Collettiva fotografica 2013: un caleidoscopio di immagini e di emozioni

slow Fotografi, temi e stili diversi per la collettiva fotografica FotoSlow 2013: un vero caleidoscopio di immagini ed emozioni. Quindici i nomi sul volantino: Roberto Beltramo, Andrea Bersia, Ferruccio Bruna, Andrea Capello, Anna Chiapello, Amedeo Cilenti, Roberto Conte, Diego Crestani, Aldo Galliano, Cristiano Lavalle, Giovanni Manera, Francesco Panuello, Giorgio Rivoira, Marco Pellegrino e Marco Torto.
Splendida la foto di Giorgio Ioshi Rivoira, scattata a Roberto Beltramo, socio fondatore dell’associazione, ritratto all’opera in una splendida giornata estiva con la sua Rolleiflex biottica del 1964 nel vallone Traversiera nei pressi del rifugio Carmagnola.

Una sola espressione unisce il lavoro degli artisti. Un’espressione latina: carpe diem: cogli l’attimo perché è questo che hanno fatto i fotoamatori: hanno fermato nell’immagine un momento, una sensazione, un’emozione sia che si tratti di natura, di persone, di paesaggi naturali o antropici, di animali.
Forse, a monte di ogni scatto, ci sono momenti di attesa, appostamenti, riflessioni personali, tecniche o poetiche ma ogni immagine comunica pensieri, sentimenti, parla della vita e, in qualche modo, del fotografo.
Come poeti hanno osservato la realtà e scattato per narrare, descrivere, documentare, fermare attimi di vita per farne partecipe l’osservatore attento.
Scatti in bianco e nero, a colori, digitali o analogici si alternano per raccontare le stagioni, la vita, i sentimenti, le sensazioni, ….
Foto di strada, di città, di campagna, della Valle Maira, di luoghi vicini o lontani, di fotoamatori che hanno saputo emozionarsi anche di fronte alle piccole cose, di fermarsi un attimo a osservare i gesti, le forme, i colori che durano un istante, di cogliere lo straordinario nell’ordinario quotidiano.
Il visitatore potrà provare sentimenti di tenerezza osservando gli atteggiamenti delle persone immortalate, sensazioni di solitudine, di pace interiore, di voglia di libertà, di ricerca di perfezione, di luoghi diversi, di spazi infiniti, di tempo passato che non tornerà più.
Sarà un percorso ricco di emozioni e, sicuramente, l’occhio dell’ osservatore troverà, fra la molteplicità di fotografie, di soggetti e di tecniche lo scatto che gli rimarrà nel cuore.
La collettiva sarà inaugurata sabato 2 novembre, alle ore 10.00, presso il Mulino della Riviera a Dronero e sarà visitabile ogni sabato mattina e ogni prima domenica mattina del mese fino all’11 gennaio.

M.B.

Voci dal Mondo, riprende le attività

vocidalmondo Dopo la pausa estiva, l’Associazione Voci del mondo riprende le attività ormai consolidate in tanti anni di funzionamento. Forse non tutti conoscono le motivazioni e le finalità che spingono tanti volontari ad impegnarsi lungo tutto l’anno scolastico per favorire l’integrazione dei nuovi “droneresi” residenti tra noi e per cercare di migliorare la convivenza tra cittadini di diverse provenienze .Purtroppo parecchi ancora pensano ( e lo dichiarano anche apertamente ) che è a causa nostra e di tutte le associazioni che intervengono con varie forme di aiuto a favore di tante famiglie in difficoltà, se a Dronero la percentuale degli immigrati è così elevata .

