150 anni sull’orlo della bancarotta

ponza_san_martino Dicembre 1862-Dicembre 2012 – Con I festeggiamenti appena conclusi per i cento cinquant’anni dell’Unità d’Italia si è ampiamente discusso del Risorgimento, di quei valori e di quegli ideali che avrebbero portato all’autodeterminazione ed il senso di appartenenza di un popolo ad una unica Nazione.

Nell’analisi storica del periodo si è però tralasciato (credo) di menzionare l’aspetto finanziario (quanto mai d’attualità !) che il Risorgimento ha comportato per le casse del Regno di Sardegna e di conseguenza dello Stato Italiano.
Nel 1861 la situazione economica si poteva definire disperata, l’Italia appena costituita era sull’orlo della bancarotta; basti ricordare che il Regno di Sardegna dopo il fallimento della prima guerra di indipendenza (1848-1849) aveva dovuto risarcire l’Austria con ingenti somme di denaro lasciando le finanze del Regno allo stremo, così che un giornale di Torino poteva commentare ironicamente “Com’è larga la nostra ospitalità! Abbiamo offerto agli austriaci un ottimo alloggio gratuito ad Alessandria e qualche milione per le spese di trasloco”.
Successivamente con i trattati di Plombiers (20 luglio 1858) Vittorio Emanuele II, alfine di promuovere l’alleanza con la Francia e garantire il suo appoggio militare per iniziare la II guerra d’indipendenza si era impegnato con Napoleone III alla cessione di parte delle Contee di Nizza e della Savoia ed a sostenere economicamente tutti i costi della guerra (naturalmente anche a favore della Francia).
Infine il Regno di Sardegna nei dieci anni appena trascorsi aveva provveduto al riarmo dell’esercito con notevoli investimenti in campo militare.
Non per ultimo occorre ricordare i costi della Corte Sabauda (feste, festini e privilegi ad oggi paragonabili ai costi della politica) che incidevano pesantemente sulle finanze del Regno.
Dopo la morte di Cavour il 6 giugno 1861 il parlamento non riusciva più a trovare la sua centralità e stabilità, con una continua alternanza di governo. Nel mese di dicembre del 1862 il Governo Rattazzi nell’esporre in parlamento la grave situazione economica annunciava ulteriori spese ed un forte disavanzo pubblico con il consuntivo del 1862 e la previsione di bilancio per l’anno 1863 e fu costretto a dimettersi.
Vittorio Emanuele II per la formazione del nuovo Governo pensò di conferire l’incarico di Primo Ministro al Conte Ponza di San Martino, persona stimata e di fiducia (già Luogotenente del Re a Napoli nel 1861) e con ampia esperienza parlamentare (Ministro degli Interni nel Governo Cavour nel periodo 1852-1854).
Gustavo Ponza di San Martino nell’accettare l’incarico pose due condizioni al Re: risanamento immediato delle finanze delle Stato Italiano e forte riduzione delle spese di Corte. Per Vittorio Emanuele II ciò avrebbe comportato più niente guerre, privilegi e amori; si indigno dell’affronto in quanto un Ministro non poteva dettare simili condizioni ad un Re e lo destituì immediatamente.
L’incarico fu quindi affidato in data 8 dicembre 1862 ad altra persona più mite e compiacente, Luigi Carlo Farini che dopo poche settimane dalla nomina rivelò i sintomi di una grave malattia mentale che, tuttavia, venne celata per non allarmare un gruppo finanziario con cui il governo aveva avviato importanti trattative per un ingente prestito, dando così inizio al nostro debito pubblico.
Luigi Carlo Farini morirà in manicomio.
L’amara considerazione finale è che dopo cento cinquant’anni la situazione economica nazionale è pressoché invariata con il debito pubblico in costante crescita, ma ad oggi più nessun Dronerese, al pari di Gustavo Ponza di San Martino, può ambire ad alte cariche politiche e di Governo e porre simili condizioni ad un Re e/o Capo di Stato.
L.B.

Tennis Club Dronero-Torneo sociale 2012

torneosociale2012 Con una festosa polentata, che ha visto la partecipazione di una settantina di soci e familiari, si è concluso, domenica 7 ottobre, un torneo sociale che ha riscosso un successo oltre le più rosee aspettative.

Il Direttivo del T.C. Dronero ha voluto fare le cose in grande a partire dalla maglietta creata per l’occasione, con tanto di nuovo logo del circolo, e data in premio a tutti i partecipanti, per proseguire con ben quattro tabelloni di gara, due femminili e due maschili e destinati sia agli amatori sia ai semi-professionisti. Partendo dal gentil sesso, nel tabellone riservato al torneo sociale vero e proprio è tornata a partecipare, dopo un paio di anni di assenza, e nuovamente a vincere, Gabriella Codolini capace di affermarsi per 10 ad 8 in finale su Simona Chiapello, al termine di una partita incertissima e combattutissima, come si può intuire dal punteggio (va evidenziato che per sveltire le partite si giocava su un solo set ai 9 games e con punto secco sul 40 pari). Nel tabellone delle più brave ha invece tribolato molto meno della mamma la diciassettenne Simona Aimar capace di stroncare per 9 a 2 la resistenza di Paola Pilat, atleta di Cuneo che dal prossimo anno farà coppia proprio con Simona per cercare di conquistarla promozione della compagine dronerese alla serie D2 (dall’attuale D3). Incertissimo e molto avvincente si è pure rivelato il tabellone sociale maschile dal quale è uscito vincitore, con pieno merito, Alessandro Delfino, impostosi in finale per 9 a 3 contro Enrico Tapparo, borgarino, neo-acquisto per la prossima stagione ed incapace di esprimere in finale, causa l’emozione, il suo miglior tennis. L’ultima finale vedeva invece protagonisti i più bravi, capeggiati dal neo maestro del circolo il ventunenne Federico Aimar che doveva però affrontare una concorrenza di tutto rispetto che vedeva in lizza altri due “seconda categoria” il saluzzese Carlo Buratti ed il fossanese Federico Eggmann. Aimar ne veniva però fuori alla grande superando in semifinale per 9 a 3 Buratti, al termine della partita più bella di tutto il torneo, ed arrivando alla finale per il titolo, a sorpresa, contro Luca Verro, ventiduenne dronerese, che aveva fruito, in semifinale, dell’assenza di Eggmann per problemi fisici. In finale il divario tra i due giocatori risultava notevole e così Aimar, conquistando il titolo con il punteggio di 9 ad 1, andava a raggiungere tra i vincitori la sorella Simona e la madre Gabriella Codolini. Adesso l’attività del circolo continuerà con la formazione delle compagini agonistiche per la prossima stagione, delle quali vi relazioneremo sul prossimo numero, che dovrebbero essere particolarmente numerose e competitive ad ulteriore dimostrazione della bontà e quantità del lavoro che il T.C. Dronero sta svolgendo.

