Aree Interne. Istruzione e Formazione

casa Il Consiglio dell’Unione Montana Valle Maira venerdì 10 marzo ha definitivamente approvato il documento Strategia Aree Interne con una larga maggioranza, tre consiglieri contrari e un astenuto sui 14 presenti.

Nel numero scorso del giornale si era parlato del piano nelle sue linee generali, ora incominciamo ad entrare nei singoli capitoli e nelle varie aree tematiche di intervento contenute nel documento. Il primo pilastro della Strategia prevede il rafforzamento dei servizi essenziali dedicati alle popolazioni locali attraverso 3 ambiti: istruzione e formazione, trasporto pubblico, servizi socio-sanitari.
Cosa prevede il piano per il capitolo “Istruzione e Formazione”? Istruzione e formazione sono evidenziati come elementi fondamentali per lo sviluppo dell’area e gli interventi sono pensati per rispondere ad alcuni problemi strutturali come la scarsa consistenza numerica di docenti e alunni, il frequente turnover del personale docente, la “distanza digitale” rispetto ad altre zone, la poca rispondenza degli indirizzi di istruzione secondaria e professionale alle specificità e alle produzioni del territorio. L’articolazione della strategia individua delle azioni di tipo generale per tutta l’area come incrementare l’organico degli insegnanti, incentivare la permanenza dei docenti (es. messa a disposizione di spazi abitativi a canoni agevolati), favorire la collaborazione tra scuole e realtà economiche, innovazione tecnologica digitale nella didattica.
Oltre a queste azioni generali sono previsti poi interventi specifici locali previo approfondimento di fattibilità e sostenibilità gestionale: mantenimento di plessi di ridotte dimensioni e di pluriclassi (ristrutturazione scuola elementare di San Damiano), attivazione di nuovi plessi mediante recupero di strutture come la realizzazione del “micronido” a Valgrana, creazione di spazi di studio e co-working sia in valle sia a Cuneo per gli studenti delle superiori, accorpamento di plessi esistenti in “nuove scuole di valle per il territorio” sul modello già operante della scuola di valle di Monterosso Grana.
Il progetto di costruire una nuova scuola di valle a Prazzo, abbattendo una parte della ex Caserma Pisacane che accorpi la scuola primaria presente in loco con la scuola secondaria di Stroppo, è rivolto a migliorare l’offerta di servizi scolastici con strutture innovative per gli scolari dell’alta valle e per attrarne anche dal fondovalle e dalla pianura. Il complesso pensato a misura delle nuove tecnologie digitali dovrebbe comprendere, oltre una sezione di scuola primaria per l’infanzia, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado, anche una mensa attrezzata con un proprio centro cottura ed una foresteria dedicata ad ospitare gli alunni e gli insegnanti che optino per l’alloggiamento in valle durante la settimana.
E’ prevista anche la realizzazione di spazi per lo svolgimento di corsi di formazione e aggiornamento su temi e materie legati ai mestieri e alle tradizioni locali. Gli edifici sono progettati a risparmio energetico di tipo passivo e ottimizzazione con utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, costo preventivato 3,5 milioni di euro, gran parte su Fondi Europei di Sviluppo Regionale e parte con altre forme di finanziamento. Oltre la dimensione strutturale il progetto prevede percorsi formativi articolati per fasce d’età (da 0 a 6 anni, 6/10 anni e 11/18 anni) attraverso il sostegno anche a progetti condivisi scuola-famiglia per la conoscenza del territorio, gemellaggi con altre aree che sperimentano modelli innovativi, creazione di uno “sportello” famiglie insegnanti.
Dopo la scuola dell’obbligo il piano individua proposte formative mediante la collaborazione con altri enti, istituti ed aziende, progetti di alternanza scuola-lavoro, “spazi di collaborazione” nelle due vallate attrezzati dal punto di vista digitale e pensati per sviluppare formazione/ricerca sul territorio e di collegamento con altre aree per diplomati e laureandi/laureati, corsi di formazione e aggiornamento professionale per adulti. L’attivazione di questi percorsi è legata a collaborazioni attivabili con altre agenzie formative operanti in valle come l’ Azienda Formazione Professionale AFP e l’Istituto Alberghiero di Dronero, ipotizzato anche con l’azienda FALCI un progetto di riscoperta e sviluppo di lavorazioni legate al ferro battuto.
Con due Università sono già in corso collaborazioni collegate alle finalità della Strategia Aree Interne: l’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche di Pollenzo ha previsto un accordo per l’individuazione e la promozione di “un paniere” di prodotti alimentari selezionati ed eccellenze locali, UNIMONT di Edolo (BS), che già collabora con la scuola di Monterosso, dovrebbe permettere alle due scuole di valle di diventare “antenne territoriali” dell’Università della Montagna per la certificazione dei percorsi formativi a distanza attraverso le infrastrutture tecnologiche localmente a disposizione.
Questo primo capitolo mette in luce come sia da pensare un cammino di transizione e di ottimizzazione da quanto esiste già oggi alle future realizzazioni previste, per esempio dalla Scuola Convitto di Stroppo alla futura Scuola di Valle a Prazzo, e come questo passaggio debba prevedere il coinvolgimento di tutti gli interlocutori direttamente o indirettamente interessati. I temi dell’istruzione e della formazione che riguardano i giovani, e quindi il nostro futuro, sono alla base di ogni sistema e la valle dovrà cercare su aree interne (e non solo) di “fare sistema”.
Questo piano strategico ricordiamolo ha come obiettivo generale il miglioramento della qualità di vita dei residenti nell’intera area delle due valli Maira e Grana e di coloro che saprà col tempo attrarre.

