C’è Speranza fino a quando…

cnn-travel Abbiamo iniziato l’anno con un ricordo. L’iniziativa del nostro giornale per la posa delle Pietre d’Inciampo, o Stolpersteine, ha riscosso molta attenzione e ci ha anche fatto guadagnare la prima pagina della Stampa di Cuneo.


Ha voluto essere un tributo al passato di una comunità che, per larga parte del secolo scorso, si è distinta per vivacità culturale,politica e imprenditorale distinguendosi, per questo, non poco dal resto della provincia. Prova ne è il gran numero di cittadini di Dronero e Valle che in giro per l’italia, e per il mondo, hanno inanellato brillanti carriere, un vero patrimonio che la loro terra d’origine non ha saputo valorizzare abbastanza. Da qualche decina d’anni questo circolo virtuoso si è interrotto e Dronero e la Valle hanno conosciuto un lento ed inesorabile declino, la classe dirigente rimasta non è stata all’altezza di quella che aveva scelto il mondo. Occorre riprendere con il nuovo, la Valle ci è riuscita, Dronero no.

Ci sono tante opportunità, un artigianato tecnologico e innovativo, le filiere bio per l’agricoltura, il turismo sostenibile, la qualità di vita, in un mondo sempre più difficile da vivere, la nostra meravigliosa natura e la cultura, il vero motore di tutto. Basta osare. Quando abbiamo deciso di rivolgerci a chi le Pietre d’Inciampo le ha inventate, ovvero all’artista tedesco Gunter Demnig, le perplessità erano tante. Ma verrà? Ma riusciremo a farcela? Lo abbiamo fatto e pare bene. In Piemonte oltre a Dronero c’è solo Torino ad averlo avuto ospite e Gunter di conferenze in Italia fino ad oggi ne ha tenute due, una a Genova e una a Dronero.

Nel 2021 ci saranno le elezioni comunali, quale migliore occasione per cambiare marcia. Ci rivolgiamo alle nuove leve affinchè escano dall’apatia, pensionino forzatamente le cariatidi, ormai vetuste, che hanno fatto il loro tempo, e neanche un bel tempo. Il giornale si offre come tribuna, come divulgatore o come oggi va di moda dire, da facilitatore, affinchè si incontrino le opportunità con le necessità dei cittadini, continuando nella consueta tradizione di indipendenza e di spirito critico.

Nel tradizionale discorso di fine anno il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto di aver usato, come traccia, una frase di Luca Parmitano, l’astronauta italiano attuale comandante della stazione spaziale internazionale, “c’è Speranza fino a quando esiste un obiettivo, un progetto, da realizzare”.

Per continuare la tradizione che fu di Lantermino prima, e di Romeo, Mauro e Camilla poi, il nostro giornale vuole porsi come obiettivo, come progetto, di adoperarsi affinchè i cittadini scendano dal divano, Dronero si risvegli dal letargo e torni ad essere quella comunità originale e diversa che ha portato nel mondo tante figure d’eccellenza. Questo il nostro messaggio di speranza per il nuovo anno che incomincia.

MM

Un risveglio…da cinquant’anni

cnn-travel Il Drago. Un risveglio … da cinquant’anni. Mezzo secolo di storia per il periodico dronerese