Forse sono abituati a certi slogan, forse sono condizionati da certe ideologie, forse qualcuno ha vissuto delle esperienze negative, ma chi fa certe affermazioni non pensa che il fenomeno migratorio viene da lontano ed ha radici cosi estese e profonde che nessun movimento, nessuna legge repressiva potrà fermare finché ingiustizia, miseria, guerre non cesseranno in ogni parte del mondo.
Noi, che tra le tante benemerite Associazioni droneresi di volontariato siamo tra i più piccoli, i meno visibili ed i meno conosciuti, pur sapendo che non è molto quello che possiamo fare, crediamo fermamente nell’importanza dell’accoglienza, della disponibilità all’ ascolto, dell’aiuto a far sentire bene o “meno peggio ” le persone che giungono tra noi con la speranza di una vita migliore.
Trovarsi in un paese senza poter comunicare con gli altri e senza capire quello che gli altri dicono, deve essere terribile : ti senti isolato,emarginato,escluso.
La nostra Associazione , che non ha mezzi economici e non ha tra i suoi fini statutari quello di intervenire finanziariamente verso le persone in difficoltà , si pone come obiettivo primario, l’ aiuto per l’apprendimento della lingua e della cultura italiana, a diversi livelli, strumento indispensabile per l’ inserimento nella vita lavorativa e sociale.
Il grado di conoscenza degli utenti è tra i più disparati e spazia tra persone laureate o diplomate al loro paese ad altre analfabete o quasi. Purtroppo queste sono le più numerose e le più disagiate, soprattutto tra le donne e necessitano di interventi e di attenzioni particolari.
Oggi, anche nei Centri per l’impiego, nelle Agenzie e nelle Cooperative, se non conosci la lingua, non sei nemmeno preso in considerazione. La legge inoltre prevede che , per ottenere il permesso di lunga durata (dopo cinque anni di permanenza ) devi dimostrare di aver appreso la lingua italiana al Liv A2 (secondo il quadro di riferimento europeo ).
La nostra Associazione da tre anni è convenzionata con il CTP ( Centro territoriale permanente ) di Cuneo per far sostenere ai propri allievi l’esame di attestazione del livello linguistico raggiunto.
Quest’anno ha anche collaborato con il preside dell’ Istituto comprensivo, dott Romeo, perché venisse istituita a Dronero una sezione dello stesso CTP per la preparazione all’esame di Licenza media.
Cercando di offrire delle opportunità, delle occasioni di incontro, di conoscenza e di miglioramento, affinché ognuno possa valorizzare le proprie potenzialità, organizziamo sistematicamente, con cadenza settimanale, anche corsi di Matematica ( 1 e 2 livello), di ricamo e di cucito e un Laboratorio teatrale. Mensilmente vengono inoltre attuati incontri con esperti su problemi sanitari e del lavoro, che sono pubblicizzati di volta in volta.
La nostra sede si trova in un locale messo a disposizione gratuitamente dall ‘AFP di Dronero , a cui siamo profondamente riconoscenti perché ci autorizza da sempre anche all ‘ utilizzo delle aule necessarie per lo svolgimento dei corsi.
Le nostre risorse finanziarie che provengono dal tesseramento dei Soci (euro 5 ) o da qualche donazione di persone che credono nel nostro lavoro,sono limitate ma importanti perché servono ad acquistare materiale di cancelleria, libri per gli allievi, attrezzature per migliorare la qualità del nostro servizio.
Al di là degli aiuti economici, riteniamo però determinante la collaborazione, la partecipazione in qualsiasi forma, la relazione umana che dà identità e valore ai nostri interventi. Se qualcuno fosse interessato a conoscerci meglio o a collaborare in alcune delle nostre attività, sarebbe sempre il benvenuto.
Siamo aperti all’ incontro e al dialogo con tutti: anche chi guarda con sospetto e diffidenza quello che noi cerchiamo di fare in favore dei nuovi cittadini droneresi, se venisse qualche volta con noi, se ascoltasse alcune storie di vita, se provasse a capire le difficoltà e i problemi che incontrano tanti, forse diventerebbe meno rigido e avrebbe meno certezze nell’elaborazione dei suoi giudizi negativi.

Elda Gottero, Associazione Voci dal Mondo

Ciclo di serate dedicate ai maestri della fotografia

chialvetta Quando un affiatato gruppo di fotoamatori decide di dedicarsi del tempo per approfondire e condividere le conoscenze e competenze in materia nasce un’associazione chiamata Foto Slow Valle Maira.