Mario Piasco

L’escolo de mountanho

nizza A Stroppo il piccolo museo de “L’escolo de mountanho”. Cartelle di legno, piedi sempre bagnati negli zoccoli

L’aula era piccola, piccola anche la stufa accesa con i pezzi di legno portati da ogni bambino. Per andare da casa a scuola s’andava sulla slitta, se c’era; altrimenti a piedi.
«Per sapere dove andare bisogna conoscere da dove arriviamo», sostiene Roberta Bottero, la volontaria che ci fa visitare “L’escolo de mountanho” nel municipio di Stroppo, in Borgata Paschero, alta Valle Maira, 1000 m s.l.m.
«L’idea di raccogliere il materiale per allestire questo piccolo museo era venuta nel 1991 ai ragazzi del convitto di Stroppo, continuata poi dalle maestre Lucia e Adriana Abello con i ragazzi delle elementari di Dronero nel 1994/95», spiega Roberta.

Il museo è in due piccole stanze: la prima raccoglie materiale scolastico dalla fine dell’Ottocento agli anni Settanta. Fa eccezione il quaderno di latino di Andrea Einaudi, studente nel collegio di Saluzzo nell’anno 1839/40: un cognome famoso, come quello del primo presidente della Repubblica italiana, nato a Carrù nel 1874, ma figlio di Lorenzo, nato proprio a San Damiano Macra.
Tra il materiale d’epoca, salvato dall’erosione del tempo, ci sono pagelle, quaderni neri con filo rosso, carta assorbente, registri, documenti di insegnanti, fotografie di classi con i bambini che fermi accanto alla maestra fissano l’obiettivo.

Sono esposti i lavori di ricerca degli scolari degli anni Duemila che hanno ricostruito la vita dei loro nonni, e dei nonni dei nonni, quando la valle era molto abitata, tanti i ragazzini che andavano a scuola con maglioni e calze di lana, immaginiamo filata dalle madri che allevavano le pecore sambucane. Ai piedi “costantemente bagnati”, scrivono, gli zoccoli.
Venivano a scuola dalle undici borgate di Stroppo, case arrampicate sul versante soleggiato della valle, quello settentrionale come San Martino, l’ultima borgata prima del vallone di Elva.
Non c’era televisione, non si leggevano giornali. Per imparare a conoscere e ad evitare i pericoli c’erano, appesi nelle aule, i manifesti dell’Inail, testimoni di un mondo scomparso. Grandi, con figure colorate di bambini e ragazzi in situazioni della vita di ogni giorno ma potenzialmente pericolose. Un grande sole e l’avvertimento di evitare un’insolazione; coprire gli occhi per non essere accecati dai chicchi di grano durante la mietitura; fare attenzione ai calci delle bestie; non toccare le bombe nei campi; non legare al polso la corda che tiene un animale; non cadere dagli alberi… E anche i primi consigli su come affrontare l’incontro tra pedoni e auto.
Colpisce la grafia accurata frutto di lunghi e faticosi esercizi forse indispensabili in un tempo senza computer e stampanti.

In una vetrinetta il volume dell’atlante geografico “muto” del 1913, senza nessuna indicazione per allenare gli allievi a riconoscere e indicare paesi, montagne, città.
Nella seconda stanza è ricostruita un’aula con i banchi di legno a due posti con sedile reclinabile, il foro per il calamaio in ceramica, il gancio per la cartella a lato. Sopra libri, pennini, e incredibili cartelle… di legno; dietro la cattedra appesi i grembiulini neri con il grande fiocco blu. Pendono dai muri, accanto alle carte geografiche, le foto del re Vittorio Emanuale III e del generale Armando Diaz.
Daniela Bruno di Clarafond

L’escolo de mountanho, Borgata Paschero, 12, Stroppo. Visite scuole su prenotazione, Municipio di Stroppo, tel. e fax 0171 999112.

Metrò delle Alpi

nizza Uno studio ambizioso per la mobilità della Granda. Il metrò delle Alpi?

Assai ambizioso, se non addirittura utopico lo studio di una possibile soluzione ad uno dei nodi essenziali che la “Granda”ha da sempre ha avuto, quello dei collegamenti interni tra le varie aree territoriali della provincia
Da tempo si sapeva che era in corso un lavoro, affidato ad un gruppo di tecnici specialisti, grazie ad un finanziamento della Fondazione CRC.
Finalmente il 2 luglio scorso è stato presentato a Cuneo uno studio intitolato significativamente “Metro-Granda”.
Un lavoro assai complesso che poggia sulla rete ferroviaria della nostra provincia, sia quella attualmente ancora in funzione e sia sfruttando anche le tante linee ferroviarie che Trenitalia ha dismesso in questi ultimi anni: in particolare è stato illustrato un progetto che potrebbe essere messo in funzione in tempi abbastanza celeri e senza grandi spese.