Cinquant’anni o, più pomposamente, mezzo secolo: davvero un traguardo importante. Tanto più se a raggiungerlo è un piccolo giornale locale come il nostro, ancor più se realizzato esclusivamente da volontari, che ha vissuto e vive grazie solo agli abbonamenti, alle vendite in edicola e alla pubblicità raccolta. Dedichiamoci quindi, per una volta, l’apertura della prima pagina!
Il primo numero del Drago – qui riprodotto in foto – è uscito il 24 dicembre 1969 e da allora ha cercato di mantenere sempre l’appuntamento con i propri lettori conservando lo spirito genuino con cui è nato. Il fatto che dal 2011 si chiami Dragone è, se vogliamo, un dettaglio che non interrompe affatto la sua storia longeva. Anzi la rafforza, se consideriamo che quel “dettaglio” è stato un passo necessario proprio per dare continuità al giornale di Dronero e della sua Valle.
Forse proprio la continuità – pur con l’alternarsi di redattori, collaboratori ed evoluzioni grafiche e tecniche – è una delle qualità che possiamo attribuire al nostro giornale. Accanto a questa, l’indipendenza del mensile, la volontà di informare con correttezza e la disponibilità a dare voce a tutti, sono state le altre direttrici principali che hanno guidato il Drago. Certo il nostro potrebbe essere considerato un giudizio di parte, ma, onestamente, sono proprio queste le cose importanti per la redazione oggi, come allora.
Se poi abbonati e lettori continuano a darci fiducia ogni anno è assai probabile che il nostro giudizio sia confermato. Certo non possiamo, in queste poche righe, ripercorrere i cinquant’anni trascorsi, tante e tali sarebbero le cose da dire. È giusto però ricordare che quel progetto – nato nel ’69 e cresciuto pian piano nella storica sede del bar Oriente di via Roma – ha dato parecchi frutti. Non soltanto il giornale, che già è un bel risultato, ma anche diverse pubblicazioni che hanno incontrato il favore dei lettori. Non possiamo non citare i libri di Piero Raina e Pietro Ponzo, intrisi di tradizioni locali o quelli di Luigi Massimo, importanti memorie di beni artistici e architettonici in parte perduti e, da ultimo, il lavoro di Luigi Abello su cent’anni di sport dronerese.
Queste pubblicazioni, di quando in quando, sono state intervallate anche da album fotografici, opuscoli e collaborazioni con le scuole ed altre associazioni che hanno contribuito a mantenere vivo il territorio. Non sono poca cosa e certo hanno rappresentato un impegno importante, anche sotto il profilo economico, per la nostra Associazione. Tornando al giornale, possiamo senz’altro dire che ha avuto alcuni momenti difficili. Basti ricordare quando Pietro Ponzo scriveva “Al capezzale del Drago”: mancavano collaboratori e si faticava assai a mantenere la periodicità. O, anni dopo, il rischio di chiusura definitiva del 2011 cui abbiamo accennato sopra.
Oppure, ancora, la scomparsa di figure conosciute ed importanti che hanno lasciato un vuoto difficile da colmare. Ciò nonostante il Drago ha reagito, ha trovato le energie per continuare, ha superato ostacoli non indifferenti. Ancora una volta grazie all’impegno dei collaboratori e all’affetto dei lettori. Ci sia infine consentito di sottolineare che dietro agli articoli, alle firme e alle pagine del giornale, per quanto piccolo, ci sono molti adempimenti burocratici e fiscali e c’è anche un lavoro nascosto, ma assolutamente necessario, di chi raccoglie gli abbonamenti e in vario modo da una mano in redazione.
Non serve dilungarci oltre. I nostri lettori molto probabilmente sanno che il giornale vive finchè c’è qualcuno che se ne occupa e preoccupa. Sanno che possono contare su un canale di informazione che vuole essere obiettivo (questo è il nostro impegno) sul quale farsi una propria opinione e su uno spazio per dire eventualmente la loro.
Concludendo, quindi, possiamo senz’altro tracciare un bilancio positivo di questo mezzo secolo di vita del Drago, a rischio anche di essere considerati immodesti. Proprio perché quel patrimonio di idee e cultura, che ha preso il via una sera d’inverno di cinquant’anni fa, cresca ancora ed abbia un futuro, l’impegno della redazione non può venir meno, nella speranza sempre di arricchirsi di linfa nuova.
La Redazione

Mutare i nostri stili di vita

cnn-travel “Si sente il bisogno di nuovi linguaggi capaci di comunicare insieme significati antichi e moderni” ha detto lo scorso 19 novembre il presidente Sergio Mattarella, parlando ai duemila sindaci dell’Anci riuniti per l’assemblea nazionale ad Arezzo.