T.C. Dronero

De Peralta regala alla Pro Dronero il gol del primato

prodronero De Peralta regala alla Pro Dronero il gol del primato

Domenica 30 settembre
La Pro in trasferta supera il Pinerolo per 1 a 0 con rete di Carlo Dutto alla mezz’ora del primo tempo. La vittoria consente ai biancorossi di accorciare le distanze con l’Albese costretta al pari. Nonostante l’avversaria sia una squadra di rilievo, è sempre la Pro a fare il gioco, lasciando spesso Rosano inoperoso. Stesso copione anche nel secondo tempo salvo rare occasioni per i pinerolesi che, tuttavia, si spengono lontano dalla porta. I biancorossi mettono invece a segno diverse azioni che potrebbero incrementare il vantaggio, con De Peralta, Dutto e Kjeldsen. Il risultato, però non cambia, e si va verso la fine con un Pinerolo sempre più nervoso che incappa nell’espulsione di due giocatori per somma di ammonizioni.

Mercoledì 3 ottobre
Nel turno infrasettimanale valido per la settima giornata di andata, i Draghi sono bloccati in casa dall´ottima Airascacumianese, formazione torinese nata dalla fusione tra Airaschese e Cumiana. Il match sembra volgere al meglio quando al 3° del primo tempo capitan Dutto sigla il gol del momentaneo vantaggio su superbo assist di De Peralta. Nella seconda frazione di gioco sono invece gli ospiti a prendere le redini del gioco, trovando al 7° minuto lo spazio per il gol di Cravetto. Da rilevare inoltre l´espulsione di Bivacqua al 46´ per somma di ammonizioni. Un punto importante che muove ancora la classifica e lascia invariata la distanza con la capolista fermata sul pari dal Saluzzo.

Domenica 7 ottobre
La Pro Dronero riscatta le due sconfitte subìte nello scorso campionato di Eccellenza e vince per 3-1 il sempre sentito derby cuneese sul campo dei rivali del Busca. Non succedeva da 15 anni. Un successo importante che permette ai biancorossi di rimanere a 3 lunghezze dalla capolista Albese. La prima occasione è degli ospiti con De Peralta che al 9′ arriva davanti alla porta, ma la risposta di D’Amico è da grande portiere. All’11’ Bodino e compagni usufruiscono di un rigore per un fallo di mani di Marchetti (che viene ammonito) sul tiro di Carlo Dutto: dal dischetto lo specialista Madrigrano non sbaglia. Al 23′ nuovamente D’Amico si rende protagonista con un grande intervento sulla conclusione di De Peralta. Al 27′ ancora l’attaccante ospite prova il pallonetto, ma non inquadra lo specchio della porta. Al 33′ i padroni di casa rimangono in dieci: Isoardi prova un tiro dal limite che sbatte sul braccio di Marchetti. L’arbitro opta per la volontarietà del terzino buschese e dopo avergli estratto il secondo giallo lo manda sotto la doccia. La Pro qualche istante più tardi con una botta al volo di Carlo Dutto sfiora il raddoppio, negato solo da un intervento dell’estremo difensore locale. Poi il Busca al 42′ si divora una ghiotta occasione con Piroli che da due metri calcia su Rosano
Nella ripresa il duello tra Piroli e Rosano si ripete con quest’ultimo abile a sfoderare un prodigio sul destro dell’attaccante. La Pro punge e ci vuole un salvataggio a porta vuota a negare la rete a Carlo Dutto. Le occasioni si susseguono: ancora Rosano è attento sulla girata di Piroli. Al 25′ però l’undici di Antonio Caridi raddoppia con De Peralta. Sull’azione che porta al secondo gol i padroni di casa hanno protestato per un presunto fallo ai danni di Cedrola, ma l’arbitro ha fatto proseguire. Tre minuti dopo Rosano in tuffo salva sulla punizione di Tucci. Ad un quarto d’ora dal termine i biancorossi chiudono i giochi con Carlo Dutto. A 4′ dalla fine Piroli accorcia le distanze, ma ormai il risultato non cambierà più.

Domenica 14 ottobre
La Pro batte il CBS sul terreno casalingo del Filippo Drago per 2 a 1 in una gara non facile. È infatti la formazione torinese ad andare in vantaggio al 31° dopo una serie di occasioni mancate da parte dei padroni di casa. Nei primi minuti della ripresa tocca a Kjeldsen riportare in parità approfittando di una respinta del portiere avversario su tiro di Carlo Dutto. Al 15° la rete del 2 a 1. Punizione al limite dell’area, in seguito a fallo su Dutto, battuta Madrigrano che con una parabola supera la barriera e deposita in rete. Gli ospiti non demordono e tentano di riagganciare il pari ma è la formazione dronerese a mettere in campo ancora alcune buoni occasioni che, tuttavia, non riesce a finalizzare. A dodici minuti dalla fine, l’arbitro espelle un giocatore del CBS. La superiorità numerica della Pro, in ogni caso, non cambia il risultato finale che aggiudicata ai locali altri tre punti importanti nella corsa verso la vetta. Ora è a meno uno dall’Albese, fermata in casa dalla Valenzana.