In breve tempo quello che sembrava un semplice gruppo di appassionati si allarga, trova una sede, spazi espositivi, partecipa ad eventi e, negli ultimi mesi, avanza proposte e invita ospiti di alto livello.
Dopo alcune lezioni con il fotografo Andrea Calabresi, tenute durante l’estate, è iniziata ora per Foto Slow una nuova avventura: un ciclo di incontri con maestri della fotografia.
Primo ospite d’onore, nella serata di martedì 24 settembre, il fotografo, di fama internazionale, Roberto Brosan.
Abbiamo incontrato il fotografo nella sede di Foto Slow a Morra di Villar San Costanzo: una persona semplice, disponibile che risulta immediatamente simpatica grazie anche alle bellissime parole spese per Dronero la Valle Maira, definiti luoghi unici, sani, con qualcosa in più (di magico forse) che non si trova altrove.
Scopriamo che è nato a Merano nel 1946, che la sua famiglia si è trasferita negli anni ’60 negli Usa e che, nel 1966 accede, vincendo una borsa di studio, al corso di fotografia presso il Rochester Institute dove nel 1970 si laurea in fotografia.
A New York inizia a lavorare per vari fotografi, l’ultimo dei quali è Pete Turner. Dal 1973 avvia il proprio studio occupandosi prevalentemente di pubblicità ma senza interrompere una sua ricerca che vede esclusivamente l’uso del bianco e nero in scatti mirati all’identificazione della quotidianità.
La serata, presentata da Roberto Beltramo, socio fondatore di Foto Slow, si apre con la lettura, da parte dello scrittore Diego Crestani, di una lettera di George Rodger indirizzata al figlio che gli aveva domandato che cosa doveva fare per diventare un bravo fotografo. Un vero trattato filosofico della fotografia, un punto di partenza, umile e onesto, per intraprendere la professione.
Roberto Brosan ha poi sapientemente guidato la discussione sostituendo il suo ruolo di insegnante con quello di moderatore. Né è emersa una lezione a più mani, nella quale ognuno ha potuto trovare spazio per parlare delle proprie esperienze, non sempre puramente fotografiche ma spesso umane. La fotografia ha abbandonato la sua connotazione tecnica per diventare emozione, sentimento, musica, sensazione interiore, riflesso della realtà…e appassionare anche chi è analfabeta in materia.
Il maestro ha quindi presentato una sua raccolta dal titolo “Cars 1969”: una serie di scatti in bianco e nero, analizzati a fondo e apprezzati da tutti i presenti.

In conclusione, a sorpresa, la nomina del fotografo a primo membro onorario di Foto Slow e l’invito a tornare.

Marilena Beltramo

Io non ho paura

NonHoPaura Dronero Incontri Onlus è la neocostituita associazione di liberi ed indipendenti cittadini che nasce dall’esperienza del gruppo spontaneo Dronero Incontri, un’idea di tre giovani valmairini risalente al 2009. Da allora, con la preziosa collaborazione di associazioni come “Libera”, si spende per organizzare, a Dronero e sul territorio, dibattiti, incontri ed altri eventi con personaggi – celebri e meno celebri – nei più svariati àmbiti: dalla politica al volontariato, all’impegno civile, al giornalismo, finanche alla televisione e ai mass media

L’obiettivo dell’Associazione,per quanto ambizioso, è quello di avvicinare il pubblico attraverso il racconto di personalità che si sono distinte per merito, coerenza, originalità e perseveranza nell’esercizio del proprio “mestiere”, o che per mezzo di esso hanno condotto battaglie di libertà e democrazia; un modo, insomma, per sensibilizzare i cittadini attraverso racconti di esperienze dirette e stimolare nella collettività un dibattito proficuo attorno a temi di stringente attualità. Siamo sempre stati convinti, fin dall’inizio, che questo nostro agire rappresentasse un “servizio” in un certo senso dovuto a favore della collettività e, nel nostro piccolo, tra mille difficoltà economiche, abbiamo sempre puntato in alto, e non possiamo negare di aver ottenuto da ciò grandi soddisfazioni.
Tra i nomi di spicco che abbiamo avuto la fortuna di accogliere a Dronero, possiamo citare Don Andrea Gallo e Mina Welby, i giudici Rosario Priore e Antonio Ingroia, i giornalisti Sandro Ruotolo, Francesca Fornario e Giovanni Fasanella, per non parlare dell’exploit della primavera 2009 con Marco Travaglio, che ha costituito per noi un formidabile trampolino di lancio. Tutto cio’ senza dimenticare due tappe per noi importanti nell’affermazione dei principi in cui crediamo: la raccolta firme a favore dei referendum sull’Acqua Pubblica e la fortunata esperienza televisiva di ” Rai per una notte”, evento che ci siamo attrezzati per trasmettere pubblicamente nel marzo 2010.
L’associazione si sta muovendo in questi mesi per aprirsi a nuovi membri ed in particolare a forze giovani al fine di arricchire il proprio organico anche nella prospettiva di un ampliamento delle proprie attività.
Proprio in questa ottica si innesta il percorso di eventi in calendario nei giorni del 27 e 28 settembre: incontri, dibattiti, laboratori per le scuole ed uno spettacolo teatrale. Programma ambizioso che si andra’ realizzando anche grazie alla collaborazione ed al contributo del Comune di Dronero, del Consiglio Regionale del Piemonte e di altri Enti che ci stanno confermando la loro partnership. All’evento prenderanno parte attiva, coinvolgendo alcuni gruppi di studenti, l’Istituto Comprensivo Giolitti di Dronero, l’istituto alberghiero Virginio Donadio, il Liceo Arimondi di Savigliano (che mette in scena lo spettacolo “Maffia”) e l’Azienda Formazione Professionale. Per la prima volta, poi, Dronero Incontri viaggia assieme ad Aifo, ovvero l’Associazione Italiana Amici di Raoul Follereau che nasce nel 1961 dall’azione di gruppi spontanei di volontari mobilitatisi nella lotta contro la lebbra e contro tutte le lebbre, cioè contro le forme più estreme di ingiustizia ed emarginazione. Siamo orgogliosi di poter contare su questa collaborazione e di ciò ringraziamo il referente locale Danilo Vallauri.