“Partire dai mutamenti dei nostri stili di vita che possono accompagnare scelte politiche lungimiranti e contribuire così all’obiettivo dello sviluppo sostenibile. Questo è il grande impegno per il nostro Paese e per l’Europa. Un grande traguardo popolare”. Un tema attuale ed enorme, quello della sostenibilità ambientale che ci coinvolge tutti a pieno titolo. Parte rilevante di questa sostenibilità la gioca il ciclo dei rifiuti.
Secondo gli ultimi dati disponibili – approvati dalla Regione il 31 ottobre scorso e relativi al 2018 – in Piemonte, la Provincia di Cuneo, totalizza un 67% di raccolta differenziata sul totale dei rifiuti conferiti. Un valore discreto, sopra la media regionale (61,2%) ma ancora distante dal primato di Novara (76%). Se guardiamo, invece, il dato della Valle Maira fornito dal CEC (Consorzio ecologico Cuneese), sostanzialmente tutti i comuni si piazzano appena sotto il 50% (differenziato sul totale dei rifiuti raccolti), fa eccezione Dronero che supera il 78%, piazzandosi tra i primi dell’intero Consorzio. Secondo il testo unico ambientale (Dlgs 152/2006), in Italia la raccolta differenziata dei rifiuti avrebbe dovuto raggiungere almeno il 65% già entro il 31 dicembre 2012. Infine se guardiamo al rapporto Istat del 24 ottobre scorso, nel 2018 l’87,1% delle famiglie effettua con regolarità la raccolta differenziata della plastica (39,7% nel 1998), il 71,3% dell’alluminio (27,8%), l’86,6% della carta (46,9%) e l’85,9% del vetro (52,6%).
Tutto sommato sono dati incoraggianti, anche se molto rimane ancora fare e, tornando all’invito del Presidente, possiamo noi stessi contribuire a mutare gli stili di vita indirizzando i produttori, scegliendo per esempio quei prodotti che hanno meno imballaggi e producono meno scarti o che, a parità di imballaggi offrono maggiori garanzie di recupero. Un buon esempio viene da Burger King (catena internazionale del fast-food) che ha deciso di eliminare i giochi in plastica abbinati ai generi alimentari proposti e anche Mc Donald ci sta pensando. Più vicino a noi Coop Italia ha deciso di eliminare il sacchetto di carta con la finestrella in plastica, di difficile smaltimento. Certo l’argomento non si esaurisce con queste poche righe e varrà la pena di tornarci con una certa frequenza.
Sergio Tolosano

… e la circonvallazione ?

cnn-travel Se da un lato possiamo considerare ormai concluso, almeno per quanto riguarda la sistemazione dell’intera area, il recupero dell’ex stazione ferroviaria e se sembra in dirittura d’arrivo anche l’annosa vicenda della nuova bocciofila, ora destinata a palazzetto polivalente, non possiamo fare a meno di rilevare che a Dronero manca sempre l’infrastruttura più importante.

Parliamo della circonvallazione del paese la cui necessità è sempre più evidente. Qualche balcone scosso di tanto in tanto nel centro storico, inevitabili code quando si incrociano due mezzi di grandi dimensioni per le vie centrali, nessuna novità all’orizzonte. Abbiamo rilevato il problema più e più volte nel corso degli anni. Già il primo numero del Drago, esattamente cinquant’anni fa, poneva la questione.

Nel corso degli anni se ne è parlato molto e a più livelli. Prima una soluzione cittadina, poi l’idea del passaggio a sud (Archero-Tetti), infine lo spostamento via, via più a valle, con l’obiettivo questa volta di collegare l’allora SS 22 con la provinciale per Busca: In concreto, però, è stato realizzato quel tratto di poco più di un km che doveva servire da trampolino di lancio per attraversare il Maira e nulla più. L’intervento – si sa – non lo può certo realizzare in autonomia il comune di Dronero e il progetto di per un certo periodo è pure entrato nella programmazione strategica della Provincia. Salvo poi sparire, al primo taglio di trasferimenti di fondi dallo Stato. Dronero ha un problema analogo alle vicine Busca e Caraglio, anch’esse attraversate dal traffico pesante in centro. Le due realtà vicine, tuttavia, hanno le vie centrali più ampie e scorrevoli ed anche alternative temporanee più semplici ed efficaci, già con l’attuale viabilità ordinaria.