Domenica 21 ottobre
Successo in extremis (1-0) e primato solitario per la Pro Dronero. In inferiorità numerica per quasi tutto il secondo tempo, i biancorossi del tecnico Antonio Caridi (alla quinta vittoria in altrettante sfide esterne) conquistano la vetta del torneo. Sul gol di De Peralta, che all’87’ minuto ha deciso il derby, i padroni di casa hanno protestato per il «ruvido» contrasto di Kjeldsen (da cui è partito il lungo lancio per l’ex bomber di Busca e Bra) su Del Buono e anche per la posizione dell’attaccante biancorosso, smarcato davanti alla porta. Difficile, almeno dalla tribuna, stabilire chi aveva ragione e chi torto. Dopo la rete, gli animi si sono surriscaldati, ma il dopo gara, val la pena sottolinearlo, è stato all’insegna del fairplay. Al 3′ un gran sinistro scalda i guantoni dell’attento Rosano. La Pro replica con un cross di capitan Carlo Dutto che attraversa tutta l’area, però non trova compagni pronti alla deviazione vincente. Al 21′ scambio Dutto-De Peralta con palla che scivola pericolosamente verso la porta: il portiere sembra battuto, ma Costamagna sventa in corner. Poi, un errore a centrocampo innesca il contropiede di De Peralta che non riesce a sorprendere Maiani. Reazione della Cheraschese che giunge in area, ma conclude oltre la traversa.
Al rientro in campo, deciso avvìo della Pro. De Peralta avanza in area, ma non centra il bersaglio. Poi, grande progressione di Dutto, ma con un tiro da dimenticare.
Al 13′ Migliore, già ammonito, viene espulso dopo un ingenuo fallo. Sugli sviluppi della punizione, Sardo si coordina bene nell’area piccola, ma tira sul fondo. Nonostante l’inferiorità numerica, la Pro sembra non accontentarsi del pari. In due occasioni, De Peralta impegna severamente Maiani, poi anche Carlo Dutto procura brividi alla retroguardia di casa. Quando lo 0-0 sembra ormai definitivo, al 42° arriva il gol di De Peralta. L’attaccante biancorosso (che raggiunge a quota 5 reti Dutto e Madrigrano) raccoglie il lancio di Kjeldsen e supera Maiani con un pallonetto.
Cheraschese ancora avanti nel finale, ma la Pro Dronero di patron Beccacini non corre più rischi e può brindare per un primo posto meritato.

Un “pezzo di carta” e una medaglia ai partigiani

guastavino Per noi partigiani e partigiane della Provincia di Cuneo il pomeriggio del 15 settembre 2012 rimarrà nel cuore come uno dei più belli ed emozionanti.

Alle 14,30 dovevamo trovarci, noi partigiani combattenti, a San Giovanni, in via Roma a Cuneo, per ritirare diploma e medaglia che ci venivano assegnati dal Direttivo e dai giovani dell’Anpi in occasione del 150° dell’Unità d’Italia. Occasione per cui l’Anpi ha ricordato le partigiane e i partigiani combattenti per la libertà, riconoscendo loro l’impegno dato per i valori sanciti nella Costituzione nata dalla Resistenza.

Momenti felici il rivedere vecchi amici e conoscerne di nuovi. Erano le 15 e i posti a sedere erano tutti occupati. Vidi mia figlia Cinzia scattare foto e dietro di lei il mio caro nipote Andrea vicino a suo papà Giorgio. Vedendomi mi salutarono con la mano. Momenti di grande emozione, come quando prese la parola il Sindaco di Cuneo Federico Borgna. Le sue parole: “È un onore essere qui con voi, avete dato la vostra giovinezza, siete le nostre pagine della Costituzione”. Dopo di lui presero la parola i miei amici partigiani Attilio Martino, Presidente Anpi Provincia di Cuneo, e Isacco Levi, il quale raccontò che, essendo ebrei, i tredici componenti della sua famiglia furono portati in Germania, da dove non tornarono.

Ancora emozione quando il nostro presidente Alessandro Mandrile fece il mio nome, invitandomi a ritirare diploma e medaglia. Avrei preferito che al posto di Eugenio avesse detto “Gino”, perché Eugenio mi è poco familiare, ma è il nome che mi hanno dato i mie genitori per ricordare la dolcissima nonna paterna che appunto si chiamava Eugenia. Nei momenti ufficiali è così.

Andai da Cinzia, che mi disse: “mettiti con Giorgio e Andrea, che faccio una foto ricordo”. Si unì a noi e mi trovai in mezzo a sei braccia che mi strinsero forte forte. Le braccia più corte erano quelle che stringevano di più. Momentiti magici, nei quali voglio ringraziare anche i giovani iscritti all’Anpi, perché anche loro hanno preso la parola dando prova di conoscere molto bene i valori della Resistenza. Ancora grazie, ragazzi, perché sarete voi quando l’ultimo partigiano sarà chiamato per l’ultima missione a tenere il faro acceso che con la sua potente luce illumini il mondo e non guardi il colore della pelle, se è bianca, nera o gialla. Suo compito quello di portare una parola che non conosce confini: LIBERTÀ.

Una libertà che tutt’oggi corre il rischio di essere soffocata, senza che molti neanche se ne accorgano. Eccone la prova, avvallata, come la medaglia e il certificato che abbiamo ricevuto a Cuneo, sempre da un uomo con la stessa fascia verde bianca e rossa. Perché tricolore è la fascia del sindaco di Cuneo e tricolore è la fascia del sindaco di Affile, provincia di Roma.

Cosa voglio dire? Sebbene quel certificato e quella medaglia abbiano avuto per noi un grandissimo significato di cui siamo orgogliosi quella festa è stata offuscata da una notizia giunta più o meno nello stesso periodo. Eccoci: mentre i miei pensieri erano ancora presi da quel bellissimo pomeriggio, tramite telegiornale e stampa appresi una notizia che fu come un grosso macigno cadutomi in testa. La stessa sensazione che penso abbiano avuto tutti coloro che hanno avuto parenti torturati, uccisi, impiccati dai nazifascisti. Riporto testualmente da L’Unità del 12 agosto 2012, testo recuperato dalla rete internet: “Un sacrario per il fascista Graziani con soldi pubblici. Il raduno in piazza San Sebastiano prima, la conferenza di don Ennio Innocenti a seguire, e poi la deposizione di una corona di fiori presso la tomba, santa messa, intervento delle autorità, cena a buffet e, per finire, spettacolo musicale. E tra le danze – una volta saziati anima e corpo – ieri sera ad Affile (comune della provincia di Roma, 1700 abitanti a 600 metri sul livello del mare) si è chiusa l’inaugurazione, all’interno del parco Radimonte, del sacrario dedicato al fu Maresciallo d’Italia e viceré d’Etiopia, Rodolfo Graziani.…”.

Ma la cosa che mi ha fatto ancora più male è che, tramite televisione, ho visto una giornalista fare una domanda a giovani e meno giovani, donne e uomini: «Tu sai chi è stato Graziani?». E nessuno sapeva nemmeno chi era.