Si tratta di un anello che ha come punti di appoggio Bra passando per Savigliano, Saluzzo, Cuneo e poi Mondovì.
Questa prima realizzazione avrebbe il risultato di collegare ben 5 delle sette città principali della nostra provincia: sarebbe finalmente la realizzazione di quel “metrò delle Alpi”, un nome che era stato dato all’ inizio del ‘900, quando venne costruita la ferrovia Torino-Airasca-Saluzzo-Cuneo con la ulteriore diramazione verso Dronero.
Sarebbe certo un primo grande passo per i difficili collegamenti interni di una no provincia, che usa trasporti prevalentemente su gomma, pur avendo un invidiabile rete di rotaie.
Ma è inutile farsi troppe illusioni: il trattamento che Trenitalia ha riservato alla Cuneo-Ventimiglia -Nizza non lascia spazio a grandi speranze!

Franco Bagnis

Genepì

nizza Di fiore in fiore Genepì, la più piccola delle Artemisie per un grande liquore.

È una pianticella di Artemisia, della famiglia delle Composite, che cresce spontanea ad alte quote in montagna e si sviluppa nei pascoli sassosi tappezzando con ciuffi argentei gli impervi dirupi alpini fino ai 3000 metri delle nostre Alpi Marittime e Cozie. Difficile raccoglierla per l’irraggiungibilità dei siti e, giustamente protetta da normativa, vien utilizzata da abili montanari che ne tagliano le sommità fiorite, riunite in forma di spiga color giallo, con un coltellino a roncola che non ne danneggi il minuscolo apparato radicale così da evitare l’estinzione di questa preziosa specie. Ritualità questa che rimanda ad altre storie – come la raccolta del vischio col falcetto d’oro da parte dei Druidi – a connotare un autentico rispetto verso la natura che si esprime nella sacralità del gesto di chi ad essa si accosta per farla propria.

In Piemonte e in Val d’Aosta, per tradizione, è la base dell’omonimo liquore: il Genepì, amaro-tonico dal sapore particolare di fresca e intensa gradevolezza, ottima bevanda alcolica come aperitivo e vermouth, sia per stimolare l’appetito sia come digestivo. Un tempo, preziosamente serbato in tutte le case per la stagione invernale, era ritenuto indispensabile per combattere il freddo ed evitare il congelamento. Dato l’uso familiare, le ricette tramandate per la preparazione del Genepì variano una dall’altra per tempi, dosaggi e impieghi della pianta, pur rimanendo costanti i principali componenti del liquore: fiori e foglie, freschi o seccati, alcol a 95°, acqua e zucchero. Dalla narrazione degli anziani il Genepì era poi ritenuto un eccellente rimedio per il cosiddetto ‘mal di montagna’, che, negli individui sensibili alle altitudini più elevate, si manifestava con sintomi di vario tipo quali nausea, vertigini e giramenti di testa. Le varietà lessicali più usuali da noi sono ‘genepin’, a Limone ‘èrba argenta’ e a Entracque ‘argentina’.

Il Genepì è la più piccola delle Artemisie, nella botanica popolare distinte anche in ‘mascle e fumela’ cioè maschio e femmina, di cui si contano numerose varietà pregiate per tisaneria e liquoristica, tra cui le ‘pontica’, ‘glacialis’ e ‘absinthium’.
Quest’ultimo, comunemente nota come Assenzio, fin dall’antichità, per le sue apprezzate proprietà terapeutiche, veniva offerto in premio ai vincitori delle gare fra le quadrighe in Campidoglio (Plinio). Anche detto ‘Erba Santa’ in quanto dispensatore di salute e virilità nonché dell’incorruttibilità materiale e spirituale, ancor oggi ci accompagna nei nostri brindisi con l’ormai millenaria esclamazione: ‘Alla salute!’ o ‘A la santé!’. D’altro verso, come emblema di amarezza esistenziale espressa nel metaforico“amaro come l’assenzio”, ha dato il proprio nome ad una bevanda ritenuta intossicante di cui fecero uso celebri letterati e artisti nel primo Novecento per alterare il proprio stato di coscienza a stimolo della creatività. Celebre il quadro di Degas che ritrae individui sotto l’effetto di quella che vien pure menzionata come Erba dell’oblio viste le gravi conseguenze neurologiche originate dal suo uso protratto.

L’Artemisia ‘ vulgaris’ è, tra tutte, la più comune e diffusa, dai monti al mare nei terreni poveri e incolti, lungo i margini di strade o nelle vicinanze di ruderi dove cresce spontanea e vivace, senza nulla chiedere, superando anche il metro in altezza. Molto ramificata, facilmente distinguibile dall’assenzio, già nel suo nome – dall’aggettivo greco ‘artemés’ – sano/integro-, e da ‘artemia’ che significa ‘buona salute’- si connota come pianta medicinale. E, proprio in virtù delle sue riconosciute doti digestive, toniche, regolatrici del sistema nervoso e soprattutto del flusso mestruale, si è guadagnata a buon diritto il titolo di rimedio principe dei disturbi femminili. Erba delle donne e pianta lunare dedicata ad Artemide detta anche Selene o Diana, casta dea della Luna e delle foreste, che per prima l’avrebbe scoperta – secondo la teoria delle segnature- è adatta a risolvere problemi di salute connessi ai liquidi corporei (sangue e linfa). Ma è anche tra le principali erbe di San Giovanni, chiamata anche ‘Corona di San Giovanni’ bruciata scaramanticamente nei falò ‘scacciadiavoli’ durante i riti del solstizio. Presso gli antichi greci veniva utilizzata per curare l’epilessia, detta ‘mal della luna’ forse per la ciclicità sintomatica di questa malattia.
Simbolo augurale di buon viaggio, veniva dipinta sulla portiera delle carrozze come simbolo apotropaico per scongiurare gli incidenti stradali, uso passato poi alle automobili fino al 1930 (Cattabiani). Come ci riferisce l’ Herbarium Apulei del 1481, fin dall’antichità si consigliava ai viandanti di portarne con sé un ramo per non sentire la fatica ed essere protetti durante il cammino, sia in senso fisico che spirituale.