Dronero – oltre alla strettoia nel centro storico – divisa in due com’è dal Maira non ha alternative se per un qualche motivo si deve chiudere temporaneamente la circolazione sul ponte giolittiano. O si attraversa il Maira a San Mauro o si va direttamente a Busca. In altra parte si ricordano decisioni coraggiose di sindaci locali tese a sollecitare soluzioni a problemi simili. Evidenziare la questione con costanza nelle sedi istituzionali può sortire qualche effetto, ma forse non è ancora sufficiente. Il premier Conte, il 28 ottobre all’incontro con i sindaci di 4000 piccoli comuni, ha promesso un tavolo per raccogliere istanze e accelerare investimenti infrastrutturali. Probabilmente sono solo parole, ma pensare che Dronero possa avere un progetto di massima sulla circonvallazione e chiederne la cantierazione è totalmente illusorio?

Sergio Tolosano

Grazie Luigi

luis Lo scorso 6 luglio, la scomparsa di Luigi Abello ci ha lasciati senza parole

Raccontare chi era Luigi Abello ai nostri lettori è quasi superfluo, senza esagerare possiamo dire che conosceva di persona quasi tutti gli abbonati e la gran parte di droneresi e valligiani, talmente erano vasti i suoi interessi e gli impegni che di volta in volta affrontava con passione. Luigi ha partecipato alla vita del nostro mensile – prima Drago, poi Dragone, ma per lui semplicemente “il giornale” – fin dai primi tempi, mettendo a disposizione la sua passione e competenza soprattutto per quanto riguarda la pagina sportiva. Calcio, bocce, carte, palla-pugno erano il suo “pane quotidiano” ma conosceva e seguiva tanti altri sport e tra questi, con particolare attenzione, anche il ciclismo.

Oltre a conoscerli e seguirli, calcio e bocce li ha anche praticati per moltissimi anni e con ruoli diversi. Giovanissimo giocatore nei tornei locali di calcio e nella Pro Dronero – per la quale ha sempre nutrito un grandissimo affetto – più tardi allenatore delle formazioni giovanili e poi le bocce. Forse proprio nelle bocce ha messo a frutto il suo impegno sportivo più grande contribuendo nel 1978 alla nascita della locale bocciofila (diventata poi ASD Valle Maira) dove ha assunto via, via ruoli tecnici e organizzativi determinanti, sia a livello locale che nazionale, portando la società alla conquista di innumerevoli titoli italiani e grandi soddisfazioni internazionali nella specialità Petanque. La sua grande capacità organizzativa, unità ad un’onesta intellettuale non comune, ha fatto di lui il motore di innumerevoli tornei e gare locali, sempre ottimamente riuscite, con grande successo di iscritti e di pubblico. Un prestigio accresciuto negli anni, tanto che il suo nome era una “garanzia”, e siamo convinti di non esagerare.

