Il 14 gennaio, in Italia è entrata in vigore la direttiva SUP (Single use plastic), voluta dall’Unione europea per ridurre il consumo di plastica monouso e limitare la sua dispersione nell’ambiente e negli oceani. La direttiva dell’Unione (904 del 2019) è stata recepita dal Decreto 196 del novembre 2021 che pone un deciso freno alle plastiche monouso. |
Alcuni prodotti, cui siamo fin troppo abituati, se realizzati con plastica tradizionale, non potranno più essere commercializzati mentre è concesso l’esaurimento di eventuali scorte. Ne citiamo alcuni: bastoncini cotonati (già vietati in Italia); piatti, posate, cannucce, agitatori per bevande e bicchieri; palloncini e aste per palloncini; contenitori in polistirene per asporto e consumo diretto di alimenti. Il decreto fissa degli obiettivi ambiziosi anche per le bottiglie in plastica. Dal Luglio 2024, i contenitori per bevande in PET, dovranno contenere almeno il 25% di PET riciclato entro il 2025 e almeno il 30% a partire dal 2030.
Nel testo italiano, emesso con alcuni mesi di ritardo rispetto ai tempi fissati, compaiono però alcune deroghe alla direttiva e per questo motivo il Decreto è già finito sotto la lente dell’Unione Europea che poco prima di Natale ha invitato il Governo a rivederlo entro il prossimo 23 marzo, pena il rischio di avvio di una procedura d’infrazione. Potremmo dire – come abitualmente succede con le direttive europee – “tardi e non bene”. La direttiva, antecedente allo scoppio della pandemia Covid, non contempla però mascherine e guanti monouso di cui in questi ultimi due anni si è fatto uso massiccio. Uno studio pubblicato su Environmental Science & Technology, stima che siano 6,8 miliardi le mascherine usa e getta utilizzate in tutto il mondo ogni giorno. Questo numero da solo spiega l’importanza del loro corretto smaltimento a fine vita. Studi e progetti sperimentali per il loro corretto recupero sono in corso a livello universitario ed industriale.
A questo proposito vale la pena citare ancora un progetto sperimentale messo a punto dal Politecnico di Torino (sede di Mondovì). L’iniziativa è partita dai ragazzi del “Circolo delle idee” nel giugno scorso, con le mascherine raccolte tra gli studenti del Liceo Beccaria-Govone di Mondovì ed inviate alla sede staccata del Politecnico. A coordinare il progetto, il dott. Daniele Battegazzore, ricercatore del Politecnico che lavora ad Alessandria. “L’idea è recuperare la parte di una mascherina chirurgica (circa il 70%) che è realizzata con materiali che possono essere lavorati e trasformati per diventare plastica. Si tratta di un processo tecnicamente fattibile, e neppure troppo complesso”. Dove non arriva la legge, rimane il buon senso e la sensibilizzazione dei cittadini.
Sergio Tolosano