Gloria Tarditi

Un mese di Agosto da ricordare

nizza Turismo, un Agosto record di presenze turistiche nel Cuneese. Positivo riscontro anche in Valle Maira

“Un mese di agosto da ricordare”. Così il neo Presidente dell’A.T.L. del Cuneese Mauro Bernardi – in carica dal maggio scorso – descrive questo periodo estivo che ha portato in provincia di Cuneo molti turisti, sia italiani che stranieri. “Non posso che esprimere grande soddisfazione per i risultati che i nostri operatori ci stanno comunicando: questo è indice del fatto che il nostro territorio funziona. Abbiamo un turismo di qualità grazie al fatto che i principali elementi attrattori sono l’outdoor e la gastronomia. Strutture ricettive rispettose dell’ambiente, servizi ad hoc per gli ospiti, cortesia e genuinità fanno del nostro territorio una meta prediletta per le vacanze: ci dobbiamo credere tutti insieme”.
“È un agosto record, quello che stiamo vivendo dopo un mese di luglio un po’ “stanco”. – dichiara il Direttore dell’A.T.L. del Cuneese Paolo Bongioanni – L’estate è partita tardi nel territorio del Cuneese, ma i frutti delle campagne che abbiamo messo in atto e che accompagneranno la promozione del territorio fino alla metà del mese di settembre presentando le montagne attraverso le molteplici attività outdoor praticabili, finanziate grazie al fatto che siamo riusciti ad aggiudicarci dei progetti europei, stanno dando i risultati che ci auguravamo, soprattutto sui mercati stranieri in crescita già dal mese di luglio. Questa crescita, così significativa sul mese di agosto, non potrà che influire positivamente sui bilanci finali di arrivi e presenze turistiche, in quanto è il mese che genera i numeri più alti. Basti pensare che lo scorso anno, straordinariamente positivo per numero di turisti, se a luglio abbiamo registrato 46.651 arrivi per un totale di 158.836 presenze, nel mese di agosto i numeri hanno parlato di 57.944 arrivi e di 225.732 presenze. Si capisce così che un sensibile aumento percentuale nel mese di agosto influisca in modo determinante sull’intera stagione.”.
L’A.T.L. ha sondato il territorio chiedendo ad operatori del turismo ed amministratori riscontri sui grandi numeri di presenze turistiche che, grazie anche al meteo favorevole, hanno caratterizzato questo agosto in provincia di Cuneo. Ecco quanto ci è stato riferito.
Il titolare dell’Hotel Marguareis di Artesina, Sergio Ferrando: “Il mese di agosto ha visto un buon movimento di persone in settimana, con picchi incredibili nei weekend. Da sabato 13 a lunedì 15 Artesina è stata letteralmente invasa da persone che hanno soggiornato e vissuto uno spettacolare Ferragosto in montagna. Questo anche grazie ai moltissimi eventi organizzati che hanno animato le giornate e le serate dei turisti. L’onda lunga sta continuando: abbiamo quindi avuto un significativo, e direi anche incoraggiante, riscontro di presenze”.
Matteo Eula, gestore del Rifugio Don Barbera in alta Val Tanaro comunica: “Stiamo lavorando bene, grazie anche al meteo che ci ha favoriti per tutto il mese di agosto. La strada Limone-Monesi è aperta e questo sicuramente incide notevolmente sugli arrivi. Le presenze 2016 registrano un leggero incremento rispetto agli anni passati, nonostante la stagione estiva sia partita lentamente, a causa delle previsioni meteo che spesso ci hanno penalizzati. Per il mese di luglio i turisti in arrivo sono stati per lo più tedeschi, mentre ad agosto sono aumentati gli italiani”.
Alberto Anello, Sindaco di Casteldefino si dichiara soddisfatto: “Questo che stiamo vivendo è sicuramente un ottimo agosto in termini di presenze turistiche, per tutta la Valle Varaita. Casteldelfino, così come le altre località in valle, ha organizzato per l’estate nuovi eventi, di qualità, capaci di attrarre nuovi turisti. L’essere parte del Parco del Monviso aiuta sicuramente a veicolare le informazioni e ad attrarre turisti amanti dell’outdoor, che qui possono vivere esperienze a 360° con trekking, escursioni in bici ed in mtb. Ristoratori ed albergatori hanno registrato un tutto esaurito”.
Tutto esaurito per il Ferragosto anche al Campeggio Valle Gesso di Entracque dove i titolari Fabrizio e Manuela Fenocchio non hanno potuto soddisfare tutte le richieste di pernottamento dei turisti in arrivo. Ottimo mese, dunque, che ha visto l’arrivo di turisti sia italiani che stranieri, con in primis Olanda, Germania e Francia.
All’Hotel Regina delle Alpi di Pietraporzio la Sig.ra Maura Occelli si dichiara soddisfatta: “L’hotel è stato prenotato completamente per tutto il mese di agosto. Buone anche le prenotazioni per il ristorante. Qui si è registrato un maggior passaggio di turisti italiani rispetto agli stranieri ed il soggiorno medio è variato dai 5 ai 10 giorni”.