Luigi, classe 1945, ha lavorato alle Falci – fabbrica simbolo di Dronero per molti anni – ininterrottamente dal termine della scuola dell’obbligo fino alla sudata pensione nel 1996. Negli anni di lavoro, affrontato anche questo con competenza e dedizione, non è mai mancato il suo impegno sindacale e politico nella CGIL e nella Sinistra locale. Impegno che è proseguito anche dopo, così come quello con la Compagnia di Sant’Eligio, il sodalizio che nella tradizione ha sempre accolto i lavoratori del metallo. Sempre conciliando tutti questi impegni con la propria vita famigliare. Dopo il pensionamento il suo impegno al giornale si è intensificato permettendoci di aprire al pubblico la Redazione ogni lunedì mattina, proprio il giorno in cui a Dronero c’è il mercato, garantendo così un contatto diretto con la gente, cosa che per lui era essenziale e che ha contribuito a radicare la presenza del mensile sul territorio. Oltre a questo fondamentale compito, Luigi scendeva in campo a fine anno – in prima persona e con grande impegno – a raccogliere gli abbonamenti per la nuova annata. Abbonamenti che, abbiamo ribadito più volte, sono fondamentali per la sopravvivenza del nostro piccolo mensile locale. E anche in questa particolare fase di lavoro, il suo successo era considerevole!

Accanto all’interesse sportivo ha curato, a partire dalla fine degli anni ’90, anche la raccolta di testimonianze di figure e mestieri che di lì a poco sarebbero scomparsi, di emigrati, di gente che è tornata in Valle; tutte messe insieme, riviste e corrette con i suoi tradizionali “strumenti di lavoro”: carta e penna! Sempre con carta e penna ha condotto ricerche presso l’archivio comunale e testimoni del periodo per una sintetica ma precisa storia dei principali fatti droneresi, visti anche attraverso le varie amministrazioni locali, dalla Liberazione al nuovo millennio e da ultimo ha lavorato con grande passione alla realizzazione del sogno della sua vita, quel libro “I nostri campioni” che raccoglie fatti e documentazione fotografica di cent’anni di sport locale e che ha visto la luce nel febbraio 2017. Un volume in cui Luigi ha profuso tutta la sua dedizione, preoccupato da una parte dell’investimento che il giornale affrontava per la stampa e confortato dall’altra dalla certezza di un buon successo.

Così è stato, il successo del libro è andato oltre le aspettative esaurite le prime 200 copie nei giorni della presentazione al pubblico ne abbiamo ristampate altre 600 copie, quasi tutte vendute. Vogliamo pensare che avere fatto da editore al libro sia stato un modo per ringraziare Luigi di tutto quanto ha fatto con grande discrezione e serietà per il nostro giornale.

La Redazione

Plastic Free

ragazzi Era il dicembre 1963 quando l’Accademia Svedese delle Scienze di Stoccolma consegnava il premio Nobel per la Chimica all’ing. Giulio Natta del Politecnico di Milano –il “padre” della plastica, per la scoperta della polimerizzazione, un processo che aprì una nuova era nella chimica dei materiali.

In realtà la sua scoperta risaliva a quasi 10 anni prima quando nel 1954, con la Montecatini, sintetizzò il “polipropilene” poi commercializzato con il nome di Moplen. Una scoperta di grande interesse scientifico e dalle ampie ricadute applicative. Ebbene, a circa 60 anni da quella grande scoperta siamo costretti a correre ai ripari. L’abuso di un prodotto a basso costo come la plastica (anche se è più corretto dire le plastiche), lo spreco dell’usa e getta, una fondamentale mancanza di educazione al recupero e al rispetto dell’ambiente hanno spinto – tra gli altri – anche l’Unione europea ad un impegno significativo. Proprio nello scorso mese di dicembre – esattamente 55 anni dopo il Nobel a Natta – il Consiglio Europeo ha proposto l’eliminazione di 10 tipi di plastica monouso a partire dal 2021, invitando gli stati membri ad intervenire. L’Italia dal canto suo, con un emendamento della finanziaria del 2017, ha bandito i sacchetti di plastica non biodegradabili e dal 1° gennaio 2019 ha proibito la vendita dei cotton fioc non biodegradabili. Proprio gli oggetti monouso (o parti di essi) costituiscono il 70% dei rifiuti galleggianti in mare. Basti pensare che nel Pacifico, poco sopra l’Equatore, si concentra un’isola di rifiuti estesa quasi quanto l’Europa intera, secondo alcune stime. Ma situazioni analoghe sebbene molto più contenute si ritrovano in Atlantico e anche nel Mediterraneo. Il pericolo più grave però, è rappresentato da quella parte di plastiche che si sminuzzano (ma non si degradano) e affondando diventano “cibo” per la fauna marina. Inevitabile quindi correre ai ripari intervenendo sui guasti prodotti, ma soprattutto prevenirne di nuovi. Fondamentale ridurre “l’usa e getta” e ineludibile interrompere la proliferazione di imballaggi con un corretto recupero destinato al riuso o alla produzione di energia. Un impegno che coinvolge ciascuno di noi. Giovedì 13 giugno, a Cuneo è stato presentato il progetto “Valle Stura plastic free” promosso da Valle Stura Experience. Con l’obiettivo delle “4R” (ridurre, riusare, riciclare,recuperare) si punta a sostituire le bottigliette dell’acqua con borracce riutilizzabili. Un primo passo, il percorso è ancora lungo. Sergio Tolosano