Forse dirò un’eresia, forse una bestemmia, ma penso che noi che crediamo nella giustizia dobbiamo ringraziare sindaco e giunta per averci dato la possibilità di parlare di quel mostro fascista. Ecco chi fu: Graziani nacque a Filetto, in provincia di Frosinone l’11 agosto 1882 e morì di morte naturale a Roma l’11 gennaio gennaio 1955. Fu per tutta la vita un militare. Si fece tutte le guerre. Nel 1911 a soli 29 anni fu mandato in Libia a mettere un po’ di ordine, partecipò alla prima guerra mondiale con il grado di capitano, finita la guerra nel 1921 tornò in Libia, dove in Cirenaica era presente un forte movimento che reclamava l’indipendenza. A guidarlo era il “Leone del deserto” Omar al Mukhtar, che fu catturato e fucilato. Quando Mussolini per volontà del re prese il potere, Graziani si mise subito al suo fianco, rendendosi complice di orrendi omicidi. A fine 1935 – quando Mussolini mandò i suoi soldati alla conquista dell’Abissinia (oggi Etiopia), il cui re e capo spirituale era il Negus – con il grado di generale fu proprio il Graziani che, scalzando il generale Badoglio, prese il comando, dando subito ordine ai suoi ufficiali di non fare prigionieri ma fucilarli subito, anche perché quelle persone, donne, uomini, bambini, erano considerati solo dei “selvaggi”. Graziani distrusse quasi completamente Addis Abeba, massacrò la comunità cristiana copta, vescovo compreso e compì molte altre nefandezze. Vorrei ricordare ancora un fatto, per far capire specialmente ai giovani a che punto arrivavano gli ufficiali di Graziani. A guerra finita negli archivi fascisti fu trovato un diario relativo al periodo della guerra in Abissinia, nel quale si leggeva: “Oggi mi sono divertito da matti. Ho preso sei selvaggi, da poco catturati, li ho fatti spogliare nudi, e con la mia pistola ho fatto il tiro a segno mirando i loro testicoli. Caduti a terra, agonizzanti, li ho finiti con un colpo alla nuca”. Questi erano i valorosi ufficiali (italiani) di Graziani.

Ma secondo il re e Mussolini ne valeva la pena, perché in questo mdo l’Italia avrebbe avuto il suo impero. Il piccolo re sarebbe diventato il grande imperatore. Si diceva che da buon piemontese abbia detto: “boja faus, l’è bel esser imperatur!”.

Il maggiore assassino, però, Graziani, lo abbiamo avuto in casa nostra anche dopo. Infatti all’8 settembre 1943, ancora prima che il Duce venisse liberato dai tedeschi, questi si mise a fianco del generale tedesco Albert Kesselring. Una volta liberato grazie all’intervento tedesco, Mussolini fondò la famigerata repubblica di Salò e a Graziani diede il grado di capo dell’esercito fascista. In quegli anni a fianco dei tedeschi si rese complice di orrende stragi.

Anche nella nostra Provincia di Cuneo un grande tributo fu dato, cominciando da Boves (e vicino a noi in valle Maira a San Damiano e a Cartignano). Cercherò per ragioni di spazio di essere breve. Ricordo che i sette fratelli Cervi furono fucilati dai fascisti colpevoli di aiutare partigiani ebrei e disertori, ma le stragi più feroci furono a Marzabotto e a Sant’Anna di Stazzema, ordinate dal generale tedesco Walter Beder. Là morirono oltre 2000 persone. Anziani, donne e centinaia di bambini.

Quando la guerra era perduta Graziani mollò il duce alla sua sorte. Fu catturato dagli Alleati nel quartier generale delle SS e nel 1948, dopo regolare processo, venne condannato a 19 anni di reclusione, ma grazie a condoni e amnistie 17 anni gli furono abbuonati. Scontata la misera pena non andò in pensione. Aderì al Movimento sociale (segretario un altro fascista, Giorgio Almirante, che fu anche segretario del giornale “Difesa della razza”) del quale divenne anche presidente onorario.

Dulcis in fundo il 26 maggio 2012 il comune di Affile (paese di 1600 abitanti a 80 km da Roma) ha dedicato a Graziani una piazza!

Penso che, essendo sindaco di Roma Alemanno, che proviene proprio da quel tipo di ambiente, se pur con tanta rabbia nel cuore, non dobbiamo stupirci.

A volte mi capita di parlare con i giovani di questi tristi fatti.

Devo ammettere con grande amarezza che tanti giovani mi rispondono: “Certo che quando avevate vent’anni eravate proprio cretini per morire per la patria. Che cos’è la patria?”. Certo che se penso come si trova l’Italia oggi, ottobre 2012, un po’ di ragione l’hanno anche loro…

Gino Guastavino

Figli di un Vallone minore

paglieres Cos’hanno gli altri che non ha Paglieres?

Ottobre dal caldo insolito e preoccupante, ma ricco come sempre di colori strabilianti; l’alta valle non offre più un ventaglio così variegato di sfumature, il giallognolo dell’erba si perde nelle brume: è il momento del riscatto della media e bassa valle, quella che resta sempre un po’ in disparte, intimidita. Più timido di tutti il vallone di Paglieres, così vicino al fondovalle eppure così lontano, misconosciuto, se non fosse per quella borgata di Moschieres di tradizione acciugaia, e i ricordi partigiani. Il torrente che lo taglia e che alimentava l’invaso si chiama rio di Paglieres fino all’entrata del bacino, e di Combamala all’uscita. Montagne boscose e incolte che sembrano chiudersi in un abbraccio soffocante (“«Coùmbomalo», valle incassata, impervia” M. Bruno).
Ma c’è una sorpresa alla testata della comba: improvvisamente si apre una radura e occhieggia un laghetto. Non ha un nome, lo chiamano lago del Gourc dal nome della grangia lì accanto. Lo si raggiunge comodamente in meno di un’ora di cammino tranquillo sullo sterrato che conduce alla grangia uscendo dall’asfaltata per Celle e girando a sinistra nell’abitato di Bedale. Non si trova su tutte le cartine ed ha avuto un momento di visibilità nel calendario 2011 di Bruno Rosano. Trattasi in verità di un antico sbarramento umano ma con metodi naturali (niente cemento, grazie) per convogliare le acque del rio a consumo del bestiame. Infatti in estate non è particolarmente invitante: una mandria e un gregge pascolano tutt’intorno. Ma in autunno è una festa: betulle, ontani, larici, abeti, sorbo e altre varietà arboree si specchiano in acque ricche di trote: un maestoso faggio sembra fare il guardiano, mentre le punte rocciose che segnano il confine con la valle Grana – Rocca Cernauda, m. Chialmo, m. Cauri – ricordano «gite» ben meno rilassanti durante la guerra. Merita una breve escursione fotografica di mezza giornata, volendo si può proseguire fino al colle della Margherita in val Grana, o il quasi omonimo colle s. Margherita di Moschieres.
Sorge una riflessione sul destino di questo vallone: perché così negletto? Fino a una dozzina d’anni fa la sua gloria era la diga, ormai una cattedrale nel deserto. L’Enel fa orecchie da mercante, evidentemente non la ritiene competitiva: eppure si scava per fare centraline altrove, e addirittura si sogna il faraonico progetto del maxi-invaso anziché riqualificare ciò che già c’è. Ma anche nel piano di recupero ambientale-paesaggistico delle borgate non c’è una lira. L’Unione Europea ha sganciato soldoni per i soliti noti: Elva, Podio, Chiappera che è già un gioiello, Morinesio che lo è diventato, Marmora che sembra il Trentino. A Paglieres chi ristruttura è un privato che ci mette del suo: il resto crolla. Il GTA prosegue in cresta senza scendere, il neonato sentiero del Cauri sfiora solo l’altro versante. Un po’ poverino il nostro Paglieres, ma con dignità.
Ci sono valloni e vallonastri.