Andrea Calabresi, fotografo toscano

fotoslow La frazione Morra di Villar San Costanzo ospita Andrea Calabresi, fotografo toscano
con una camera oscura e una lunga esperienza di insegnamento e di pratica in camera oscura

Fotoslow valMaira ha organizzato due corsi di fotografia analogica con un insegnante davvero eccezionale, il fotografo toscano Andrea Calabresi.
Nato a Roma nel 1967 comincia fin da piccolo a coltivare la passiopne per la fotografia e la camera oscura. Dal 1990 al 1998 opera come fotografo professionista in vari campi, finchè, nel 1996 apre a Roma un laboratorio di stampa “fine art, cui si dedica abbandonando il lavoro da professionista
ROBERTO Beltramo, animatore ddi Foto Slow.”Ho conosciuto Andrea tramite il forum www.analogica.it ed ho iniziato ad approfondire con lui argomenti critici che stavano bloccando la mia espressione fotografica.
Dopo le discussioni sul forum sono iniziati i corsi diretti in camera oscura, sono rimasto assolutamente sbalordito nel vedere la realizzazione dei miei lavori.
La stampa fotografica è un fine lavoro tecnico, manuale e artigianale, certi gesti possono essere appresi solo tramite insegnamento fatto da persone competenti e volenterose.
I corsi che ho frequentato sono stati utilissimi, ho visto dal vivo cosa fare per ottenere certi risultati e inoltre ho conosciuto altri appassionati come me davvero simpaticissimi.
Nel fine settimana scorso ho realizzato da solo la mia prima vera stampa “fine-art”, una soddisfazione immensa…
Mi rendo conto solo ora di quanto sia lungo e complesso il percorso e spero che Andrea non si stufi mai di insegnare “

Mostra di Giuseppe Cavallera – Copeco

prodronero Nei locali della vecchia Castiglia di Saluzzo, tornati agli antichi splendori del Marchesato, è stata inaugurata il 20 aprile scorso una mirabile Mostra antologica tutta dedicata alla pittura di un grande saluzzese, Giuseppe Cavallera, soprannominato “notino” dai familiari, ma più conosciuto ai più come “Copeco” (la moneta spicciola del rublo), il nome che si era dato quando alla fine del ’43 decise di salire in montagna in val Maira; la stessa valle dalla quale se n’era andato suo padre, Giuseppe Cavallera, medico, ma soprattutto socialista, che nel 1895 abbandonò la natia Villar San Costanzo per andare in Sardegna a “portare il socialismo”.

Appunto a Carloforte, nell’isola sarda di San Pietro, nacque nel 1900 Giuseppe subito soprannominato “Notino” per non confonderlo con il padre, anche lui Giuseppe, che in quell’anno era in carcere per aver sostenuto una lotta sindacale dei battelieri dell’isola di San Pietro.
Si sposterà poi in varie città d’ Italia seguendo gli itinerari politici del padre e arrivando a Saluzzo quando il padre nel 1919 viene rieleletto deputato nelle file del Partito Socialista nel collegio di Cuneo.
Completa gli studi in Ragioneria e poi in Economia e Commercio ed inizia ad insegnare, non senza qualche intoppo: viene sospeso infatti dall’insegnamento, quando nel ’28 si scopre che non è iscritto al Partito Nazionale Fascista.
E’ in quegli anni che comincia ad appassionarsi alla pittura, entrando anche in contatto con gli ambienti artistici torinesi, ove allora dominava la scena artistica Felice Casorati, con cui entra presto in una sintonia non solo artistica.
Ma l’arte non lo assorbe al punto da non avvedersi di quanto gli succede intorno: il fascismo imperante, la miseria diffusa degli anni ’30 che lo inducono ad abbandonare Saluzzo e a stabilirsi con la famiglia nella vecchia casa paterna a Villar San Costanzo, da dove ogni mattina con la bicicletta raggiunge Busca per poi arrivare a Saluzzo, ove aveva ripreso ad insegnare.
Infine la guerra, poi l’8 settembre ed il formarsi delle prime bande partigiane che lo vedono attivo sulle pendici intorno a Dronero, tanto a maneggiare le armi quanto a tracciare con la matita su pezzi di carta di fortuna schizzi di baite, interni di misere stalle e soprattutto paesaggi che appaiono ai suoi occhi in fogge misere e stentate, quasi che la Natura partecipasse delle stesse difficili condizioni alle quali erano costretti gli “umani”.
Senza pretendere di voler rubare il mestiere ai critici d’arte, in particolare all’amica prof. Ida Isoardi che ha curato l’allestimento della Mostra, a chi scrive verrebbe quasi da dire che a “Copeco”, il nome di battaglia che si era dato durante gli anni del partigianato, la Natura, sia quella umana che quella animale e vegetale formino un “unicum”, scarno e misero, ma in perenne tensione verso condizioni di vita più degne.
Ed è forse questo l’insegnamento che egli ha raccolto dal padre ed ha voluto trasmettere a tutti noi attraverso la sua mirabile arte.
La Mostra resterà aperta fino al 30 settembre tutte le domeniche e le altre festività dalle 15 alle 19.
colgroup