Elezioni

ragazzi Il tema del mese non può che essere le elezioni. L’Italia vive perennemente in campagna elettorale e, appena conclusa quella amministrativa – europea, pare già alle porte quella per le politiche anticipate. È sempre difficile dire chi ha vinto, pochi infatti ammettono la sconfitta.

In questo caso però, al di là dei risultati di questo o quel raggruppamento, sembra aver vinto la paura. Ovviamente è un’opinione personale, ma i successi di Lega in Italia, Rassemblement National in Francia, destre sovraniste nei paesi dell’est Europa (Polonia e Ungheria in primo luogo) inducono a pensare che ci si voglia sempre più richiudere in se stessi. E il problema non è solo quello enorme e di difficile soluzione dei migranti, rispetto al quale l’Europa preferisce girarsi dall’altra parte, ma tanti altri segnali mettono in evidenza la paura del confronto, quale che sia, proprio in quei paesi che dall’Unione europea hanno tratto i maggiori benefici in termini economici (Gran Bretagna da un lato ed Est Europa dall’altro) e, più in generale, anche in buona parte delle restanti nazioni. In altre parole, una parte consistente dei circa 500milioni di abitanti dell’Europa a 28 (o 27 ormai) sembra aver perso di vista l’orizzonte più ampio che si era aperto verso la fine del secolo scorso, facendo in questo il gioco di Stati Uniti, Russia e Cina che hanno tutto l’interesse a vederci divisi. Capire e affrontare le ragioni profonde di questa situazione sarebbe assai importante, ma fino ad ora non sembra essere alla portata di un’Europa attenta solo ai numeri immediati più che al futuro. C’è da augurarsi che lo scossone ricevuto apra gli occhi a chi si appresta ad essere una maggioranza composita e formare la nuova Commissione (il Governo) europea. Temi come l’ambiente, il lavoro e la dignità delle persone non possono essere sacrificati per il solo tornaconto dei numeri. Venendo alla nostra Valle, è certo un fatto positivo che molti ancora abbiamo deciso di spendere parte del loro tempo per dedicarlo ai propri paesi. Volti nuovi, amministratori di ritorno, riconferme. A tutti si chiede – penso – di alzare lo sguardo anche oltre il confine del proprio comune per cogliere insieme tutte le opportunità serie di sviluppo e salvaguardia della Valle Maira. Sergio Tolosano

Costruire ponti,non muri

ragazzi Ancora pochi giorni fa, durante la benedizione pasquale, papa Francesco ha ripetuto una frase che da tempo ormai gli è cara: “occorre costruire ponti, non muri”.