Fabrizio Fea, titolare del Rifugio Viviere ad Acceglio, conferma i numeri positivi per la stagione estiva: “Il Rifugio Viviere ha solo 5 camere ed ho avuto un tutto esaurito per tutta l’estate. Addirittura, per il weekend di Ferragosto, ho dovuto dirottare su altre strutture la prenotazione di più di 30 camere e la mia prima camera disponibile è per settembre. Il 90% dei turisti sono stranieri, con una crescita del 5% rispetto all’estate 2015; gli italiani salgono da noi soprattutto per pranzare al ristorante, ma pochi pernottano. Credo che tutta l’alta Valle Maira stia godendo di buoni numeri in termini di presenze”.
Anche in Valle Tanaro successo di turisti. Il Sindaco di Ormea Giorgio Ferraris ci ha raccontato: “Da venerdì 12 a martedì 16 agosto le panetterie di Ormea sono state letteralmente prese d’assalto: code di persone si sono create fuori dai negozi per tutto il mattino e parte del pomeriggio. Impossibile poi trovare un parcheggio libero. Questo afflusso concentrato su agosto ha compensato un mese di luglio più tranquillo, che ha visto presenze turistiche concentrate solo nei fine settimana”. Anna Doria, responsabile dell’Ufficio Turistico di Ormea ha confermato: “Nel mese di agosto abbiamo registrato un aumento consistente di turisti, soprattutto escursionisti stranieri: olandesi in primis, tedeschi, francesi, con passaggi provenienti anche da Repubblica Ceca, Lettonia, Europa dell’est, Finlandia, Inghilterra ed America. Molti, sa italiani che stranieri, risalgono dalla Liguria unendo così alla vacanza marittima il piacere della montagna cuneese. Ho anche rivisto ad Orma – continua Anna Doria – un operatore francese conosciuto lo scorso anno in occasione della Borsa Internazionale per il Turismo Outdoor organizzata dal Comitato WOW, tornato per raccogliere gli ultimi dettagli utili ad inserire Ormea e più in generale la Valle Tanaro come destinazione nei suoi pacchetti turistici dedicati al mare ed alla montagna”.
Monica Rosso titolare dell’Hotel La Ruota di Pianfei si dichiara molto soddisfatta: “I soggiorni presso la nostra struttura durano in media 3, 4 giorni. Chi arriva da noi si dimostra interessato a visitare sia Cuneo che Mondovì. Noi offriamo a tutti la possibilità di scoprire l’intero territorio omaggiando gli ospiti di una cartellina con tutto il materiale informativo e promozionale utile per vivere una vacanza al top. In forte aumento rispetto agli anni passati le presenze straniere, molto al di sopra della media: l’hotel è stato riempito per tutto il mese di agosto. Il servizio piscina è sicuramente un plus che ci permette di accontentare famiglie e clienti più esigenti”.
All’Hotel del Viale a Valgrana i titolari sigg.ri Lerda confermano un agosto positivo, in linea con gli anni precedenti. I turisti che soggiornano presso la loro struttura sono per lo più francesi.
Anche all’Ufficio Turistico di Cuneo città i passaggi sono cresciuti in maniera esponenziale. In settimana si sono tendenzialmente riscontrati passaggi più concentrati il lunedì ed il martedì (con oltre 60 passaggi giornalieri), con passaggi più diluiti sugli altri giorni della settimana (media di 35 passaggi giornalieri). In molti richiedono mappe ed informazioni su itinerari in MTB (soprattutto olandesi e francesi) od escursionistici. Tra gli utenti di passaggio nei mesi estivi, hanno prevalso gli olandesi, i tedeschi ed francesi, seguiti da turisti di nazionalità Belga. Nelle ultime settimane si sono registrati anche parecchi passaggi di spagnoli (Valencia, Pamplona, Siviglia e Cordoba), australiani, americani, canadesi, con due passaggi anche dallo Sri Lanka. Gli italiani in vacanza qui provengono soprattutto dal centro-nord (Lombardia, Liguria, Veneto e Toscana). La permanenza dei turisti di passaggio a Cuneo varia generalmente dai 5 ai 15 giorni.
Raffaella Giordano, InsiteTours, gestisce la Casa del Fiume nel Parco Fluviale Gesso e Stura a Cuneo: “Assolutamente positivo questo mese di agosto, con molte presenze di turisti italiani e francesi. In questi giorni sto accompagnando un gruppo di turisti provenienti da Latina alla visita del Cuneese. Questo gruppo pernotta a Mondovì per 7 notti ed in 8 giorni visiterà il territorio, dalla montagna alle città d’arte. A settembre torneranno i turisti inglesi, qui da noi per 3 settimane. E poi ancora altri gruppi di inglesi sono in programma per ottobre. Abbiamo già firmato i contratti con operatori inglesi per quanto riguarda il prossimo anno: una grande soddisfazione.”.
Cuneo, 22 agosto 2016

Fondazione Allemandi, sono aperti i bandi

2016 Come ogni anno la Fondazione Pietro Allemandi ha aperto i bandi per erogare Borse di Studio e servizi residenziali a studenti di Dronero e Valle Maira che frequentano le scuole Medie Superiori o i corsi laurea Universitari a Torino.

