L’estate che non ti aspetti

L’estate che non ti aspetti. È opinione diffusa che l’Italia sia in campagna elettorale perenne, d’altro canto elezioni politiche a fine estate non molti se le attendevano.


Difficile capire i perché di questa crisi, tanto più che gli “strappi” fino ad ora erano sempre stati ricuciti, difficile anche attribuire responsabilità o meriti in questa fase pur se, indubbiamente, alcuni partiti hanno tenuto comportamenti più responsabili di altri in un momento complicato per il nostro Paese, ma anche per il resto del mondo.

Insomma, attendere la fine naturale della legislatura era questione di pochi mesi e probabilmente si sarebbero potute assicurare alcune tappe importanti. L’Italia ha messo a punto un PNRR (191,5 mld dall’Unione e 30,6 mld dal Governo) di portata estremamente rilevante e, checché se ne dica, è la nazione che ha avuto la maggior dotazione economica dall’Europa. Circa il 25% dei 750 mld dell’intero finanziamento Next Generation EU 2021-2027. È pur vero che questi contributi dovranno essere restituiti in buona parte, ma il 35% sono a fondo perduto, se pur condizionati da precisi obiettivi di riforma.

Le elezioni saranno dunque una corsa contro il tempo per raggiungere obiettivi in funzione UE e legge di Bilancio entro dicembre, così da evitare l’esercizio provvisorio per il 2023. Si torna al voto il 25 settembre con la vecchia legge elettorale (questa volta le Camere non hanno fatto in tempo a cambiarla) ma con Camera e Senato ridisegnati dal taglio dei parlamentari, questo sì in vigore, che da 945 passano a 600. Tempi stretti per la presentazione dei simboli elettorali (14 agosto) e per le liste (22 agosto), mentre subito dopo partirà ufficialmente la campagna elettorale, che si preannuncia dura, e si concluderà il 23 settembre.

La sola certezza è quindi la decisa diminuzione dei parlamentari, difficile azzardare se ci sarà una vittoria netta di qualche coalizione e se il paese sarà più governabile di prima. Se pensiamo che in questi quattro anni e mezzo abbiamo assistito a tre governi espressione di alleanze anomale prima e di un tentativo di unità nazionale con un premier tecnico poi, mentre il Parlamento ha dovuto richiamare in servizio un Presidente della Repubblica al termine del suo mandato, dopo aver bruciato una lunga teoria di candidati e se a questo aggiungiamo il calo di votanti nelle consultazioni recenti, le premesse non sono delle migliori. Resta il fatto che il voto è un esercizio di democrazia e per quanto disillusi e sfiduciati è bene non rinunciarvi.

Sergio Tolosano