Berlin street photo … slow

prodronero Roberto Beltramo cammina per le strade e lungo il fiume Sprea. Il bianco e nero di queste immagini racconta le sorprese di una città come Berlino: scenario ideale per i giovani ma anche per chi non lo è più, in nome di un’idea di libertà che vuol essere vita quotidiana.

Soggetti che istintivamente associamo dentro di noi all’essere liberi ti colpiscono e pian piano creano in te una sorta di relax piacevolissimo, ti staccano dall’affanno e ti impongono un altro ritmo. Ma è soprattutto l’essere “ slow “ che opera la trasformazione dello spirito e dello sguardo la ragazza che scende i gradini del ponte portandosi la bicicletta, ci fa pensare ad un amore da raggiungere piuttosto che al lavoro in ufficio, i giovani in relax sulla banchina del fiume sono un invito ad unirsi a loro, la ragazza che riflette appoggiata alla sua bici passeggino sembra insegnare al figlio come guardare il mondo. Un marinaio nerboruto si appoggia con la tromba in mano al monumento scritto in russo: è il sacrario di Treptow , dove vengono commemorati i circa 80.000 soldati dell’ Armata Rossa che perirono nei giorni della battaglia per la liberazione di Berlino, mettendo la parola fine alla seconda guerra mondiale. Riflessione doverosa e dolorosa, ma già la Storia è altra quando una giovane sorride passando davanti al murale che riproduce il bacio alla sovietica di Breznev e Honecker; nel 1979 parlava di “ guerra fredda” ma ora pare richiamare ben altre problematiche: dalla mafia, ai diritti delle unioni dello stesso sesso. Una coppia sembra invece inseguire pensosa, davanti alla concessione di un brindisi, ricordi di altre libertà; un’altra se ne fa bandiera sventagliando biondi sfibrati dal tempo e pesantezza ridondante: ma anche questa è libertà. L’occhio curioso della Nikon sorprende la ragazza che legge con i piedi appoggiati con disinvoltura sul tavolo; ruba uno sguardo alla ragazza bionda, ultima in fila, che per pochi secondi, un rapido fluire di viso, occhi , labbra, capelli, si volta: e il miracolo della fotografia si compie, fermando un attimo irripetibile di vita, essenziale, in bianco e nero.

Nazarena Braidotti

La felicità è condivisione

prodronero Ancora una volta vorrei ringraziare i dirigenti del mensile “Dragone Dronero Valle Maira” che hanno ricordato con bellissime parole ai loro lettori che sabato 18 maggio al Centro Giolitti il partigiano Gino Guastavino in compagnia di numerosi amici ha festeggiato il suo novantesimo compleanno; il tutto corredato con foto. Ancora grazie!