Analogo messaggio, questa volta in forma laica, è stato ripetuto più volte in occasione dell’anniversario della Liberazione, pochi giorni più tardi. E proprio nel 2019 ricorrono i trent’anni dall’abbattimento del muro di Berlino, se vogliamo il simbolo della guerra fredda e della divisione del mondo in due blocchi. Altrove invece crescono muri reali o simbolici per richiuderci sempre più in noi stessi. Eppure la storia dovrebbe insegnarci che i muri solitamente non hanno avuto l’effetto sperato. Ad esempio neanche la Grande muraglia cinese – considerata la più grande opera di ingegneria, eretta dall’uomo a partire dal 200 A.C. e lasciata più volte cadere in rovina per gli enormi costi di manutenzione – nonostante i suoi oltre ottomila km di lunghezza è servita a proteggere adeguatamente l’impero cinese. Non è servita, in tempi più recenti, la francese Linea Maginot costruita tra le due guerre mondiali e subito aggirata dagli occupanti tedeschi nel 1940. Torniamo dunque all’idea di “costruire ponti” che non significa necessariamente accoglienza a qualunque costo, ma scambio, dialogo e aiuto reciproco e verso i meno fortunati. Non solo, ma può anche significare guardare al futuro con più attenzione, alla salute dell’intero pianeta e a come preservarlo. E questa è l’altra parte del messaggio che – come abbiamo ricordato il mese scorso – ci arriva dai molti, tantissimi giovani che in questi mesi rivendicano il diritto al loro futuro. A nulla serve ostinarsi a far finta che repentini cambiamenti climatici siano così lontani da non toccarci. Alla vigilia di un appuntamento elettorale per l’Europa imboccare l’una o l’altra strada può essere determinante. Certo abbiamo un’Unione che è decisamente sotto le aspettative, molto più incline alle valutazioni economiche che al benessere delle persone, che non ha una voce sola in politica estera, che non sa prendere posizioni. Ma non per questo si deve dissolvere, anzi è nostro compito cercare di migliorarla. E per finire con “i ponti” ci sia concessa una battuta. Un plauso deve andare ai nostri parlamentari, maestri pontieri, che in occasione delle festività pasquali hanno deciso unanimemente 17 giorni di vacanza alla Camera dei Deputati e ben 24 al Senato. Sergio Tolosano

Fridays for future

ragazzi Accogliendo l’invito di Greta Thunberg, la sedicenne attivista svedese che dal 20 agosto del 2018 ha protestato, in sciopero scolastico, seduta di fianco al parlamento svedese, per sostenere il movimento ambientalista, migliaia di studenti in decine di città nel mondo si sono dati appuntamento ogni venerdì dando il via ai “Fridays for future”.

Venerdì 15 marzo il movimento è diventato globale con marce, manifestazioni e flash mob. Ben 140 gli appuntamenti in Italia, migliaia nel resto del mondo. I giovani seguono l’esempio di Greta e spendono il loro venerdì pensando al futuro. L’iniziativa dei ragazzi – che rivendicano legittimamente il loro diritto semplicemente ad un “futuro” – investe gli adulti tutti, e in primo luogo i governanti, di un grande tema del quale si è sempre parlato molto, senza far seguire i fatti alle parole e ci pone davanti agli occhi le forti implicazioni che i cambiamenti climatici stanno provocando, spesso manifestandosi in modo disastroso. Negare il problema ed ostentare ottimismo come sta facendo, per esempio, il presidente degli Stati Uniti –paese peraltro alle prese con problemi non indifferenti: siccità da un lato, inondazioni dall’altro; freddo intenso e rapidi aumenti di temperatura – accontenterà le lobbies dei potenti ma non fa che aggravare la situazione. Situazione che ha bisogno davvero di un impegno globale. Si dirà, è una questione grande e lontana. In realtà anche Dronero, la sua valle, il cuneese negli ultimi anni hanno dovuto fare i conti con scarse precipitazioni invernali, frequenti alti e bassi della temperatura e magari piogge brevi ma molto intense, con vento e grandine nel resto dell’anno. Quindi anche noi siamo coinvolti e, per quanto singolarmente non possiamo cambiare i destini del pianeta, siamo chiamati a prenderci carico di questa richiesta così forte e disarmante che arriva dai ragazzi di tutto il mondo. Un piccolo contributo lo possiamo dare evitando sprechi con un utilizzo più cosciente dell’energia, dando impulso alla cosiddetta “economia circolare” contribuendo al massimo riciclo, meglio ancora producendo meno rifiuti, scegliendo ad esempio prodotti che abbiano meno imballaggi o imballaggi interamente riutilizzabili. Anche indirizzare i consumi su prodotti di stagione e di prossimità ha un suo positivo impatto sull’ambiente. Insomma ricordare che la richiesta può stimolare l’offerta e non viceversa è già un passo avanti. Questa Terra è unica e non esiste un piano B! Sergio Tolosano

