Dal 1° ottobre la riorganizzazione: aumentano i costi diminuisce il servizio |
Un comunicato di Poste italiane, inviato anche al nostro giornale, informava che a far data dal 1° ottobre entrerà in funzione – per ora in via sperimentale – il servizio di consegna della posta a giorni alterni a ciclo bisettimanale. In altre parole, nella provincia i 38 comuni della lista, riceveranno la posta una settimana nei giorni di lunedì, mercoledì e venerdì e la settimana successiva nei giorni di martedì e giovedì. Il sabato, si sa, ormai da tempo la posta non viene più consegnata.
La lista provvisoria non contempla nessun comune della Valle Maira mentre compaiono Castelmagno, Pradleves, Monterosso e Valgrana nella vicina Valle Grana.
Come dicevamo, il progetto è sperimentale, ma l’intenzione di Poste Italiane è di estenderlo, a partire dalla prossima primavera a tutto il territorio della provincia di Cuneo, capoluogo compreso e coinvolgerà complessivamente 5295 comuni italiani.
Poste Italiane porta dunque avanti il suo progetto di riorganizzazione dei servizi che, unito alla decisione di ridurre il personale di 15mila addetti complessivamente, dovrebbe consentire all’ente un risparmio significativo, dell’ordine di milioni di euro, in vista della privatizzazione. L’amministratore delegato Francesco Caio punta anche alla quotazione in borsa dell’azienda, con la cessione del 40% del capitale ed un piano industriale che prevede la chiusura di numerosi sportelli, l’aumento delle tariffe e la contestuale riduzione dei servizi.
Il piano, dalla sua presentazione la scorsa primavera,ha suscitato forti proteste da parte dei lavoratori addetti, dei sindacati degli utenti, degli editori Fieg (Federazione it. Editori giornali) e Fisc (Federazione it. Settimanali cattolici) in primo luogo, della politica e della stessa Unione Europea che considera la riduzione o l’interruzione del servizio una violazione al diritto alla libera informazione dei cittadini.
Ciò nonostante il progetto va avanti e Poste Italiane lo motiva come una necessità inderogabile dovuta al calo della domanda, ai costi fissi elevati e alla difficoltà geografica di raggiungere determinate aree rappresentata dal nostro territorio ed infine ai tagli dello Stato nel supporto al cosiddetto “servizio universale”.
Intanto, dal 1° ottobre il francobollo per spedire una semplice lettera o cartolina passerà dagli attuali 80 centesimi a 95 (e non dimentichiamo che il 1° dicembre scorso si era già registrato un aumento di altri 10 cent da 70 a 80).
Aumentato anche dallo scorso 11 agosto il costo pagare i bollettini di conto corrente postale passato da 1,30 euro a 1,50.
Mancano dati ufficiali al riguardo, tuttavia pare evidente che se diminuiscono i servizi offerti da Poste e aumentano le tariffe caleranno anche le richieste dei medesimi servizi perché cittadini e aziende saranno costretti a rivolgersi altro. Insomma, il classico gatto che si morde la coda.
S.T.