La felicità è condivisione

prodronero Ancora una volta vorrei ringraziare i dirigenti del mensile “Dragone Dronero Valle Maira” che hanno ricordato con bellissime parole ai loro lettori che sabato 18 maggio al Centro Giolitti il partigiano Gino Guastavino in compagnia di numerosi amici ha festeggiato il suo novantesimo compleanno; il tutto corredato con foto. Ancora grazie!

Vorrei ricordare la bellissima serata passata in compagnia di tanti amici. Qui vi è qualcosa che mi rode e quindi mi rivolgo a chi era presente. Andiamo per ordine. A preparare l’ambiente il più possibile accogliente fu compito di mia figlia Cinzia e della signora Rita, consorte di Demetrio. Con l’amico Demetrio tramite un dvd girato dallo stesso si poteva vedere i posti dove passai la mia infanzia e nei quali ho combattuto come partigiano. Erano le 21. Cominciarono ad arrivare gli amici, ognuno con un piccolo grande pacchetto con il relativo biglietto di auguri. Il saluto fu un ottimo abbraccio affettuoso. Arrivarono il presidente Anpi Dronero Alessandro Mandrile, il vice presidente Scaglione e l’amico Giovanni, tutti in compagnia delle loro gentili consorti. Alessandro e Gino mi dissero con voce calma: “Abbiamo portato una pizza, peccato che la mangeremo fredda”, tanto seri che io credetti loro. Insieme ai presenti guardammo quelle mani mentre scartavano quel misterioso pacco. In verità era una bellissima targa, che oggi appesa a un robusto chiodo fa bella mostra di sé in camera mia. A que punto il dvd cominciò a trasmettere le immagini con il sottofondo musicale della “Comparcita”, il tango della mia gioventù. Come previsto il mio compito sarebbe stato quello di raccontare quanto ogni immagine mi ricordava, dal vivo,senza ricorrere a quanto a suo tempo scritto. A que punto però vi fu un blocco totale, l’emozione non mi fece raccontare nulla. Anche il dvd che fa parte della mia vita interruppe per guai tecnici le immagini, lasciando solamente le note musicali. Vi è un detto: “a volte vale più un minuto di silenzio che mille parole”. E così fu. Gli amici capirono la mia emozione ed applaudirono il mio silenzio. Forse fu un bene, così ebbi più tempo per stare con loro. La prima ad avvicinarsi a me fu mia figlia Cinzia. Quel gesto di amore fece sì che, anche se Cinzia conosce poco il liscio, ci mettessimo a ballare come vecchi esperti. E se la cavò benissimo! In quell’attimo anche io sono tornato giovane. Anche l’amico Giovanni e la sua gentil consorte non resistettero al richiamo della gioventù: entrarono “in pista” e dal modo in cui si guardavano e da come si stringevano capìì che in quell’istante erano tornati giovani, con quello sguardo galeotto che li ha tenuti uniti tutta la vita. Tanti auguri anche a voi! Oggi che sono passati un po’ di giorni, e di quel 18 maggio è rimasto solo un bellissimo ricordo, in breve cercherò di dire cosa avrei voluto dire quella sera in cui l’emozione fu troppo forte. Avrei ringraziato tutti i presenti per avere accettato il mio invito, convinto che – se erano lì con la loro presenza fisica – era per dirmi: “Gino ti vogliamo bene!”. Un bene contraccambiato con tutto me stesso. Avrei ringraziato anche coloro che, per motivi diversi, non sono stati presenti, ma sono convinto che vi erano con il pensiero. Se sono arrivato a questo traguardo dei 90 è merito anche di mia moglie Nadia, di mia figlia Cinzia, di mio genero Giorgio – che considero come un figlio, perché lo merita -, ma, se ho ancora tanta voglia di esserci e di rendermi utile, la carica giornaliera me la dà il mio grande amore: mio nipote Andrea!
Avrei ringraziato il presidente dell’Anpi Alessandro Mandrile e il vice presidente Gino Scaglione, per avermi dato la possibilità di fare parte del comitato Anpi, così ho avuto modo di farmi conoscere e di conoscere tanti altri amici. Avrei ringraziato l’amico Sergio Tolosano – presente con la carissima consorte – perché non solo pubblica i miei racconti, ma mi considera un collaboratore del Dragone. Io che per carattere penso che potrei fare sempre di più di questo fatto sono molto orgoglioso. Avrei voluto ringraziare l’amico Demetrio che usando la sua cultura ma soprattutto la sua pazienza mi ha permesso di portare a termine il mio libro “Dieci portacenere a forma di gatto, appunti di una vita”. I lettori del Dragone, e coloro che hanno letto il libro, hanno avuto modo di conoscermi meglio, valutando pregi e difetti, però sono stati molto benevoli perché quando mi incontrano mi fanno tanti complimenti, dimenticando i difetti ed esaltando i pregi. Troppo buoni. Avrei voluto vicino a me l’amico Giovanni e anche a nome suo rivolgermi ai giovani. Siamo consapevoli, e ne siamo felici, che i giovani il sabato sera si incontrano con gli amici. È un loro diritto. Siamo anche consapevoli che stanno passando un momento molto difficile. Chi cerca un lavoro non lo trova. Tanti vorrebbero iscriversi all’università, ma costa troppo e nei borsellini dei nonni e dei genitori sono rimasti pochi spiccioli. Però anche in questa situazione difficile voi giovani avete una ricchezza che ogni essere umano vorrebbe avere: la libertà. Forse guardando questi due vecchietti vi sembrerà impossibile che anche noi siamo stati dei ventenni. Eppure sì, lo siamo stati. Purtroppo nel momento peggiore. Era il settembre del 1943. Io avevo vent’anni. Giovanni diciotto. Dovevamo scegliere: o andare con i repubblichini alleati dei tedeschi, e renderci complici delle orrende stragi che facevano, o andare in montagna con i partigiani per difendere la libertà. Abbiamo scelto la via della montagna. Con Giovanni, anche se abbiamo combattuto in zone diverse, abbiamo vissuto gli stessi momenti di grande terrore, di paura, di dolore, di tanta rabbia, cquella impotenza che ci colpiva quando vedevamo un nostro amico morire. Noi siamo stati fortunati, siamo tornati a casa vivi, però con tanto dolore nel cuore, pensando alle decine e decine di migliaia di ragazzi e ragazze che per la libertà sacrificarono la loro giovane vita.
Guardai l’ora. Erano le undici. Due ore volate come il vento. Ma due ore indimenticabili. Abbiamo parlato di amicizia, di affetto, di amore. Abbiamo anche detto che l’affetto e l’amicizia, anche perché non riguardano né l’età né il sesso, possono durare tutta una vita. Arrivò il momento dei saluti. Fuori pioveva, ma nessuno si lamentava perché anche l’acqua è vita. Avrei terminato dicendo: Grazie a voi, Gino Guastavino – il partigiano ligure che ama Dronero, lo ripeto: grazie a voi – ha passato uno dei momenti più belli della sua lunga vita!

Gino Guastavino