Vorrei ricordare la bellissima serata passata in compagnia di tanti amici. Qui vi è qualcosa che mi rode e quindi mi rivolgo a chi era presente. Andiamo per ordine. A preparare l’ambiente il più possibile accogliente fu compito di mia figlia Cinzia e della signora Rita, consorte di Demetrio. Con l’amico Demetrio tramite un dvd girato dallo stesso si poteva vedere i posti dove passai la mia infanzia e nei quali ho combattuto come partigiano. Erano le 21. Cominciarono ad arrivare gli amici, ognuno con un piccolo grande pacchetto con il relativo biglietto di auguri. Il saluto fu un ottimo abbraccio affettuoso. Arrivarono il presidente Anpi Dronero Alessandro Mandrile, il vice presidente Scaglione e l’amico Giovanni, tutti in compagnia delle loro gentili consorti. Alessandro e Gino mi dissero con voce calma: “Abbiamo portato una pizza, peccato che la mangeremo fredda”, tanto seri che io credetti loro. Insieme ai presenti guardammo quelle mani mentre scartavano quel misterioso pacco. In verità era una bellissima targa, che oggi appesa a un robusto chiodo fa bella mostra di sé in camera mia. A que punto il dvd cominciò a trasmettere le immagini con il sottofondo musicale della “Comparcita”, il tango della mia gioventù. Come previsto il mio compito sarebbe stato quello di raccontare quanto ogni immagine mi ricordava, dal vivo,senza ricorrere a quanto a suo tempo scritto. A que punto però vi fu un blocco totale, l’emozione non mi fece raccontare nulla. Anche il dvd che fa parte della mia vita interruppe per guai tecnici le immagini, lasciando solamente le note musicali. Vi è un detto: “a volte vale più un minuto di silenzio che mille parole”. E così fu. Gli amici capirono la mia emozione ed applaudirono il mio silenzio. Forse fu un bene, così ebbi più tempo per stare con loro. La prima ad avvicinarsi a me fu mia figlia Cinzia. Quel gesto di amore fece sì che, anche se Cinzia conosce poco il liscio, ci mettessimo a ballare come vecchi esperti. E se la cavò benissimo! In quell’attimo anche io sono tornato giovane. Anche l’amico Giovanni e la sua gentil consorte non resistettero al richiamo della gioventù: entrarono “in pista” e dal modo in cui si guardavano e da come si stringevano capìì che in quell’istante erano tornati giovani, con quello sguardo galeotto che li ha tenuti uniti tutta la vita. Tanti auguri anche a voi! Oggi che sono passati un po’ di giorni, e di quel 18 maggio è rimasto solo un bellissimo ricordo, in breve cercherò di dire cosa avrei voluto dire quella sera in cui l’emozione fu troppo forte. Avrei ringraziato tutti i presenti per avere accettato il mio invito, convinto che – se erano lì con la loro presenza fisica – era per dirmi: “Gino ti vogliamo bene!”. Un bene contraccambiato con tutto me stesso. Avrei ringraziato anche coloro che, per motivi diversi, non sono stati presenti, ma sono convinto che vi erano con il pensiero. Se sono arrivato a questo traguardo dei 90 è merito anche di mia moglie Nadia, di mia figlia Cinzia, di mio genero Giorgio – che considero come un figlio, perché lo merita -, ma, se ho ancora tanta voglia di esserci e di rendermi utile, la carica giornaliera me la dà il mio grande amore: mio nipote Andrea!
Avrei ringraziato il presidente dell’Anpi Alessandro Mandrile e il vice presidente Gino Scaglione, per avermi dato la possibilità di fare parte del comitato Anpi, così ho avuto modo di farmi conoscere e di conoscere tanti altri amici. Avrei ringraziato l’amico Sergio Tolosano – presente con la carissima consorte – perché non solo pubblica i miei racconti, ma mi considera un collaboratore del Dragone. Io che per carattere penso che potrei fare sempre di più di questo fatto sono molto orgoglioso. Avrei voluto ringraziare l’amico Demetrio che usando la sua cultura ma soprattutto la sua pazienza mi ha permesso di portare a termine il mio libro “Dieci portacenere a forma di gatto, appunti di una vita”. I lettori del Dragone, e coloro che hanno letto il libro, hanno avuto modo di conoscermi meglio, valutando pregi e difetti, però sono stati molto benevoli perché quando mi incontrano mi fanno tanti complimenti, dimenticando i difetti ed esaltando i pregi. Troppo buoni. Avrei voluto vicino a me l’amico Giovanni e anche a nome suo rivolgermi ai giovani. Siamo consapevoli, e ne siamo felici, che i giovani il sabato sera si incontrano con gli amici. È un loro diritto. Siamo anche consapevoli che stanno passando un momento molto difficile. Chi cerca un lavoro non lo trova. Tanti vorrebbero iscriversi all’università, ma costa troppo e nei borsellini dei nonni e dei genitori sono rimasti pochi spiccioli. Però anche in questa situazione difficile voi giovani avete una ricchezza che ogni essere umano vorrebbe avere: la libertà. Forse guardando questi due vecchietti vi sembrerà impossibile che anche noi siamo stati dei ventenni. Eppure sì, lo siamo stati. Purtroppo nel momento peggiore. Era il settembre del 1943. Io avevo vent’anni. Giovanni diciotto. Dovevamo scegliere: o andare con i repubblichini alleati dei tedeschi, e renderci complici delle orrende stragi che facevano, o andare in montagna con i partigiani per difendere la libertà. Abbiamo scelto la via della montagna. Con Giovanni, anche se abbiamo combattuto in zone diverse, abbiamo vissuto gli stessi momenti di grande terrore, di paura, di dolore, di tanta rabbia, cquella impotenza che ci colpiva quando vedevamo un nostro amico morire. Noi siamo stati fortunati, siamo tornati a casa vivi, però con tanto dolore nel cuore, pensando alle decine e decine di migliaia di ragazzi e ragazze che per la libertà sacrificarono la loro giovane vita.
Guardai l’ora. Erano le undici. Due ore volate come il vento. Ma due ore indimenticabili. Abbiamo parlato di amicizia, di affetto, di amore. Abbiamo anche detto che l’affetto e l’amicizia, anche perché non riguardano né l’età né il sesso, possono durare tutta una vita. Arrivò il momento dei saluti. Fuori pioveva, ma nessuno si lamentava perché anche l’acqua è vita. Avrei terminato dicendo: Grazie a voi, Gino Guastavino – il partigiano ligure che ama Dronero, lo ripeto: grazie a voi – ha passato uno dei momenti più belli della sua lunga vita!