Incominciamo con il bando per le Borse di Studio, riservato a studenti delle scuole Medie Superiori residenti nel Comune di Dronero e Valle Maira, che si sono contraddistinti per merito nel corso dell’anno scolastico 2015/2016. Come previsto dalla Statuto dell’Ente, per poter partecipare occorre essere iscritti a scuole ad indirizzo tecnico o professionale ed avere ottenuto al termine dell’anno scolastico, appena concluso, una media finale superiore a 7,50/10. Nel caso in cui si tratti di una iscrizione al primo anno, occorre aver terminato il ciclo delle scuole medie Inferiori con una votazione superiore a 9/10 ed essere regolarmente iscritti ad una scuola con indirizzo tecnico professionale. Da quest’anno, in seguito alla recente riforma dello Statuto, nell’elenco degli istituti tecnici è stato inserito anche l’Istituto Alberghiero di Dronero. Per l’anno scolastico 2015/2016 il CdA della Fondazione ha deliberato di impegnare, a copertura di tale iniziativa, la cifra totale di Euro 12.000.

A seguire il bando per l’assegnazione di n.4 posti letto presso gli “Alloggi dello Studente” siti in Torino, Corso Rosselli. La struttura “Alloggi dello Studente” è costituita da una unità immobiliare, di proprietà della Fondazione Allemandi e gestita in proprio dalla fondazione stessa, che permette di assicurare allo studente un posto letto di assoluta qualità ad un prezzo estremamente competitivo rispetto ai valori correnti di mercato.
Per poter partecipare al bando occorre essere iscritti regolarmente ad una Facoltà Universitaria di Torino, aver conseguito una votazione media maggiore di 24/30 ed essere in regola con gli studi (non essere “fuori corso”) oppure, nel caso si tratti di una prima frequenza, essersi diplomati nell’anno scolastico 2015/2016 con una votazione finale maggiore di 80/100. Inoltre occorre avere un reddito ISEE, riferito al nucleo familiare, non superiore a Euro 44.000.
Il prezzo che verrà richiesto, per posto letto, è di Euro 130,00/mese, comprensivo di tutti i servizi.

Le domande di partecipazione a questi due bandi dovranno pervenire entro, e non oltre, il 3 settembre 2016 presso la sede della Fondazione Allemandi, in Via Giolitti n.47 (sede del Comune di Dronero).
La cerimonia di premiazione si svolgerà, come ormai da tradizione, la mattina del sabato coincidente con i festeggiamenti patronali di “Madonna di Ripoli”, quest’anno la data cade il sabato 10 settembre 2016.
Per eventuali informazioni è sempre possibile telefonare al Segretario della Fondazione, geom. Arnaudo Mauro, allo 0171.916551 – 335.7818753

MM

Denisia Bonelli eletta Sindaco di Prazzo

2016 I risultati nell’unico comune in alta val Maira impegnato in questa tornata elettorale hanno visto prevalere la lista “Insieme per Prazzo” di Denisia Bonelli eletta Sindaco con 75 voti sulla lista “Impegno per il paese del Chersogno” di Aldo Pellegrino 47 voti. Nel primo consiglio comunale del 16 giugno la Sindaca ha presentato la Giunta che nella sua composizione evidenzia lo spirito di collaborazione tra le due liste, come apertamente dichiarato prima delle elezioni.

Vicesindaco con assessorato al Personale e agli Affari istituzionali è il sindaco uscente Osvaldo Einaudi, mentre Aldo Pellegrino è l’altro Assessore con delega all’Urbanistica ed Edilizia Privata, con firma di atti e responsabilità gestionale verso l’Esterno, e delega all’Agricoltura.

Fanno parte del Consiglio neoeletto, oltre i già citati assessori, Felice Fortunato, Maria Rosa Garneri, Pasqualina Castellana, Renato Martino, Giacomo Allinei, Elisa Einaudi (della lista del Sindaco), Davide Capello e Fabrizio Bagnis (“minoranza”). Nella stessa seduta Osvaldo Einaudi è stato nominato rappresentante di Prazzo nel Consiglio dell’Unione Montana.

Una linea, quella della Sindaca Denisia Bonelli, che a giudicare da questi primi atti e dalle dichiarazioni programmatiche va nel segno della continuità politico amministrativa.

emmepi

A che punto siamo con l’acqua pubblica ?

2016 Dopo 5 anni dalla decisione referendaria dei cittadini di difendere la gestione pubblica dell’acqua stiamo ancora percorrendo una faticosa strada piena di ostacoli. La situazione è complessa, come dire molto “in corso d’opera” e soprattutto trattata marginalmente, a livello di informazione se ne sente parlare poco.

