Nonostante il parere contrario della gran maggioranza dei collegi dei docenti delle scuole di Cuneo e la manifestazione degli studenti, pare che la Provincia voglia rimanere sulle sue decisioni: dal prossimo anno scolastico niente autobus scolastici al sabato e quindi scuole chiuse, con l’obbligo di recuperare le ore perse con rientri pomeridiani o improbabili orari giornalieri fino alle 14. |
Di qui passa la spending review targata Gianna Gancia, la quale sembra non aver tenuto in gran conto le obiezioni che sono venute da docenti e studenti, alcune delle quali vengono riportate sotto.
1) Non è facile mantenere la concentrazione per 7-8 ore con una breve pausa pranzo; chi insegna e chi studia lo sa bene. Se poi si scegliesse l’opzione delle 6 ore per mattina,. fra le 13 e le 14 la fusione cerebrale sarebbe tale da rendere quell’ora praticamente inefficace. E poi a che ora gli studenti saranno in grado di ricominciare a studiare, i pendolari, che sono la maggioranza?: I cervelli non possono essere imbottiti ad oltranza rimanendo efficienti nello stesso modo.
2) Se sceglierà l’opzione dei rientri non sarà sempre possibile evitare di collocare verifiche il giorno successivo oppure si arriverà a concentrare diverse verifiche negli stessi giorni (quelli che non seguono il rientro); tutto questo non farà certo bene alla qualità dell’insegnamento-apprendimento.
3) Conservatorio? Attività sportive? Corsi e progetti pomeridiani? Patente europea del computer a costi contenuti? Cancellati. Saltano posti di lavoro? Be’, è evidente che qui nessuno si scandalizza.
4) E le mense dove sono? I genitori dovranno sobbarcarsi la spesa di far mangiare in giro i figli che andranno a sovraccaricare bar e altri locali, non so perché ma questo mi fa immaginare aumenti di prezzi. Sarà possibile stipulare convenzioni non troppo onerose per l’utenza? A casa però si spendeva sicuramente di meno. Il dato di fatto è che Pantalone continua a pagare, si tratta solo di capire quanto.
5) Proviamo ad immaginare il figlio di un’eroica famiglia che ha deciso di non abbandonare la montagna e continuare a vivere, ad esempio, a Celle Macra, Marmora, Elva o altri posti abbandonati, non so se da Dio, ma certo dagli esseri umani e particolarmente da politici e amministratori. Cosa farà questo studente alle ore 17 o 17.30, quando finirà la sua lunga giornata scolastica? Si imbarcherà su un autobus (magari con la neve) per arrivare a casa quando? Oppure dovranno venire i genitori a prenderlo, con grave disagio ed ulteriori spese. Al posto di aiutare la montagna a non spopolarsi offrendo assistenza a chi continua ad abitarla, giù mazzate. Prendete armi e bagagli e andate a vivere a Dronero, Caraglio o Cuneo, oppure collocate il pargolo in collegio alla faccia dell’importanza della famiglia.
Non si dimentichi che le scuole a livello di segreteria rimarranno aperte, si tratta quindi essenzialmente di un problema di trasporto, molto più limitatamente di riscaldamento e quindi, dovendo scegliere a chi far pagare la riduzione della spese, è toccato agli studenti pendolari e alle loro famiglie.
Cosa dire? Come al solito piovono tagli sul già tagliato e poi ci lamentiamo che i nostri studenti sono indietro nelle graduatorie internazionali di competenza linguistica e matematica (anche su questo ci sarebbe un lungo discorso da fare). Mi avvio ad affrontare i miei prossimi quindici anni di insegnamento (parrebbe che la pensione a 65 non me la toglierà nessuno) con uno stato d’animo da trincea.
Gabriella Codolini