Comunità montane, ultimo atto

maira Abbiamo avuto modo di parlare nei mesi scorsi, a più ripre, del destino delle Comunità montane.
Col nuovo anno, siamo giunti ormai all’epilogo. Un epilogo, per quanto riguarda le Valli Maira e Grana, che sancisce una spaccatura tra alta e bassa valle. Non ha avuto molta fortuna la proposta del presidente uscente Colombero che – dopo l’unione delle due valli in un unico ente qualche anno fa – mirava ad un’Unione di comuni a 21 membri che coprisse l’intero territorio.

Durante l’Assemblea dei sindaci, il 27 dicembre scorso, quest’ipotesi è naufragata al momento del voto con i comuni di fondo valle da un lato e gli altri, più numerosi ma sicuramente meno forti, dall’altro. In sostanza per i 7 comuni di fondovalle (Dronero, Caraglio, Busca e Bernezzo con Roccabruna, Villar e Cartignano) si prevede la creazione di gestioni associate di servizi – alcune in parte sono già in essere e verranno potenziate. I restanti 14 comuni daranno vita ad un’Unione che sulla carta esprime delle potenzialità, ma in realtà sarà probabilmente troppo debole per sopravvivere autonomamente.
Da questo punto di vista l’Unione a 21 avrebbe forse garantito un passaggio autogestito alla nuova forma di governo del territorio. Malumore tra i rappresentanti dell’alta Valle Maira che scaricano responsabilità sul sindaco di Dronero. Acchiardi dal canto suo giustifica la sua posizione con l’incertezza dei fondi che saranno messi a disposizione delle nuove strutture organizzative. La gestione associata, sostiene, offre maggiori certezze anche per quanto riguarda il contenimento dei costi.
In questa situazione assume un ruolo di primo piano il BIM (bacino imbrifero montano) del quale fanno parte i 21 comuni in questione. Il BIM infatti ha già acquisito una quota di Maira SpA, una seconda tranche pari al 6% del capitale verrà acquistata nei prossimi giorni; Nel frattempo si pensa di trasferire l’intera quota di proprietà della Comunità montana (32%) all’Assemblea del BIM proprio per evitare che il patrimonio vada destinato ad altri enti.
Nei prossimi due mesi infatti un’apposita commissione dovrà predisporre un programma per la dismissione dell’ente montano e un commissario si occuperà della liquidazione.
Ecco quindi l’importanza del ruolo del Bim destinato non soltanto più a redistribuire i fondi derivanti dallo sfruttamento delle risorse idriche ma ad avere un ruolo nella gestione dello sviluppo del territorio