Questo silenzio istituzionale e il tempo che passa dovrebbero preoccuparci. Eppure il 12 e 13 giugno 2011 oltre 26 milioni di persone si recarono alle urne per bloccare il progetto di privatizzazione dell’acqua e lo stesso Matteo Renzi, allora Sindaco di Firenze, prima della scadenza referendaria pubblicava sul suo profilo facebook il post “Referendum. Vado a votare Sì all’acqua pubblica”. Per tornare all’oggi siamo alle prese sul piano nazionale con i decreti attuativi della Legge Madia, che riapre alle privatizzazioni dei sevizi pubblici e tra i cui obiettivi citati esplicitamente nella relazione di accompagnamento vi sono “la riduzione della gestione pubblica ai soli casi di stretta necessità” ed il “rafforzamento del ruolo dei soggetti privati”. Ma a suo tempo la Corte Costituzionale sintetizzava la decisione referendaria col “rendere estranei alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua”, come ricorda nel 5° compleanno il Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua Bene Comune. A fronte di questo braccio di ferro a livello centrale, sul piano locale i lavori dell’Ente di Gestione ATO4 provinciale sono fermi alla definizione della tariffe, argomento difficile da affrontare al momento del passaggio alla società unica di gestione. Per quanto attiene gli altri specifici punti del crono programma dei lavori si registra un ritardo sicuramente imputabile alla complessità delle scelte da operare, prima fra tutte quella della forma societaria nonostante le indicazioni propendano per quella pubblica. Nel nostro territorio la novità più importante è la decisione del Comune di Cartignano che a fine aprile ha deliberato il passaggio in ACDA, società interamente pubblica cui aderiscono una gran parte dei comuni cuneesi compresi Dronero, Villar, Roccabruna e Acceglio. Tra l’altro Acda in questi mesi si sta organizzando con altri acquedotti pubblici regionali per costituire una rete di gestori pubblici dei sistemi idrici, con termine inglese la Water Alliance Acque Piemonte. Gli altri comuni di Valle proseguono con la gestione Comuni Riuniti – Cogesi. La ormai prossima scadenza del 2017, a meno di proroghe difficilmente ipotizzabili, imporrà delle decisioni che non possono ignorare quanto espresso dai referendum del 2011. In questi prossimi mesi sarebbe auspicabile da parte di tutti, Cittadini e Amministratori, una maggiore “vicinanza” nell’interesse del bene comune acqua.

Mario Piasco

“Anen… anen”

moderno “Anen… anen” è l’invito espresso in lingua d’oc “andiamo” ad esplorare una realtà come quella sentieristica che costituisce un tesoro incastonato nella media Valle Maira e che merita una attenzione particolare per quel che può esprimere. E se i frutti si vedono dal mattino le affollate serate di diffusione del progetto Spazio Outdoor Anen Anen che si sono tenute a S.Damiano Macra nel mese di marzo sono state davvero un bell’inizio.

Tecnici, operatori ed esperti di valle insieme al padrone di casa Ermanno Bressy della Compagnia del Buon Cammino per tre lunedì successivi si sono confrontati nel tracciare le peculiarità di una “filiera” collegata al rilancio di questi sentieri di media valle. I Comuni di Cartignano, San Damiano, Macra e Celle Macra si sono messi insieme per promuovere 4 sentieri simbolo della nostra valle come il Sentiero dei Caprioli, il Sentiero intorno al Podio di San Damiano, il Sentiero dei Ciclamini ed il Sentiero degli Acciugai.
Esperti di outdoor, di mountain bike e guide alpine coordinati da Manuela Garino hanno presentato, dal punto di vista tecnico, la rete sentieristica e le offerte sportive e turistiche di questa parte del territorio. Secondo Garnero dal punto di vista storico e della tradizione e Dino Oggero da quello architettonico ed artistico hanno sottolineato l’unicità della Valle Maira sotto molti aspetti. La serata conclusiva ha riunito al tavolo i “testimoni” dei cambiamenti di tutta una valle: da Nino Perino storica guida del soccorso alpino e tanto di più a Gianni Pilotto ideatore dello SherpaBus, dagli amministratori locali ai volontari dei servizi per le persone, per arrivare ai giovani nuovi imprenditori (albergatori, allevatori caseari, artigiani del legno) che hanno scelto di investire su un futuro legato a questo territorio.

Anen Anen è un progetto diverso che si appoggia sulle Pro Loco con quella di Celle capofila, che vede gli operatori economici locali e gli esercizi commerciali chiamati a svolgere anche il ruolo di “ufficio turistico diffuso”. Tutti e quattro i sentieri presentano un tracciato ad anello, di media lunghezza, facile ed utilizzabile da tutti gli escursionisti anche dalle famiglie; il percorso situato in media valle ed a media altitudine è altamente fruibile praticamente in tutte le stagioni, persino per certi tratti in inverno. Il progetto Anen … Anen completa ed integra percorsi già conosciuti e più in quota come il GTA (Grande Traversata delle Alpi) e il Percorso Occitano sui due versanti di valle; una rete che necessita anche di una attenzione nella sua corretta gestione per quanto riguarda la segnaletica, la manutenzione e la pulizia. L’interesse riscosso dal progetto ha fatto emergere una voglia di fare comune, dal basso, volontaristica che va sostenuta anche dalle istituzioni vista la ricaduta sulle comunità locali.

Oggi è ormai evidente come “andare per sentieri”, o se si preferisce l’escursionismo o il trekking, non ha solo a che fare con il benessere fisico del camminare immersi nella natura, ma è sempre più legato a tante altre sfere di interesse: arte, storia, tradizioni, cultura, comunità, economia e prodotti locali. Questa rete sentieristica insieme a quella dell’alta valle diventa sistema e attiva una “filiera” con interessanti ricadute economiche. In una valle, la Val Maira, che alla fine sembra aver avuto ragione a rimanere in fondo sempre sé stessa, a cambiare adattandosi alle nuove esigenze, ma a “modo suo” e con un po’ di resistenza; non come le mode del momento richiedevano, per esempio con grandi impianti sciistici. Una valle che ora si vede premiata e cercata da un turismo sostenibile spesso fatto di stranieri e da forme di recupero edilizio di qualità che portano anche nuovo lavoro. Vale la pena di riflettere e di far tesoro di questo insegnamento anche per le scelte che ci attendono.