M. Teresa Emina

Comitato Promotore Isole Pedonali

comitato Comunicato Stampa

In data 25 settembre 2012 si svolgeva presso la sala consiliare del Comune di Dronero il secondo incontro (a meno di un anno da quello dello scorso ottobre) tra i membri del Comitato “isole pedonali”, il Sindaco Livio Acchiardi e gli assessori della giunta medesima.

Il Comitato, in tale sede, chiedeva conto della situazione attuale, che vede il Ponte Vecchio riaperto regolarmente al traffico (dopo la breve parentesi estiva in cui era rimasto chiuso), e rilanciava la propria istanza affinché – come chiedevano i firmatari della petizione chiusa nell’ottobre 2011 – l’area fosse adibita ad isola pedonale in maniera permanente, analogamente a quanto avvenuto per Via Roma.
In risposta il Sig. Sindaco confermava la volontà dell’amministrazione di andare nella direzione suggerita dal Comitato, facendo tuttavia notare che i “tempi fisiologici” e le modalità del ripristino permanente dell’area pedonale avrebbero richiesto un periodo più lungo di quello auspicato.
In particolare, l’amministrazione sottolineava la necessità – a suo avviso – di portare avanti un più ampio e definito progetto di “percorso pedonale cittadino” (collegante i due estremi di Dronero), per poi arrivare alla chiusura al traffico del Ponte Vecchio; il tutto – secondo l’amministrazione – per “rendere più credibile” il provvedimento in questione e supportarlo con “motivazioni più fondate” di fronte agli interessi (ancora poco chiari e, ad oggi, mai manifestati pubblicamente) di coloro che si dicono contrari all’isola pedonale.
Il Comitato dal canto suo non ha mancato di far notare come, in realtà, il ripristino immediato di quell’unico tratto di isola pedonale (il Ponte Vecchio, ndr), non avrebbe richiesto interventi “globali” o più ampi, né necessitato di particolari progetti che, secondo Acchiardi, sarebbero al vaglio della giunta, bensì sarebbe già stato di per sé una risposta più che esaustiva agli oltre 800 firmatari della petizione.
L’amministrazione insisteva sull’impraticabilità di questa ipotesi e – di comune accordo col Comitato – si rinviava la seduta a distanza di sei mesi per verificare le evoluzioni del citato progetto di “pedonalizzazione” e le intenzioni dell’amministrazione stessa in merito alla specifica questione del Ponte.
Unitamente a ciò gli intervenuti si davano disponibili a rinnovare la pratica di tali incontri bilaterali con l’amministrazione per pensare e mettere in atto iniziative volte alla riqualificazione del quartiere in questione (“Borgo Sottano” e Piazza Cariolo).
Si invitano perciò tutti gli interessati a contattare il Comitato tramite il gruppo Facebook (Dronero, Comitato promotore isole pedonali) o presso le attività commerciali “Filiputti” in Via Garibaldi e “Sorelle Comba” in Via Roma.

Dronero, lì 27 settembre 2012

Il Comitato
Comunicato Stampa

Città e contado, un patto da riscrivere

citta_contado Due immagini si sovrappongono sovente nella mia mente, quella del mio paese alpino ora abbandonato e quella sempre uguale delle periferie di una qualsiasi grande città occidentale in cui il lavoro mi ha portato.

Sono la sintesi di un percorso dal medioevo al post moderno da cui prendo lo spunto per riflettere sul rapporto tra città e contado, di cui il Monte è parte
Le città, così come le viviamo ora, sono una evoluzione recente di un modello organizzativo vecchio di millenni, innescata nel XIIX secolo dalla prima industrializzazione.
Da allora l’inurbamento si è fatto imponente ed ha alimentato i consumi, la produzione di massa e la “società del benessere”, che per la Pianura Padana ha voluto dire la desertificazione delle Alte Terre che la circondano.
A livello globale tutte le aree urbane negli ultimi decenni sono cresciute in modo esponenziale ed è del tutto evidente che in un futuro prossimo tutto questo comporterà rischi significativi per gli abitanti, per l’ambiente e per la biodiversità, per il Nord Italia la situazione non è sicuramente diversa.
Non è un caso che si parli di “inurbamento” partendo dal lemma latino “urbs”, inteso come insieme di edifici e infrastrutture e non da “civitas”, che ha significato politico, organizzativo e geografico e riconduce al concetto di cittadinanza, una differenza che è sostanziale e caratterizza una deriva storicamente recente e legata all’affermarsi dei valori della civiltà occidentale.
Tutto questo non è connotato però da una solidità che possa far sperare in un avvenire sereno, l’occidente si caratterizza per una fragilità di cui ci siamo improvvisamente accorti l’11 settembre 2001, fragilità sempre più evidente con la crisi attuale, che non è congiunturale, questa è la prima crisi strutturale della modernità.
Nel secolo scorso c’è stata una rapida espansione urbana con enormi periferie degradate per le classi popolari, ora nelle città si è innescato un processo diverso, quello di una nuova stratificazione sociale che vede le classi medio-alte ristrutturare e occupare quartieri centrali, mentre le classi medio – basse si spostano in città satellite o più oltre.
La povertà, che negli anni ’50 era sui monti, ora è scesa a valle spostandosi in questi luoghi, ma è una povertà diversa, perché è senza quelle prospettive e speranze che accompagnavano l’esodo da quassù, ora non ci sono vie di fuga, le masse povere sono in un “cul de sac”.
La modernità aveva promesso il “benessere”, che però non ha coinciso con il raggiungimento della felicità personale, una questione molto più complicata e per un cittadino la tranquillità, l’aria pulita, una passeggiata nei boschi o un bagno al mare per staccare da ritmi e luoghi frenetici e stressanti, sono diventati una necessità e si è disposti a spendere quanto basta per una evasione settimanale da ambienti sempre più invivibili.
Ma veniamo a situazioni a noi prossime, torniamo in Piemonte con le sue pianure, colline e montagne.
Se in altri contesti geografici la metropoli mettono a disposizione verde pubblico, parchi e spazi aperti nel contesto urbano, in Piemonte questa necessità è meno sentita perché il verde, la pace e l’ambiente incontaminato è fruibile a pochi chilometri da casa, nelle Alte Terre che circondano una pianura completamente antropizzata e contaminata.
Questo porta il “Piè” a guardare al “Monte” come a un luogo di sfogo, come a una pertinenza che a tutti i costi si deve cercare di mantenere incontaminata ( almeno quella !!!), ovvio perciò che l’attenzione sia posta sull’ambiente e non sull’uomo che lo vive.
L’ambiente in pianura è ormai irrimediabilmente perduto, perciò preservare i monti è il modo per lavare la cattiva coscienza collettiva, perché allora non farne un unico grande parco naturale?
Due metri e due misure sono allora utilizzati dalla politica di gestione del territorio, uno per la pianura, dove è stato possibile disporre dell’ambiente senza alcuna limitazione, un’altro per il monte, dove l’attività umana è tollerata quasi come una presenza inopportuna.
Se a questo si aggiunge che le popolazioni alpine non sono assolutamente rappresentate nelle istituzioni a tutti i livelli, perché, con le regole attuali, sono le città a eleggere la quasi totalità dei rappresentanti, va da se che nella catena di comando questa impostazione “ambiente – centrica” prevale e gli interessi delle popolazioni alpine sono completamente esclusi.
Guardate che qui sta l’inghippo che va risolto.
Non ci troviamo di fronte a un confronto tra pari, ora sta tornando in modo evidente un confronto tra città e contado dai connotati medioevali e per un montanaro definirsi cittadino sta diventando un ossimoro.
Riflettendo dal Monte su quanto sta succedendo, mi pare però evidente che in questo momento storico paradossalmente chi rischia di più è la città ed è urgente porre le basi per un nuovo patto per recuperare assieme quella dimensione di “civitas” che una modernità effimera ha negato al monte e cancellato dalle città.
E’ solo unendo le forze tra due realtà che sono andate allontanandosi negli ultimi decenni che possiamo pensare a un avvenire possibile.
L’interesse è reciproco, non sarà facile, ma non vedo altre strade.

