Le parole e i fatti

Provenzale UN RICORDO DI PIETRO PONZO

Sabato 11 agosto,la frazione Preit, nell’ambito dei festeggiamenti per S.Lorenzo, ha ricordato, nel ventennale della morte,Pietro Ponzo, autore dei volumi”Val Mairo la nosto” e “Val Mairo, viejo suhour”e collaboratore assiduo per circa vent’anni del periodico “Il Drago”.

L’Amministrazione Comunale di Canosio, in collaborazione con Coumboscuro Centre Prouvençal, con la sua famiglia e con il contributo della Fondazione CRT ha voluto che la memoria di Ponzo venisse conservata con la ristampa delle sue due opere principali, con l’intitolazione di una piazzetta nel centro della borgata e con una cerimonia in chiesa. Qui sono state proiettate in video testimonianze sulla sua vita e sono state presentate riflessioni sul significato e sul valore dei suoi scritti dal sindaco Roberto Colombero, da Sergio Arneodo e dalla sottoscritta.
Penso doveroso lasciare anche attraverso le pagine del “Dragone” (allora Il Drago) a cui lui era affezionato ed assiduo collaboratore,un suo ricordo.
Ebbi la fortuna di incontrare e di conoscere Pietro Ponzo nei primi anni 70.
Ero allora all’osteria Oriente, sede del Drago e ricordo che era venuto per consegnare un suo articolo, il primo di una lunga serie, intitolato “Le parole e i fatti”, pubblicato sul numero 11 del 1972.
Da allora, ogni volta che aveva uno scritto, lo vedevo arrivare, generalmente di lunedì, mentre andava al mercato , con la borsa da cui traeva dei fogli protocollo scritti con una grafia ordinata e precisa. Non solo li consegnava, ma amava commentarli, discutendo su qualche episodio o qualche notizia che gli aveva offerto lo spunto e la motivazione per scrivere.
Capii ben presto che il titolo del suo primo articolo era il filo che legava tutti i suoi racconti, le sue riflessioni, lo stesso suo stile di scrittore. Non usava mai parole vane, ma sempre le sue frasi riportavano concetti, fatti reali che esternava in un lungo e , a volte complesso, periodare.
Poco alla volta, da riservato, un po’ chiuso, timido forse, cominciò ad aprirsi, a raccontare ed era per me un piacere ascoltarlo. Era una miniera inesauribile di conoscenze.
Da lui ho imparato tanto sulla vita, le usanze,i personaggi, le fatiche degli abitanti della valle; ho potuto riflettere sul fenomeno imponente dell’emigrazione, prima stagionale e poi stanziale, soprattutto in Francia.
In ogni circostanza però, in ogni personaggio, Ponzo faceva emergere sì le difficoltà del vivere ma evidenziava anche la dignità, la serietà, l’onestà, lo spirito di collaborazione della nostra gente.
Amava sottolineare sempre l’importanza dell’istruzione, della scuola, della cultura, lui che, quasi autodidatta, aveva imparato ad apprezzare i libri dalle lezioni che la vita gli aveva impartito sia in Francia, sia a Preit, sia durante una lunga malattia, sia con le difficoltà pratiche del vivere quotidiano in montagna negli anni duri della guerra e del dopoguerra.
Non era però soltanto un rievocatore o un esaltatore dei valori del passato, ma era anche un attento ed acuto conoscitore dell’attualità ed aveva la grande dote di “indignarsi” di fronte a quelle che riteneva ingiustizie perpetrate soprattutto ai danni della gente di montagna. Si arrabbiava con i politici che non avevano fatto nulla per frenare lo spopolamento della montagna che, anzi, avevano favorito a vantaggio dei grandi complessi industriali della pianura.
Assistere al depauperamento, all’abbandono delle case e di intere borgate lo faceva veramente soffrire ma, con le sue parole, cercava di esortare alla speranza, ad un ritorno e ad una ripresa di vita “diversa” sui monti.
Pur conoscendo l’asprezza, la fatica del vivere in questi posti, pensando alle potenzialità della valle, aveva in mente una possibile valorizzazione di un turismo responsabile ed attento alle bellezze naturali ed artistiche del territorio.
Si augurava che il patrimonio di umanità lasciato dai nostri antenati,non andasse disperso ma restasse come un faro luminoso per indicare ai più giovani la via da seguire.
I suoi racconti sui personaggi tipici, sui mestieri di un tempo, sulle problematiche relative, in particolare, alla Valle Maira erano diventati una rubrica fissa intitolata “Paesi nostri” e vennero poi raccolti dopo la sua morte, nel libro “Gent de ma valado – una voce dalla valle” edito da Il Drago e da Coumboscuro Centre Prouvençal.
E’ stato bello e commovente vedere riunita , nella chiesetta del Preit, tanta gente per parlare di Pietro Ponzo a vent’anni dalla morte, per rendere onore e riconoscenza al contributo da lui lasciato perché i valori fondanti del vivere della gente “umile”delle nostre borgate disperse sui monti continuino ad essere elementi di speranza e di fiducia nel futuro pur nei difficili momenti che stiamo attraversando.

Elda Gottero