Danza sotto le punte

GiornataMemoria2013 Anche in montagna si balla ovviamente, e le nostre danze sono quelle d’oc, ovviamente. Ma danza moderna, o altri stili non se n’era ancora vista.

L’idea è di un ballerino di Piasco, Francesco Trovò che per pubblicizzarsi ha pensato di eseguire una serie di figure sugli spartiacque fra Maira, Varaita e Po e ricavarne un breve video di presentazione. Il giovane si esibisce in ardite figure di breakdance, ballo del ghetto americano che richiede perizia, fisico snodato ed età adeguata (sconsigliato agli aficionados delle courente…) nei prati di Elva, Battagliola e Oncino.
Non facile davvero eseguire figure acrobatiche su un terreno per nulla adeguato come un prato sconnesso, ora verdeggiante ora già secco (il video è stato girato il 20 settembre, a inizio autunno) anziché su una pista completamente piatta e con un certo grado di scivolamento, ma l’effetto è gustoso, specie davanti a uno scenario che va dal gruppo Chersogno-Pelvo al Monviso, o sotto un ponte in legno, o ancora un salto in una cascata. “È la mia scena preferita, il momento principale del video, l’acqua con le sue proprietà particolari è perfezione della natura” afferma il ragazzo, allievo della Julie’s School di Cuneo per tre anni, e altri due anni al Broadway Dance Center di New York (impossibile non andare in America se si vuole imparare quest’arte).
Il rapporto con la natura è il tema conduttore dell’esibizione intitolata «Future is nature», girato dai borgarini Alessandro Pepe e Nikolas Bianco con la casa di produzione EhKOfilms. “L’idea è mia, i miei amici mi hanno aiutato a realizzarla per esprimere il mio amore per la danza e la natura, cercando di comunicare qualcosa. Io studio ingegneria ambientale sperando di dare il mio contributo a preservare il sistema naturale, senza andare in politica ma cercando di passare il mio messaggio”. Una frase in inglese conclude il breve filmato (4 minuti, visibile su youtube): «In wilderness is preservation of the world» è tratta da H. David Thoreau, scrittore americano – uno che aveva capito tutto – nell’800 quando la parola «ambientalismo» non esisteva, identificandosi in romantico sentirsi parte della natura. “La «wilderness» è la parte selvaggia di noi che dobbiamo trovare, quella meno civilizzata, più a contatto con l’ambiente naturale e istintuale: sarebbe tutto più facile, una volta capito il concetto si comprenderebbero discorsi come inquinamento, etica del branco ecc. Non la società ma ciò che è stato prima di noi ci darà le risposte”.

M. Teresa Emina

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