Mariano Allocco

Parte bene la Pro

frutteto Terza, in zona play-off, dopo 5 giornate

Domenica 2 settembre
Pro Dronero – Lucento 2 – 1
MARCATORI: pt 7′ Caria, 24′ C. Dutto; st 1′ Isoardi
Ottimo esordio alla grande per la Pro Dronero, vittoriosa su una delle favorite del campionato. Gara ricca in cui il Lucento si porta in vantaggio per prima con Simone Caria, bravo a sfruttare un rinvio corto di Rosano. I padroni di casa poi prendono quota con lo splendido gol dell’1-1 di Carlo Dutto, che su passaggio di De Peralta infila con un perfetto pallonetto. Dopo un salvataggio dell’ottimo Rosano, arriva il primo dei due rigori ospiti, ma Trentinella spedisce a lato.
Al rientro in campo è subito «Pro». Gran lavoro di Dutto e cross al centro: Isoardi nell’area piccola anticipa tutti e deposita in rete. Ma le emozioni sono tutt’altro che finite. Dutto va vicino al tris (4′), poi sono gli ospiti a sfiorare il pari: Caria si vede ribattuto il preciso colpo di testa dal palo (24′). Al 35′, altro episodio da rigore. Questa volta sul dischetto si presenta Caria, ma Rosano è prontissimo e blocca in presa bassa.

Domenica 9 settembre
Chisola – Pro Dronero 1 – 2
Marcatori: pt 2’ Madrigrano, 33’ De Peralta, st 23’ Barison r.
La Pro Dronero in testa alla classifica insieme all’Albese, grazie alla vittoria al termine di una battaglia combattuta e vinta a Vinovo contro il Chisola. Tre gol, tre espulsi e un rigore in una gara tesa che la Pro ha il merito di sbloccare subito con Madrigrano, approfittando poi, grazie a De Peralta, dello sbandamento biancoblù. E nella ripresa, quando i torinesi provano a rimettere in piedi la sfida, arrivano i due «rossi» che affondano le speranze di rimonta.
Già al 2′ la Pro Dronero passa in vantaggio: punizione e gran sinistro al volo di Madrigrano che batte Salvalaggio. Al 33° una bella azione sulla fascia di Isoardi consente a De Peralta di stoppare in mezzo all’area e girare in rete in mezza rovesciata per il 2-0. Nella ripresa il Chisola parte a testa bassa, ma incappa nella prima espulsione (doppia ammonizione) di Viola. Barison si fa stendere in mezzo all’area al 22°: rigore trasformato e parità numerica ripristinata, ma al 35° finisce anzitempo sotto la doccia anche Biasiotto e per il Chisola non c’è più nulla da fare.

Domenica 16 settembre
Pro Dronero – Albese 2 – 3
Marcatori: st 18’ Gai, 23’ Madrigrano rig., 28’ De Peralta, 44’ Colaianni, 47’ Gai
Vittoria esterna e primato in classifica per l’Albese che, sotto di 2 reti fino a un minuto dal 90°, è riuscita a ribaltare il punteggio e ad imporsi per 3-2 sul campo di una Pro Dronero ottima per 89 minuti. In soli quattro minuti, la formazione di Antonio Caridi ha perso una gara che aveva praticamente in pugno grazie alle due reti segnate e a numerose ottime occasioni. Pecche finali dei droneresi, ma anche buone scelte dell’Albese che, nell’ultimo quarto d’ora, ha inserito Cornero, decisivo nelle 2 reti del sorpasso, così come Gai, autore di una bella doppietta.
Nel primo tempo si vede solo la Pro Dronero che non concede nulla ai rivali e costringe il portiere albese a due salvataggi sulle conclusioni di De Peralta e Madrigrano. Il secondo tempo è invece di tutt’altro ritmo. Passano 2 minuti e Rosano compie un prodigio sul colpo di testa di Gai. Al 19° il risultato si sblocca con Gai solo davanti alla porta che piazza la palla alla sinistra di un incolpevole Rosano. I locali quattro minuti dopo agguantano subito il pari su rigore: dal dischetto Madrigrano non sbaglia.
I rossi premono e al 28° vanno in vantaggio. Al termine di una bella azione personale, Carlo Dutto passa al centro a De Peralta che a porta vuota firma il 2-1. La gara prosegue all’insegna dell’equilibrio e nel frattempo il tecnico ospite inserisce Cornero. Quando manca un minuto alla fine, lo stesso Cornero, dal fondo mette al centro per Colaianni che firma il 2-2. Al secondo minuto di recupero, ancora Cornero è abile a procurarsi il corner dal quale scaturisce la rete decisiva di Gai con uno stacco poderoso.

