Colombero boccia la Bocciofila

frutteto Meglio investire sull’Alberghiero e il College di Stroppo

E’ stato interamente incentrato sul progetto del nuovo bocciodromo dronerese il Consiglio della Comunità montana Valli Grana e Maira di giovedì 20 settembre.
Oggetto di discussione era la proposta di delibera della giunta presieduta da Roberto Colombero di chiedere alla Cassa depositi e prestiti di devolvere solo una parte del denaro (177.165 euro dei 400.000 euro stabiliti inizialmente) destinato al Comune di Dronero quale quota di finanziamento per la costruzione della “cittadella delle bocce” ad altri interventi.
Denaro, senza il quale, il Comune di Dronero dovrà, probabilmente, dire addio ad una nuova bocciofila.
Nel 2006, l’ente montano, presieduto da Livio Acchiardi si era impegnato a cofinanziare la costruzione della cittadella delle bocce, che avrebbe ospitato anche un museo dedicato a questo sport. Il progetto, avanzato dall’allora esecutivo dronerese guidato da Giovanni Biglione, prevedeva una spesa complessiva di 3.500.000 euro. Il Comune di Dronero avrebbe stanziato 700.000 euro, mentre i rimanenti 2.400.446,03 euro sarebbero arrivati dal ministero per i beni culturali (1.618.446,03 euro) e dalla Regione Piemonte (782.000 euro).
In questi sette anni, il mutuo contratto dalla Comunità montana è costato 140.000 euro e del nuovo bocciodromo non è stata posata nemmeno una pietra.
Nel marzo di quest’anno, la giunta dronerese ha abbandonato il progetto iniziale della cittadella delle bocce e approvato lo studio di fattibilità per una nuova bocciofila, più piccola, da 1.500.000 euro. Perso il contributo del ministero (perché è stato eliminato il museo tematico), rimarrebbero i soldi della Regione, quelli dell’ente montano e quelli del Comune, ridotti, però, a 368.000 euro.
“Visto che il progetto è diverso da quello iniziale – ha spiegato Roberto Colombero – credo sia corretto discuterne in Consiglio. E’ giusto che noi partecipiamo con la stessa percentuale di denaro stabilito inizialmente (11,43% del totale ndr) e non con 400.000 euro, anche perché Dronero riduce il suo cofinanziamento. L’atteggiamento di Acchiardi è arrogante. E poi, Dronero, adesso, ha solo uno studio di fattibilità”.
Sulla stessa linea il sindaco di Prazzo Osvaldo Einaudi: “E’ scorretto come si sta comportando il Comune di Dronero”.
Cosa farne dei soldi non più destinati alla bocciofila?
“Ci sono altre priorità – ha continuato Colombero – come l’ampliamento dell’Alberghiero a cui la Provincia non può fare fronte o l’acquisto di un pullman per il trasporto degli studenti al College di Stroppo. Se Dronero perde l’Alberghiero potrà avere anche 12 bocciofile, ma sarebbe un disastro”.
La pensa così anche il consigliere di Acceglio Enrico Colombo: “Credo sia meglio investire sulla scuola piuttosto che su una bocciofila”.
Il Consiglio ha quindi stabilito di rinviare di alcune settimane la decisione, dopo aver analizzato il progetto preliminare del nuovo bocciodromo ed avere la conferma della firma dell’accordo di programma tra il Comune di Dronero e la Regione Piemonte per lo stanziamento del contributo.

Luca Chiapale

Assemblea Straordinaria dei soci a Tecnogranda

tecnogranda Nel nostro ultimo numero di Luglio davamo notizia della probabile convocazione di una Assemblea straordinaria dei Soci di Tecnogranda vista la grave situazione in cui versa l’azienda. Notizia confermata, l’Assemlea è stata convocata per il 13 Settembre h.18 con il seguente ordine del giorno : Provvedimenti Articolo 2446 del Codice Civile e Decisioni in merito all’Organo Amministrativo.

L’articolo 2446 del Codice Civile obbliga, quando il capitale sociale si è ridotto di oltre un terzo in conseguenza di perdite, a convocare “senza indugio” l’assemblea dei soci per le opportune decisioni. Il capitale sociale di Tecnogranda è ancora nominalmente di circa 3.400.000 euro, ma di fatto, a seguito del pesante buco di bilancio dell’esercizio 2011, verrà drasticamente ridotto con conseguente grave danno patrimoniale per i soci, ad incominciare dal Comune di Dronero.

Il secondo punto riguarda invece il Consiglio di Amministrazione, sappiamo che l’Amministratore Delegato Ghione è dimissionario, voci di corridoio danno per dimissionario l’intero Consiglio.