Gino Guastavino

Una Provincia tranquilla

provincia_tranquilla Un velo di nostalgia si è formato negli occhi di chi scrive, quando sfogliando il libro di fotografie mentre attendeva nel Palazzo della Provincia a Cuneo lunedì 25 marzo l’inizio della cerimonia di presentazione di quel singolare libro che aveva tra le mani; un libro in cui sono raccolte in gran quantità immagini, per lo più fotografiche, della nostra provincia in una sequenza che va dalla fine degli anni ’40 alla fine degli anni ’60 del ‘900.

La fotografia che gli si era parata davanti riproduceva a tutta pagina l’albergo “Scudo di Francia” di Prazzo Inferiore; quel grande albergo era esattamente quello davanti al quale chi scrive ogni giorno passava quando nell’estate del ’57 aveva partecipato al campeggio estivo della Parrocchia del Duomo di Cuneo nelle ex-casermette di Prazzo appunto, disposte lungo la statale 22.
A differenza di altre valli di cui il libro è ricco,, oltre questa fotografia; ce ne sono solo altre due riguardanti la valle Maira, che allora era una valle assai poco accessibile e per niente conosciuta anche solo dagli stessi Cuneesi.
Ma tornando alla cerimonia di presentazione, nel libro sono riprodotte oltre 200 delle migliaia di fotografie che erano custodite nell’archivio dell’Ente Provinciale del Turismo e che presentano un singolare spaccato del fluire del tempo e della vita, in un momento in cui la nostra terra con i suoi abitanti stava uscendo dalla povera ma rassicurante lentezza della vita agro-pastorale con le sue radicate tradizioni paesane e s’incaminava verso l’ebbrezza della motorizzazione in sempre maggiori comparti della vita economica, con i suoi inevitabili risvolti sul piano della vita sociale.
Non è un caso ad esempio che le altre due foto della Val Maira raffigurino montanari di Chiappera mentre tagliano col falcetto la segala.
L’Ente Provinciale del Turismo, sopravvissuto all’epoca fascista, era l’istituzione che aveva il compito di promuovere, ispirare e sostenere eventi legati alle tradizioni dei vari paesi per valorizzare le tipicità dei singoli territori, dalle sagre e feste paesane alle attività turistico-sportive.
A reggere l’Ente era allora una singolare e colta figura di cuneese, il ragionier Gino Giordanengo; amante della semplicità idilliaca della Natura, della sua poesia e poeta egli stesso, .
A mettere le mani nel ricco archivio sepolto negli scantinati del Palazzo provinciale, che ha ospitato nei suoi locali per tanti anni l’Ente Turistico, è stata Alessandra Demichelis bibliotecaria dell’Istituto Storico della Resistenza , che insieme ad altri ricercatori dell’Istituto ha cucito e pubblicato una parte, relativamente “piccola”, di questo archivio, intitolandolo “Cuneo, una provincia tranquilla”.
Un’intitolazione presa a prestito direttamente dal titolo di un’allocuzione poetica su Cuneo, scritta nel 1965 dallo stesso Gino Giordanengo.
La raccolta contiene immagini oggi stupefacenti di Cuneo e delle altre città della provincia e di tantissimi paesi, accompagnate da istantanee di paesaggi, immortalati in occasione di particolari momenti di feste paesane, sagre agricole e festose fiere di cui oggi è rimasto solo più un remoto ricordo.
Compaiono anche competizioni sportive, come il Giro d’Italia, che si correva spesso su strade ancora sterrate, dove gli spettatori a migliaia si disponevano lungo il precorso partecipando attivamente allo sforzo dei corridori lungo le salite, spesso sospingendo essi stessi nei tratti più impervi il proprio corridore preferito o addirittura gettandogli addosso micidiali secchiate d’acqua.
A quei tempi il doping non si sapeva ancora cosa fosse!
Oggi queste foto, se ai più anziani fanno venire il groppo in gola, ai più giovani invece appaiono a ragione come appartenenti ad un altro pianeta: agreste, misurato e parsimonioso anche nei momenti di festa: immagini il cui scopo era di attrarre visitatori desiderosi di tranquillità e semplicità agreste.
Vale la pena di menzionare un’ istantanea emblematica in molteplici sensi: quella che immortala due giovani donne intente a filare mentre sono al pascolo con 4 pecore, sulla sommità del colle di San Bernardino, sopra Garessio.
Quello era allora il colle più usato dai liguri di Ponente per venire nella nostra provincia: sappiamo anche che i Liguri sono stati tra i primi e anche tra i più numerosi estimatori della nostra terra; proprio quei liguri che in quegli erano intenti alla prima grande e sistematica ondata di cementificazione delle loro mirabili spiagge.
Davanti a quell’immagine l’osservatore di oggi non può far a meno di ammutolire pensando ad esempio alla cementificazione di paesini montani come Frabosa o Limone per rimanere alle località più frequentate dai Liguri; la frenesia edificatoria è un morbo contagioso da cui anche la “provincia tranquilla” del poeta elegiaco, Gino Giordanengo, non ha saputo immunizzarsi, con il risultato in molti casi di uno snaturamento profondo del paesaggio di molte nostre vallate.
Andava forse in questo senso il riferimento a cui ha accennato nella sua riflessione durante la presentazione del volume Livio Berardo, presidente dell’Istituto Storico della Resistenza: egli ha citato la tradizione storiografica degli “annalisti” francesi che amavano cogliere i cambiamenti storici analizzandoli nello scorrere dei secoli.
Il fatto è che in questo caso non si è trattato di secoli: in appena un paio di decenni o poco più la nostra provincia “tranquilla” è cambiata in modo in modo quasi irriconoscibile.