Mercoledì 19 settembre
Libarna – Pro Dronero 1 – 3 Marcatori: pt 33′ Madrigrano; st 30′ Manfredi aut., 35′ C. Dutto, 49′ De Peralta .
Sconfitta casalinga per il Libarna con la Pro Dronero che vince per 3 a 1. Primo tempo contratto fra due compagini che non vogliono perdere e le azioni pericolose si contano sulle dita di una mano. Dopo alcune avances dei padroni di casa, la Pro Dronero passa in vantaggio al 33° grazie a una magistrale punizione dal limite di Madrigano. Il Libarna reagisce e al 44° sfiora il gol del pareggio con Pellegrini.
Nella ripresa Merlo le prova tutte e alla mezz’ora gli sforzi dei locali sono premiati da un autogol di Manfredi. Trascorrono 4′ Carlo Dutto approfitta di una clamorosa indecisione del Libarna e segna. Libarna in dieci per l’espulsione di Pannone e facile tris della Pro Dronero al 93° con la realizzazione di De Peralta su rigore per fallo su Isoardi.

Domenica 23 settembre
Pro Dronero – Valenzana 2-2
Un pareggio nel confronto casalingo con la Valenzana, quotata società alessandrina proveniente dalla C2, che consente alla Pro di mantenere il contatto con le prime della classe. La Pro va in vantaggio con Kjeldsen che segna da distanza ravvicinata e raddoppia poi con Isoardi di testa. Chiuso il primo tempo con il risultato di 2 reti a zero, la Pro si è fatta rimontare dagli ospiti nella ripresa.
La classifica vede ora sola al comando l’Albese con 15 punti, segue l’Acqui a quota 11 e terza la Pro con 10 punti che divide la piazza con il CBS. Alle loro spalle, il Pinerolo con 9 punti chiude per ora la zona play-off.
Seguono Airasca e Castellazzo (8), Chisola (7), Valenzana (6), Cheraschese e Saluzzo (5) e tutte le rimanenti formazioni a quota 4 punti.
La Pro affronta domenica prossima la trasferta con il Pinerolo e torna al Filippo Drago nel turno infrasettimanale mercoledì 3 ottobre alle ore 20,30. Ospite la coriacea Airaschese, diretta concorrente nella corsa verso la promozione. Si annuncia quindi una partita importante e attesa.

Coppa Italia
Mercoledì 5 settembre ottavi di finale
Albese – Pro Dronero 3 – 1
Marcatori: pt 10′ Colaianni, 42′ Garrone; st 5′ Garrone, 25′ De Peralta.
Sul campo di Alba, una Pro rimaneggiata da Antonio Caridi che ha applicato un forte turn-over nella gara infrasettimanale, deve dire addio alla Coppa Italia nello scontro diretto con la blasonata padrona di casa.
La formazione messa in campo ha tuttavia consentito al tecnico dronerese di sperimentare alcune nuove soluzioni.

Il Presidente Corrado Beccacini, in chiusura di mercato, ha voluto aggiungere alla rosa un altro giocatore.
Con la formula del prestito è arrivato dalla Saviglianese Davide Pelissero, classe 1993, esterno sinistro.
“Siamo assai soddisfatti – commenta lo stesso Beccacini – della squadra che con tre vittorie, un pareggio e una sconfitta è a pieno titolo in zona play-off occupando la terza posizione a 10 punti. Altrettanto bene è partita la Juniores che, in avvio di campionato regionale, ha battuto 3 a 0 al Filippo Drago la Virtus Mondovì”.
Intanto si stanno completando le iscrizioni al Settore giovanile e alla Scuola calcio. Chi fosse interessato può rivolgersi alla segreteria della società presso il campo Baretti (zona bocciofila) il martedì, giovedì e venerdì dalle 18,30 alle 19,30 (0171-918623).

La rosa della Pro Dronero
Portieri
Rosano Roberto 1987, Beccacini Damiano 1992
Difensori
Bruno Carlo 1984, Franco Nicolò 1994, Madrigrano Francesco 1984, Migliore Andrea 1993, Pomero Lorenzo 1991, Pelissero Davide 1993, Porcaro Arturo 1995, Rosso Mattia 1992, Volcan Davide 1989
Centrocampisti
Bodino Lorenzo 1988, Brondino Alessandro 1990, Kjeldsen Alan 1980, Luciano Simone 1992, Manfredi Andrea 1992, Virano Marco 1994
Attaccanti
Capellino Nicolò 1991, De Peralta Fabricio 1986, Dutto Carlo 1986, Dutto Stefano 1993, Isoardi Davide 1995

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Il canto smarrito della terra

