Istituto Storico della Resistenza rievoca l’eccidio di Aigues Mortes

aigues_mortes Nel suo cammino di rievocazioni e puntualizzazioni di avvenimenti storici che in qualche modo hanno coinvolto la terra cuneese ed i suoi abitanti non poteva essere più puntuale ed anche attualissimo l’incontro che l’Istituto Storico della Resistenza e della Società contemporanea di Cuneo ha tenuto venerdì 8 novembre sull’eccidio di Aigues Mortes in Camargue, avvenuto nel 1893, 120 anni fa, in cui vennero uccisi un numero imprecisato di lavoratori italiani (10, 15 o più?) di cui 3 o forse 4 erano cuneesi, emigrati in Francia

Uccisi non dalla polizia, ma in una rivolta della popolazione locale contro gli emigrati italiani che “soffiavano” il lavoro ai francesi.
Una tragica guerra fra poveri, colorata dei segni più truci della xenofobia.
Una rievocazione puntuale di fatti accaduti da più di un secolo, che però sono attualissimi, nelle nostre contrade: ricordiamo ancora tutti quella notte intera di caccia al nero a Rosarno in Calabria tre anni fa, tra i raccoglitori di arance; ma anche qui da noi, basti pensare alle tensioni che ogni autunno crescono nell’area saluzzese per la raccolta della frutta.
Per tornare ai fatti di Aigues Mortes e chiarire la presenza di Cuneesi tra i morti ed i feriti di quel tragico evento il presidente dell’Istituto Storico, Livio Berardo, ha voluto dare alcune cifre intorno all’emigrazione dalla sola nostra provincia: tra gli anni ’90 -’93 ‘ dell’800 emigrarono in Francia 17.354 cuneesi, di cui 11.900 erano stagionali.
Non stupisce quindi che tra i morti di Aigues Mortes ci siano di certo Merlo Giuseppe di Centallo e Domenico Bonetto di Frassino in quanto risulta che le famiglie molto tempo dopo abbiano ricevuto dalla Francia il risarcimento di 1.000 lira a titolo di carità; così come tra i feriti gravi figurino Filippo Castagno di Gambasca, Stefano Miretti di Sanfront, Cappello di Tenda (allora era ancora Italiana), un certo Marino di Vinadio, Bartolomeo Vaccino di Beinatte, Cravero di Vernante, Mainero Chiaffredo di Moretta e anche un certo Marino di Dronero.
Tra i condannati al processo che ne seguì figura anche un certo Giovanni Giordano di Vernante, a cui vennero comminati ben 15 anni di carcere.
Alla rievocazione ha partecipato lo storico francese Gerard Noiriel, autore di un’ approfondita storia dei fatti, che per la verità non è piaciuta per niente ai Francesi, tradotto poi anche in italiano, dal titolo, “Il massacro degli Italiani”, la cui importanza storica è essenziale per capire cosa sia veramente avvenuto a Aigues Mortes in quell’agosto di 120 anni fa.
Egli ha chiarito come lavorare nelle saline fosse terribilmente duro, quindi abbastanza poco allettante per i Francesi; a spaccarsi la schiena per 12-13 ore al giorno sotto il sole a picco erano soprattutto gli immigrati italiani, in gran parte Piemontesi e Liguri.
Senonché l’ultimo decennio dell’800 coincise anche in Francia con una fase economica assai critica e gli Italiani immigrati, soprattutto stagionali, erano in qualche modo più disponibili a lavori duri anche con paghe basse.
Di qui si era creata una sorta di preferenza per gli Italiani, più disponibili e di bocca buona; a contrastare questa tendenza era stata addirittura varata dal Governo francese una legge che tendeva a favorire i lavoratori nazionali, piuttosto che gli stranieri.
Da una probabile rissa in una salina lontana dal centro abitato, scoppiata perché Francesi non riuscivano a tenere il passo al ritmo degli Italiani (nelle saline si lavorava a cottimo) ne nacque un durissimo scontro tra Italiani e Francesi, essa poi si riaccese alla sera nella cittadina di Aigues e continuò il giorno dopo, coinvolgendo gran parte della popolazione locale con una caccia spietata agli Italiani in paese e anche nei dintorni
Il fatto che non si sappia con precisione il numero dei morti è dovuto appunto al fatto che gli scontri avvennero in luoghi e tempi diversi e gli Italiani, che ebbero la peggio non erano certo registrati all’anagrafe francese.
Sul numero dei morti e dei feriti le autorità francesi, sia allora e sia anche dopo, hanno sempre preferito “glissare”, mettendo in atto un tentativo di rimozione collettiva su quel tragico episodio
Ad approfondire questo non indifferente aspetto assai preciso è stato Enzo Barnabà, uno storico che è stato anche addetto culturale presso il consolato italiano in Francia.
Secondo la ricostruzione che egli ha cercato di fare furono di certo 10 gli Italiani morti, cosìcome furono alcune decine i feriti, anche gravi;
Inoltre dalle sue ricerche risultano che ben di 17 persone si sono perse le tracce e di cui i parenti in Italia non seppero più nulla.
Anche perché pure nell’Italia di Francesco Crispi si preferì sorvolare: erano quelli gli anni del grande esodo migratorio: verso le Americhe e appunto in Francia, ed in Begio al Nord.