari piemontesi. Subito si è affezionato a questi posti, a quella chiesa, antico tempio pagano, lontana e anche scomoda per i parrocchiani: “Mi è venuto il mal di Marmora!” In canonica non manca mai la moka per gli ospiti, molti anche in passato giovani con problemi o alla ricerca di se stessi. Poi per via di tutti quei libri, la propaganda, la tv, i giornali. Eppure non è molto conosciuto in fondovalle, come sempre si va a cercare altre prospettive lontano dal proprio naso.
Che fare di tutti questi libri una volta che il Nostro, speriamo il più tardi possibile vada a leggere in Paradiso? “Ho paura che si disperdano, allora li ho donati al comune perché costruisse un locale adatto, un capannone ancora in costruzione, non finisce mai, forse mancano i soldi: e i libri non me li ridanno”. La querelle continua, vedremo come finisce.
M.Teresa Emina
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