Recovery plan

covid19 Termini inglesi per definire il piano di ripresa in cui il presidente del Consiglio – nelle comunicazioni alla Camera del 26 aprile – individua “il destino dell’Italia”.


Grande il balletto delle cifre in questi mesi, fino all’ultima di 248 miliardi di euro, complessivamente, per il rilancio del Paese. Ha anche aggiunto, Draghi, che “occorre evitare che i fondi vadano solo a monopolisti, il gusto del futuro prevarrà su corruzione, stupidità e interessi costituiti”. Sarebbe proprio questo il vero “cambio di passo” non cedere a corruzione e interessi di parte, ma pensare solo al futuro del Paese. È inevitabile però che qualche timore ci sia – vista l’enorme posta in gioco –perché se da un lato l’Italia ha saputo dare grandi prove di sé, dall’altro è incappata sovente in grandi e piccoli episodi di corruzione.

Svolta epocale, ricostruzione da secondo dopoguerra, una nuova liberazione … sono frasi che sempre più sovente pronunciano politici di tutti gli schieramenti. Paragone azzardato, forse. Alla fine della guerra, l’Italia usciva dal ventennio fascista e, in particolare al nord, da venti mesi di guerra partigiana. La miseria era grande, ma altrettanto grande la volontà di vivere e di ricostruire. Insomma, si cercava di affrontare il futuro con pochi mezzi, ma grande fiducia e volontà di collaborazione. Ora, paradossalmente, sembrano essersi capovolti i fattori. A mio avviso, c’è un grande dispiegamento di mezzi, e le cifre tirate in ballo sono lì a dimostrarlo, a fronte purtroppo di scarsa fiducia. O forse disincanto. E tra le cause mi pare non ci sia soltanto la pandemia, che pure ha avuto un ruolo assai rilevante, ma anche la crisi economica preesistente che, dal 2009 in poi ha messo in difficoltà parecchie famiglie. In Italia erano 4,6 milioni gli individui che l’ISTAT classificava con grado di povertà assoluta nel 2019 (prima del Covid) e sono saliti a 5,6 milioni (9,4% della popolazione) nel 2020.

Ecco quindi che il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) assume un’importanza fondamentale. Un’occasione di sviluppo, che richiede però una serietà cui il nostro Paese non è del tutto avvezzo. Questi fondi, in larga parte, non sono a costo zero, ma costituiscono debito che dovrà essere pagato negli anni a venire. La sfida, ardua, è fare in modo che il rilancio sia vero e duraturo e che diventi un vero volano di sviluppo. Una responsabilità della Politica, un impegno per tutti. Solo così ne usciremo.

ST