Mario Piasco

Tetti di Dronero: un frutteto senza chimica

mela Dalle mele succhi di frutta e aceto. “Nomen omen” (il nome è un destino), osserva Fulvio Romano. Mi ha accompagnato a intervistare una sua ex allieva (sui banchi dello Scientifico di Cuneo, dove insegnava storia e filosofia): è Livia Pomero, facile pensare a pom, mela, e a pomè, melo.

Siamo a Tetti di Dronero, valletta laterale della Valle Maira con un clima particolare, adatto alla coltivazione delle mele. Giovan Battista e il fratello Marco, padre e zio di Livia, quarant’anni fa avevano impiantato un frutteto di golden. Una novità che si vendeva bene, perché gustosa e tardiva. Un acquirente veniva fin da Ferrara. Il successo spinse molti altri a battere la stessa strada. La produzione di golden si moltiplicò e l’implacabile legge della domanda e dell’offerta produsse i suoi effetti: i prezzi calarono, la coltivazione cessò di essere conveniente.

Per restare sul mercato erano necessari lavorazioni e trattamenti costosi. Erano proprio indispensabili? «Stavamo andando in direzione opposta al buon senso», commenta ora Livia. «Io e le mie sorelle cominciammo a pensare a qualche tipo di mela che avesse meno bisogno di cure e di tecniche artificiali. Pensammo che le varietà locali avrebbero corrisposto a questa esigenza: se nasci in un posto sei già vaccinato a quel microclima. Trovammo un esperto, Giorgio Riba di Monastero, che, tutto a mano, reinnestò a corona le varietà locali: “carpendù”, renette “ravè vert” e “burass”».

Ne valeva la pena? Eccome: se il frutteto “straniero”, come quello delle golden, ha una vita di 20 anni quello autoctono arriva a 40 anni, con meno lavoro e meno spesa.

«Mio padre mi aveva insegnato a fare il primo trattamento quando il fiore di melo sembra avere delle orecchiette di topo e sta per aprirsi. Ma io volevo arrivare a non usare più prodotti chimici, ad avere un frutteto che funzionasse da solo, altrimenti Il costo economico ed energetico sarebbe rimasto troppo alto per poter rientrare delle spese vendendo i frutti». Si sarebbe potuto raggiungere quell’obiettivo? Sì: Livia ebbe conferma alle sue intuizioni dall’incontro con Pietro Zucchetti fondatore dell’istituto italiano di permacultura. È un metodo che insegna ad arricchire il suolo diversificando e scegliendo le specie, ad utilizzare l’acqua piovana filtrata, a preparare e impiegare il compost.

«Ora sogno di vivere qui in un’isola di permacultura, con il frutteto e la casa», spiega Livia. «come ha fatto Zucchetti a Scagnello, sopra Ceva. Ci ha mostrato foto della campagna cuneese di cinquant’anni fa: il terreno era fertilissimo, con tanti alberi di diverso tipo, arricchito dalla biodiversità mentre le attuali monoculture lo impoveriscono».

Altri spunti e suggerimenti preziosi hanno aiutato Livia.

Christiane, francese di Cannes. Psicologa e agronoma, esamina il terreno del frutteto, spiega che è povero di vermi e consiglia di arricchirlo utilizzando il cippato. Ne segue l’acquisto di una grande cippatrice che attaccata al trattore frantuma e restituisce al suolo rami e tronchi che prima venivano bruciati.

Michael, tedesco di Norimberga, è capitato a Dronero per fare una tesi su Espaci Occitan. Ha esperienza della preparazione dei succhi di mela tipici della Baviera. Ha spiegato come procedere, ha fatto arrivare a Dronero le attrezzature utilizzate nelle Mosterei, le case del mosto, che aprono un mese all’anno per preparare i succhi di frutta. Ha finito per fermarsi in Val Maira, ha acquistato una casa a Roccabruna e l’ha ristrutturata. Con la moglie Alexandra, insegnante, e il figlioletto Lorenz, rimane in Germania durante il periodo scolastico. Ma a Dronero torna ogni anno, all’epoca del mosto, per aiutare Livia. E anche per coltivare la sua passione: tradurre e scrivere libri sulle nostre vallate.

Ora Livia ha una duplice attività. Alla produzione delle ottime mele “naturali” del frutteto ha aggiunto la preparazione dei succhi. Con una lavorazione, spiega Livia, che avviene a temperatura molto più bassa di quella abitualmente in uso in Italia, in modo che le qualità organolettiche del prodotto sono assai meglio conservate. È un lavoro delicato, un po’ come fare il vino: «Occorrono almeno sei tipi diversi di mele, dolci, amare, acide, per ottenere un buon risultato».

L’azienda produce anche un eccezionale aceto di mele (ne bastano poche gocce per insaporire con un gusto eccezionale) che, seguendo il consiglio di vecchi contadini, matura per un anno in botti di legno. Da poco tempo si sta preparando alla produzione del sidro.

Daniela Bruno di Clarafond

Succo di mela e sidro di mele: La Mosterei, via Ruata 4, frazione Tetti, Dronero,
tel. (+39) 01719058893, cell. (+39) 3292151135, email lamosterei.2014@gmail.com