Dal Diario di Calandrino |
Il 1° dicembre verrà inaugurato il ristrutturato “Cinema Teatro Iris”. Miracolo! Dopo anni e anni di lavori, rinvii e altri lavori, finalmente i Droneresi potranno riappropriarsi di questo gioiello pubblico. Ha del miracoloso davvero. Sono stati fondamentali, più del teatrino edil politico, i vari pellegrinaggi di tecnici e amministratori dal Santuario di Valmala sino a San Giovanni Rotondo, via Lourdes. Triangolazioni pellegrine ovviamente a carico dei contribuenti. Avrà pure del miracoloso, il giorno dell’inaugurazione, vedere con che faccia tosta, in prima fila, con invito ufficiale, tutti riuniti, si presenteranno i vari componenti di precedenti giunte, progettisti e consulenti vari che si sono alternati in questi lunghissimi anni. Sicuramente la struttura verrà “benedetta” e incensata a scanso che il “maligno” cerchi di appaltarsi la gestione in barba alla trasparenza e non dia adito a pettegolezzi.
Di mezzo miracolo si può dire del quasi miracoloso “errore tecnico” nella legge, bocciata, che prevedeva il pagamento dell’IMU per le attività commerciali della Chiesa (commerciali, non di culto). Quasi miracoloso, scontato o voluto, che ha sottratto 600 milioni di euro dalle casse comuni trasferendoli nel “paradiso” fiscale Vaticano.
Altro mezzo miracolo è la presa di coscienza degli italiani, dai sondaggi, sulle intenzioni per il NON voto in prossime consultazioni. Forse si è presa coscienza che non è giusto concedere fiducia e spazio alla cialtroneria dei soliti noti in questi anni non più di piombo (da non considerarsi per attentati mafiosi con la connivenza politica) ma, visto la crisi globale, anni di uranio impoverito. Impoverito soprattutto dalla mancanza di ideali e valori. Al momento c’è da augurarsi un Monti bis, tris, anche quater.
Ultimo mezzo miracolo in ordine di data è stato il momentaneo “risveglio” , fuori stagione, della minoranza Dronerese. Sarebbe stato un miracolo un vero risveglio, non un dormiveglia, pronti per un nuovo lunghissimo letargo. Alcuna stampa locale titolava “l’opposizione torna a farsi sentire”. Ho letto, su uno di questi fogli, un resoconto dell’ultimo Consiglio e una intervista al Capogruppo. L’intervistatore lo definisce “un navigato dirigente dell’ASL Cuneese”. Sarebbe troppo facile l’ironia considerando le quasi non risposte, e la totale mancanza di proposte, alle domande su Tecnogranda, isole pedonali eccetera, senza controbattute. Posso solo dire che le due pagine propagandistiche mi ricordano i tempi in cui Emilio Fede intervistava Berlusconi. Si diceva che Fede non avesse peli sulla lingua; semplicemente perché Silvio B. si faceva la ceretta alle parti intime. Il concetto è estensibile e trasferibile.
Il vero miracolo. E’ stata la presenza, l’attività, l’umanità, la dedizione verso poveri e bisognosi di Don Michele Rossa. E’ stato definito “il Don Bosco della Valle Maira”; io aggiungerei anche “il San Francesco”.
Tra pochi giorni ricorrerà il decimo anniversario della sua scomparsa. Il ricordo è vivissimo come vivo è il messaggio, l’insegnamento che ha trasmesso. Non penso che altri siano stati amati e rispettati come Lui. Riprendendo il tema del convegno che si terrà presso l’AFP, il suo “Centro”, Don Rossa ha avuto un ruolo fondamentale e unico per la formazione professionale nel Dronerese, vera risorsa del territorio, con lungimiranza, oltre al ruolo di “amministratore”, non semplice venditore, di sacramenti.
Ai tempi delle Elementari ero praticamente obbligato a “frequentare”. Ricordo la settimana “Santa”: confessioni in Parrocchia, organizzate per Istituto, classe e sesso. Già subito, all’inizio della sua missione Dronerese, Don Rossa era conosciuto per la sua umanità, la pacatezza, la pazienza. Un fratello maggiore con cui confidarsi. Ci si giocava “a figurine” il posto in fila al suo confessionale; l’Arciprete troppo autoritario che faceva più domande sullo “stato di famiglia” che sui tuoi peccati; il Priore troppo austero e burbero che puniva persino le intenzioni e, anche se non avevi peccato, ti rifilava sempre 3000 Pater, Ave e Gloria; un altro prete che ti faceva sempre e solo la stessa morbosa domanda che ti metteva in imbarazzo, ti faceva arrossire e sudare “ti tocchi? ti sei toccato?”. Don Rossa capiva, ti diceva delle parole buone pur nella sua religiosa e rigorosa severità. Dall’inizio delle “scuole medie” non ho più “frequentato”, nemmeno poi il Centro. Ho continuato però il sentimento di stima, di affetto e fiducia in Don Michele Rossa, incontrandolo, scambiando opinioni, ascoltando preziosi consigli.
L’Azienda di Formazione Professionale verrà intitolata a Lui. Minimo e doveroso.