Acqua a gestione pubblica

musica Acqua a gestione pubblica. Scelta quasi inaspettata, ma nel rispetto delle scelte fatte dai cittadini con i referendum del 2011

A pochi giorni dalla scadenza del 30 settembre per la scelta di gestione del sistema idrico integrato l’Autorità d’Ambito Cuneese ha reso ufficiale, con comunicato ai Sindaci, i risultati del tavolo tecnico con la Regione: si va verso la gestione totalmente pubblica attraverso una società consortile. La notizia arriva quasi inaspettata e nei termini previsti dalla legge nazionale.
Dopo la partecipata assemblea dei sindaci del 2 luglio l’Esecutivo ATO, composto dai rappresentanti dei 7 comuni più importanti più 1 rappresentante per le aree montane, ha affrontato le problematiche relative “al passaggio di gestione” confrontandosi con Roberto Ronco della Regione per le questioni tecnico normative ed è giunto alla conclusione che è praticabile la via del “totalmente pubblico”, scelta che sarà definitivamente ratificata in una Conferenza d’Ambito già convocata per il 20 ottobre. Nel documento a firma della Presidente d’Ambito Bruna Sibille si legge “che il Tavolo Tecnico ha sciolto alcuni dubbi che erano d’ostacolo al procedere del percorso intrapreso … e conclude … che in tale ottica nell’Ambito Cuneese, alla luce delle deliberazioni e delle indicazioni assunte dagli organi consortili, non possa che essere assicurata al termine di un congruo percorso di integrazione, la gestione in house attraverso una società unica interamente pubblica … e che tale società debba essere in questa fase configurata come società pubblica consortile”. Si tratta di un percorso evidentemente non breve ma la strada della gestione pubblica è stata aperta.

Due erano le principali riserve a questa opzione: da una parte le difficoltà di ricomposizione della variegata situazione nella nostra provincia con le attuali 12 società tra pubbliche e private più una trentina di comuni con gestione in deroga (in val Maira ACDA, Comuni Riuniti-Cogesi e Comune di Cartignano) e dall’altra parte le questioni tecnico amministrative particolarmente rilevanti per le valutazioni finanziarie di bilancio dei comuni, prima fra tutte il pagamento della quota di subentro per il cambio di gestione.
Superato questo scoglio, “non ci sono impegni finanziari a carico dei Comuni dovuti alla creazione del gestore unico”, è arrivata la decisione che va finalmente nel senso del pieno rispetto delle indicazioni espresse dai cittadini nei due referendum sull’acqua del 2011.

Tutto questo si è saputo proprio mentre il Comitato Acqua Bene Comune Cuneese stava portando la “Campana della Democrazia” a risuonare nelle principali città della provincia, da Cuneo il 19 fino ad Alba il 26 settembre, in una delle innumerevoli iniziative di sensibilizzazione della cittadinanza. Va del resto dato atto che i vari comitati e associazioni a sostegno dell’acqua pubblica, anche dopo l’esito referendario, non hanno mai abbassato la guardia e non hanno mai smesso di informare e di pungolare le istituzioni e questa continua attenzione dal basso ha contribuito a tenere i riflettori accesi sul confronto in corso; insomma in questo caso non si può certo dire che gli amministratori e la politica siano stati lasciati da soli a prendere la decisioni. Del resto sempre in questo periodo si sono registrate numerose ed autorevoli prese di posizione e da tempo alcuni comuni hanno fatto dietrofront a favore della ripubblicizzazione dell’acqua come a Napoli, Cassino, Grenoble, Parigi.

Dal capitolo su “la questione dell’acqua” dell’Enciclica “Laudato sii” di Papa Francesco alla recente pronuncia del Parlamento Europeo che l’8 settembre ha sancito che “l’acqua è un bene vitale e necessario per la dignità umana e non può essere trattato come una merce … i servizi idrici devono essere esclusi da accordi commerciali, come il TTIP (trattato per la liberalizzazione del commercio transatlantico tra Unione Europea e USA), e che la Commissione Europea è tenuta altresì a non promuovere la privatizzazione dei servizi idrici nel contesto delle misure di austerità, escludendo l’acqua, i servizi igienico sanitari e lo smaltimento delle acque reflue dalle regole del mercato interno”.

Il percorso locale a difesa della risorsa acqua è partito da lontano ed i prossimi passaggi intermedi di transizione andranno sicuramente affrontati e seguiti con attenzione nel rispetto delle regole.
Questa decisone dell’ATO Cuneese è un primo grande passo, va ricordato infatti che la scelta secondo il Decreto Sblocca Italia poteva essere tra la gestione pubblica, privata o mista. Una decisione che può contribuire a costruire in futuro una visione globale allargata, e non campanilistica o ancor peggio “di mercato”, sul tema delle risorse comuni ed in qualche modo aiuta anche i cittadini a ritrovare un po’ di fiducia nelle istituzioni.

Mario Piasco