“Una provincia tranquilla”, Primalpe, novembre 2012, Cuneo

Arte rupestre in Valle Maira

coppelle ValMaira L’arte rupestre della Valle Maira negli Stati Uniti

Congresso internazionale di Arte Rupestre.

Dal 25 al 31 maggio 2013, si svolgerà ad Albuquerque, nello Stato del New Mexico (U.S.) l’annuale Congresso Mondiale di Arte Rupestre, a cui partecipano quarantatre Paesi del Mondo.
Nel corso della Conferenza, a cura di Dario Seglie e Riccardo Baldi (del Centro Studi e Museo di Arte Preistorica di Pinerolo), verrà anche presentato e discusso il sito archeologico del RocceRè (Roccabruna – Valle Maira) per la sua importante pittura rupestre ( http://www.roccere.it/ ).

Il tema del Congresso “Le mani antiche Around the World” ha lo scopo di riunire i diversi interessi di tante persone che studiano e lavorano per conservare i pittogrammi e petroglifi in tutti i Paesi. Raffigurazioni di mani si trovano in arte rupestre di tutte le culture e in tutti i periodi di tempo, e il loro simbolismo ritrae il nostro obiettivo di riunire persone provenienti da tutto il mondo per condividere le loro esperienze e conoscenze.
Di seguito l’abstract presente nella pubblicazione del Congresso: International Rock Art Congress Albuquerque, May 26 to June 1, 2013
Let Us Join Hands: The Most Common Representational Rock-art Symbol in the World

Italian Western Alps: the rock paintings of the RocceRè (Roccabruna, Cuneo).

Dario Seglie & Riccardo Baldi, CeSMAP, Italy

Abstract:
RocceRé is a site located in the Cuneo Province in the Italian Western Alps. This rock art site was included in the Archaeological Map of Piedmont since 1993, also for his uniqueness with about 10,000 cup marks dating from the Bronze Age to the early centuries after Christ.
In a sort of niche in the wall of a large rock shelter, recently (Fall 2011) was discovered by the team of Riccardo Baldi an interesting rock painting, probably representing an anthropomorph with big hands lifted up.
In this paper we considers the typology of the drawing and his archaeological context in the so called (A. Beltran) Prehistoric Paintings Mediterranean Province.

Maggiori info al link: http://www.arara.org/2013_ifrao_conference.html

Cordiali Saluti Riccardo Baldi