Salviamo le edicole

ragazzi L’editoria è in difficoltà ormai da tempo, è noto. È forse meno nota la grave crisi del sistema edicole. Due nel centro storico di Dronero hanno chiuso in pochi anni, l’ultima a fine Dicembre.

Se però alziamo lo sguardo oltre la nostra città, vediamo che il problema è davvero pesante e generalizzato. Anche la RAI, lo scorso 5 novembre con la trasmissione Report – in un servizio intitolato “Edicole SOS”- ha dato evidenza ad un disagio di proporzioni enormi. Le edicole stanno scomparendo e il fenomeno è evidente perchè nelle nostre città, paesi e quartieri, quasi ogni giorno si nota una saracinesca abbassata con un cartello “vendesi” in bella mostra. Da tempo le edicole denunciano anche l’effetto devastante dell’ultima deregulation voluta dal governo Monti con il decreto legge 179/2012, che di fatto, ha tolto ogni paletto alle nuove aperture di reparti ad hoc nella grande distribuzione. Il reportage condotto da Bernardo Iovene su Rai3 (con i dati aggiornati al 2018) ci informava che sono rimaste circa 26 mila edicole contro le 40 mila degli scorsi anni, mentre i guadagni degli edicolanti si sono ulteriormente ridotti a meno del 20% (ciò significa che incassano assai meno di 30 centesimi ogni quotidiano venduto) e molti hanno dovuto proporre servizi e prodotti diversi da quelli classici da edicola (ricariche di cellulari, fotocopie, ricezione pacchi, servizio di pagamento multe, etc). I quotidiani (sorretti in buona misura da finanziamenti pubblici che si vorrebbero abolire e da pubblicità in calo costante) sono acquistati ormai solo da “lettori vecchio stampo” (per lo più over 50) riducendo significativamente la tiratura, mentre sul fronte dei libri è un dato statistico che il 60% della popolazione non ne ha letto nemmeno uno negli ultimi 365 giorni. I rapporti della FIEG (Federazione italiana Editori Giornali) sull’industria dei quotidiani parlano di un fatturato di oltre 41 miliardi di euro nel 2007, sceso a circa 30 mld a soli 8 anni di distanza (con un calo del 26%). Nell’ambito dei soli quotidiani, il fatturato è passato da 4 mld a 2 scarsi e la diffusione che nel 2007 era di 5,4 milioni di copie (+4 milioni di copie gratuite), nel 2015 è scesa a 2,9 milioni di copie (compresi i giornali gratuiti). E non ha risolto il problema neanche la vendita di copie digitali (il rapporto è 1 copia digitale in più, 10 copie cartacee in meno). Evidenziare il problema non significa certo risolverlo, né saremmo in grado di farlo. Tuttavia qua e là fioriscono nuove iniziative dalle semplici raccolte di firme avviate ad Alessandria per focalizzare l’attenzione sul problema a quella promossa dal comune di Torino e che verrà avviata già a partire da metà marzo. Assegnare alle edicole la possibilità di emettere certificati anagrafici per i residenti: Stato di famiglia, certificato di residenza e nascita grazie al portale TorinoFacile. Per il rilascio e la stampa dei certificati il richiedente pagherà all’edicolante, per ogni documento, 2 euro 50 centesimi, a cui eventualmente si aggiungerà il costo della marca da 16 euro per i documenti richiesti in carta bollata. Certo nei piccoli paesi le soluzioni sono ben più difficili.

ST