Angelo Brofferio

Angelo Brofferio Si è tenuto giovedì 15 novembre in quel cenacolo che è la saletta delle conferenze della Fondazione “Nuto Revelli” un incontro con Laurana Laiolo che all’interno di “Scrittoriincittà”, l’evento culturale che si è appena concluso a Cuneo, ha presentato l’ultimo suo lavoro di ricercatrice storica: una ricca biografia su Angelo Bofferio, vulcanico intellettuale e patriota piemontese, protagonista dei principali avvenimenti del nostro Risorgimento.

Una presentazione che forse avrebbe meritato di essere fatta a Caraglio, visto che Brofferio era stato eletto nel collegio elettorale di Caraglio alla prima Deputazione subalpina, il Parlamento nato dopo il varo dello Statuto albertino nel 1848.
Ma anche a Dronero, dove Brofferio nella primavera del 1850 era stato invitato da un certo Olivero , che avendolo sentito parlare a Caraglio lo aveva convinto ad illustrare ai Droneresi le famose “Leggi Siccardi” quelle che miravano ad abolire alcuni dei tanti privilegi di cui godevano allora gli ecclesiastici.
Non è dato sapere come i Droneresi di allora lo abbiano accolto; si sa però che la Caraglio di allora non solo aveva votato un democratico ma lo aveva addirittura portato in trionfo, rapita dalle sue idee, in un momento in cui la vita democratica dello Stato sabaudo muoveva i suoi primi timidi passi.
A portarlo in trionfo era quel popolo a cui Brofferio, originario di Castelnuovo d’Asti parlava in piemontese; è stato autore anche di innumerevoli canzoni, cariche di esigenze di giustizia e di uguaglianza sociale in grado di infiammare gli animi.
Un intellettuale la cui idea dominante era fondata sul fatto che la democrazia senza una diretta partecipazione del popolo non poteva esistere; quindi il popolo doveva essere messo nelle condizioni di sapere e capire.
Per questo motivo le sue iniziative passavano attraverso la parola scritta sui tanti giornali a cui egli collaborava; ma anche attraverso appunto le tante canzoni in dialetto e spesso accompagnate dalla musica della sua chitarra.
Di professione non faceva il musicista, faceva l’avvocato ed ha esercitato non solo nel foro di Torino, ma nel decennio tra il 1850 e ’60 si muoveva a difendere nei vari tribunali sabaudi chiunque fosse messo sotto processo per reati di opinione.
E’ stato un precursore delle battaglie per i diritti civili, in un tempo in cui (prima metà dell’800) i diritti per la gente comune non esistevano e quando, con lo Statuto Albertino, hanno cominciato a far capolino restavano prerogative in prevalenza dei nobili, del clero, e di pochi ricchi borghesi.
Fu nemico acerrimo di Cavour, avversato da Brofferio perché anteponeva, senza farsi troppi scrupoli, gli interessi espansionistici della monarchia sabauda, lasciando in disparte quelli complessivi di un’Italia tutta da costruire con il contributo delle tante diverse correnti patriottiche, da quella mazziniana a quella federalista del Cattaneo.
Anche Cavour lo avversò in tutti i modi e riuscì anche a fargli perdere nel 1853 il collegio di Caraglio; tornò però a sedere nella Deputazione subalpina qualche mese dopo in virtù di una elezione supplettiva, non più eletto a Caraglio, ma in un collegio di Genova.
Oppositore non solo di Cavour, ma anche del clero: famoso fu il suo discorso nel Parlamento subalpino contro il vescovo di Saluzzo, monsignor Giannotti, che per contrastare i tentativi del Governo piemontese di incamerare alcuni beni ecclesiastici e di istituire anche il matrimonio con rito civile, aveva emanato una pastorale di condanna in cui si accusava di empietà e settarismo i sostenitori delle idee liberali e dei diritti civili.
E’ proprio in questa occasione che venne apputo invitato a Dronero a spiegare le sue ragioni contro il vescovo di Saluzzo
Insomma un grande ed originale esponente della corrente democratica risorgimentale, che però nella storiografia ufficiale del nostro Risorgimento è sempre stato un protagonista, scomodo in vita e quasi ignorato dopo la morte.