La colomba della Valle Maira

GiornataMemoria2013 Roberto Colombero, fino al 31 dicembre 2012 presidente della Comunità Montana “Maira e Grana”, fino cioè all’esistenza in vita degli Enti Comunitari montani sciolti d’autorità dal Governo, è stato in questi ultimi mesi un’instancabile “colomba”, (di nome e di fatto) che dall’alto del vallone di Marmora e Canosio si fiondava in ogni occasione propizia verso la pianura per tessere una difficile tela che permettesse a quel che resta ancora degli abitanti delle cosiddette “terre alte” di vedersi riconosciuto il diritto alla dignità di “cittadini”, non nel senso di abitanti di una città, ma di appartenere ad una “comunità” di liberi ed uguali nei diritti.

L’ultimo volo in ordine di tempo è stato quello di domenica 17 febbraio in occasione di due incontri elettorali; il primo tenutosi a Cuneo al Centro Incontri della Provincia, organizzato dalla lista “Scelta civica” di Monti di cui il cuneese Andrea Olivero, ex presidente nazionale delle Acli, è uno dei candidati.
Il secondo nel pomeriggio nel salone municipale di Borgo San Dalmazzo, dove, alla presenza dei candidati del Partito Democratico, si discuteva quale potesse ancora essere il futuro della montagna e della sua gente.
In ambedue i consessi ha premesso al suo intervento la lettura di quanto è riportato nel riquadro posto a fianco di questo articolo.
Si tratta di una dichiarazione dell’ on. Gortani, uno dei Padri Costituenti fatta nel 1947 in occasione della discussione dell’articolo 44 della nostra Carta Costituzionale, quello che nella Carta dispone espressamente il sostegno alle zone montane.
Quello di Colombero è stato letteralmente un grido disperato per l’abbandono nel quale sono state lasciate le persone che vivono ancora in montagna; frutto, ha detto Colombero, di una precisa scelta che ha privilegiato le città, abbandonando a se stesse le aree in cui è più difficile vivere e quindi accentuandone ulteriormente l’isolamento, che è economico, ma anche culturale.
La logica che ha dominato era quella fondata sul rapporto diretto ed immediato tra costi e benefici, per cui a costi alti sono corrisposti benefici bassi o addirittura nulli.
Ci si è dimenticati, ha insistito Colombero, che il nostro Paese è fatto prevalentemente di monti e di valli con il risultato di un abbandono del territorio a se stesso, non più governato dalla presenza intelligente dell’uomo.
Di qui la necessità di elaborare e sostenere un nuovo modello di sviluppo, non semplicemente assistenziale,, ma in grado sulla distanza di reggersi autonomamente sulle proprie braccia e gambe, svolgendo accanto ad un opera sfruttamento delle risorse naturali disponibili in loco, un’opera di difesa del territorio e del paesaggio a beneficio della propria ed altrui integrità fisica ed intellettuale.
Insomma un ulteriore accorato appello, a chi sarà designato a condividere le scelte politiche future del nostro Paese, di non dimenticare le sempre più flebili esigenze del territorio montano, in una logica di “comunità”, quella cioè in cui la sopravvivenza di una parte coincide con la vita di tutti .