frutteto Popoli senza tempo per viaggiatori… e turisti (in)consapevoli

Il tempo si è fermato in Africa, forse non è mai partito. Mentre noi dibattiamo questioni di lana caprina abitando una beata bolla di ignoranza, menefreghismo, tecnologia – e solitudine – loro sono sempre lì: se vanno avanti non si vede, svelati da un sole implacabile anche d’inverno. Un popolo, o meglio un insieme di popoli tanto diversi e tanto apparentemente uguali, come noi appaiamo a loro del resto. Con una cosa in comune, sempre quella da secoli: l’essere poveri, vittime di sfruttamento, corruzione, stranieri che rubano il territorio, le risorse, la dignità: fomentando guerre fratricide per interesse, o insinuandosi nei gangli vitali di un’economia sempre sul punto di partire, sempre una promessa. Prima i bianchi, ora i cinesi trovano in Africa pozzi per la loro sempre più avida sete. E agli africani le briciole della loro terra, nella loro terra. E poi vengono su da noi a “rompere le scatole”, sì, ne abbiamo bisogno ma insomma se solo potessero stare là, più contenti tutti: loro di certo, noi non so.
E poi i viaggiatori. Chi va in Africa per piacere – ma non solo – deve sapere cosa andrà a vedere. Sono grandi, grandiosi gli elefanti che sventolano le orecchione, e quei buffi ippopotami che fanno appena capolino, quasi si vergognassero di farsi vedere (buffi? Sono tra gli animali più pericolosi della savana). Gli uccelli, bellissimi, sfoderano un’ugola da far invidia alla Callas, roba che neanche i nostri usignoli. Gran classico i leoni, appollaiati per la consueta foto di rito, annoiati dalla nostra curiosità: “Dài, ragazzi, ancora una poi schiodano anche questi”. Animali che vediamo tutti i giorni nei documentari, perché solo in Africa si riesce a riprenderli facilmente, altrove nel mondo sono estremamente elusivi. Il sole al tramonto è così grande, fucsia, il cielo è viola. Di notte il firmamento è un tappeto di stelle (specie nell’emisfero australe). Perché non alzare gli occhi, a guardarlo a lungo in silenzio, anziché concentrarsi su se stessi, sulle proprie chiacchiere da bar, ed erudite dissertazioni sulla prossima cena?
Appunto, il cibo: cosa c’è di etico nell’essere in mezzo a gente povera, ma povera sul serio, miserabile e pensare solo al proprio – abbondante, superfluo – sostentamento? Non il viaggiatore, ma il turista (in)consapevole non vede l’ora di tuffarsi nella modernità, in qualcosa che gli ricordi la casa. Nelle città ci sono i supermercati: ma quanti possono rifornirsene? Ci sono più commessi che clienti. “Finalmente un centro commerciale”! Anche se a casa ci si sta tutto l’anno, e qui non si dovrebbe portarsela dietro. Spendere meno per i propri vizi di occidentale, e dare il di più a chi è lì a chiederti una penna, un quaderno, a venderti due banane per non sentirsi un mendicante. Appena fuori città, dieci minuti e sei catapultato in un mondo di capanne di terra e paglia, donne colorate col secchio sulla testa, due capre, quattro galline che razzolano in comunione con tutti, nugoli di bambini polverosi che fanno ciao ciao. Non c’è uno steccato, non c’è proprietà privata su animali, cose e persone. Sembrano due mondi diversi, opposti e ti chiedi perché? Il mondo senza tempo e quello – un pochino, solo un pochino – più…”civilizzato”. Perché gli altri sono… incivili. “A cosa pensano quei bambini che vedono arrivare una carovana di stranieri che fa cose strane (per loro) e tira fuori un sacco di cose inutili (per loro) e che magari stenta a sorridere?” si chiede l’amica Barbara. “Cosa vorrebbero dirci? Forse ci insegnerebbero a essere più sereni”. Forse, se non fossero malati e affamati. Gli ignoranti, i decadenti siamo noi, vecchi bianchi. Se loro ci appaiono figli prodighi incapaci di far fruttare i talenti, noi siamo i ricchi Epuloni che ci laviamo la coscienza con un po’ di carità pelosa.
Senza esagerare coi pistolotti – giusto restando in tema evangelico, tutti abbiamo una trave nell’occhio – il senso dell’Africa è nella semplicità, non quella di chi è sempliciotto, ma nell’essenzialità delle cose, della vita, dell’oggi: anche perché lì il domani… C’è un sentore di libertà mentale pari a quello dei leoni liberi dalle gabbie, ciascuno nel proprio mondo. C’è una memoria ancestrale a cui apparteniamo tutti (che ci piaccia o meno i nostri antenati venivano da lì), una dignità che si riflette negli occhi liquidi di una piccina venditrice di carbone triste come lei, o nello sguardo fiero e gentile, nel portamento nobile e paziente della brava guida, vera essenza dell’Africa. Un inno alla terra dalla quale siamo venuti e alla quale torneremo.

M. Teresa Emina

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e-mail: twanaadventure@gmail.com

Nuovi dirigenti scolastici a Dronero

frutteto Dal 1° settembre, 25 nuovi dirigenti scolastici hanno preso servizio in altrettanti Istituti scolastici della Provincia di Cuneo. Si tratta di una parte dei 172 dirigenti che hanno superato il concorso in tutto il Piemonte e dei quali il MIUR (Ministero dell’Istruzione) ha autorizzato l’assunzione, esaurendo i posti disponibili in Regione.

La conferma delle nomine è stata formalizzata con una circolare diffusa proprio alla vigilia di Ferragosto (nella giornata di lunedì 13 agosto) dall’Ufficio scolastico regionale.

I nuovi presidi sono andati a coprire quelle situazioni che nel Cuneese costringevano un unico dirigente scolastico a seguire due o più scuole diverse. Situazioni che si sono verificate anche per più anni negli istituti di molti centri sia nella Scuola primaria, sia nella Media inferiore e sia nelle Medie superiori.
Anche Dronero, sede di due direzioni, quella Didattica di Piazza Marconi (Scuola primaria) e l’Istituto comprensivo Giolitti (Scuola media) – cui erano stati assegnati dirigenti in reggenza rispettivamente Silvano Calcagno, dirigente a Robilante e Dronero e Maddalena Gerardi, dirigente a Borgo San Dalmazzo e Dronero – ha avuto le sue assegnazioni definitive con dirigenti titolari.
Il dr. Graziano Isaia, di Piasco, si occuperà del Circolo didattico di Dronero cui fanno capo la Scuola primaria di Dronero capoluogo, Oltremaira, Pratavecchia, Villar San Costanzo, San Damiano e alta Valle e quella dell’Infanzia di Dronero capoluogo, Oltremaira e Morra Villar.
Al dr. Paolo Romeo, cuneese, figlio d’arte poiché il padre Carlo è stato a lungo vice Provveditore agli studi e poi dopo il pensionamento Giudice di Pace a Dronero, invece è stata assegnata la gestione dell’Istituto comprensivo Giolitti cui fanno capo la Scuola media di Dronero, la sede staccata di Stroppo, la Scuola primaria di Roccabruna e la Scuola dell’Infanzia sempre a Roccabruna.
Per gli amanti delle statistiche possiamo dire che l’età media dei dirigenti vincitori di concorso è relativamente bassa (48 anni), tenuto conto di quella media degli insegnanti, che a livello nazionale, nella scuola italiana, è stimata in oltre 50 anni.
In particolare il dirigente del Circolo di Piazza Marconi, Graziano Isaia (che ha ottenuto un altissimo punteggio, classificandosi al 2° posto assoluto in Piemonte), appena trentacinquenne è il più giovane tra i dirigenti cui è stata assegnata la sede. Appena sotto la media nazionale anche il dirigente dell’Istituto comprensivo, Paolo Romeo.
A loro – consapevoli del fatto che i problemi non mancheranno, visto l’atteggiamento dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni nei confronti della Scuola – vadano i nostri migliori auguri di un proficuo lavoro.

S.T.