Ma cosa succederà dopo ? L’azienda ha le risorse e le capacità per andare avanti ? Ormai siamo a quasi tre quarti del 2012, quali le previsioni per il bilancio 2012 ? Con parte del personale in Cassa Integrazione, i laboratori in una situazione di limbo, tanto che si parla anche di vendita di alcuni macchinari, quali risorse ha Tecnogranda per sopravvivere ?

Anche questa volta chiediamo all’Amministrazione di dare una serie di risposte su come sia stato possibile passare da un bilancio +72% di fatturato nel 2010 ad un bilancio -1.200.000 euro nel 2011. Così come chiediamo di dare una chiara indicazione ai cittadini, cioè ai veri soci di Tecnogranda, sulle possibilità di sopravvivenza della società su cui la città di Dronero ha investito tante risorse e tante speranze. Attendiamo fiduciosi.

MM

Acceglio e la salvaguardia dei sentieri

maira Interessante promozione per la cura di un bene comune

All’escursionista attento non saranno passati inosservati i nuovi pannelli che il comune di Acceglio ha recentemente posizionato all’imbocco dei sentieri più frequentati della zona. Si tratta di un’iniziativa volta a sensibilizzare tutti coloro che amano frequentare la montagna e soprattutto lo vogliano fare con la consapevolezza che un piccolo contributo da parte di tutti può portare a grandi risultati.

Il concetto è semplice: dedica 10 minuti della tua gita per prenderti cura del sentiero che stai percorrendo. In che modo? Rimuovendo rami secchi o pietre smosse che potrebbero ostacolare il cammino, realizzando piccoli “ometti segnavia” tanto utili in caso di nebbia e anche segnalando all’ufficio comunale eventuali paline rotte, passerelle danneggiate…Insomma, tante semplici azioni necessarie se si vuole continuare a usufruire in tutta sicurezza di un bene comune.

Altra importante iniziativa riguarda la promozione della storica via attrezzata degli alpini al monte Oronaye (3.100 m slm), ufficialmente aperta al pubblico dopo i lavori di ripristino degli scorsi anni curati dai volontari del soccorso alpino, guide alpine e guardia di finanza. Anche qui 4 pannelli informativi collocati in punti strategici lungo il confine italo-francese, illustrano le difficoltà e le modalità di percorrenza della salita. D’obbligo l’utilizzo dell’attrezzatura tecnica: imbracatura, corde di sicurezza, moschettoni, dissipatori, scarponi e casco. Si tratta di un itinerario di arrampicata sportiva parzialmente attrezzato con appigli artificiali ed un cavo di sicurezza che facilitano la progressione, idoneo a persone esperte, ma possibile a tutti se accompagnati da una guida alpina.

Comune di Acceglio

Acceglio, 16 agosto 2012

Sproloquio di una notte di mezza estate

maira Sproloquio e sogno, molti sogni, sogni ad occhi aperti, visioni, incubi, per molte notti in questa estate.

Prima me lo auguravo, ora quasi quasi mi dispiace che gli esponenti della Lega siano un pochino nella “cacca”, in disparte. Altrimenti avrebbero trovato il modo di “respingere” queste ondate di caldo provenienti dal nord Africa, questo flusso migratorio di correnti, clandestinamente opprimenti. Perlomeno ho fatto un ripasso di epica sino ad arrivare a Dante e la sua Ispiratrice per una “Vita Nuova” più fresca e riposante. Ho sognato una Città animata, pulita. Ad occhi aperti però rivedo parchi gioco invasi da rifiuti (la raccolta del 5 x 1000 destinato alla loro cura è stata un flop? Sarebbe interessante conoscere i dati relativi sul sito istituzionale del Comune, dove vergognosamente, e neanche per le balle, sono nemmeno pubblicati quelli previsti dalle leggi sulla trasparenza! Da denuncia!), Piazze che sembrano quasi una “cartolina da Scampia”, grazie anche all’inciviltà di molti. Un buon amministratore dovrebbe essere un pochino più sensibile a questi problemi “periferici”. Non basta limitarsi a far installare uno specchio all’incrocio di via Roburent piuttosto che in via Bisalta e ricevere pubbliche lettere di ringraziamento e adulazione (peraltro scavalcando le competenze assegnate al Comandante della Polizia Municipale).Ancora mi appare in sogno il maestro Prandoni (le sue tavole ormai dimenticate in uno scantinato) che mi ricorda “i politici sanno spendere, non sanno conservare”. Certo è più “redditizia”, a livello d’immagine ovviamente, una politica tendente alla realizzazione di nuove grandi opere (ma quali finora?) che non all’ordinaria manutenzione (sebbene oggi abbastanza curata).

Mi sveglio sudatissimo, penso a quelle di passate amministrazioni. Mi riaddormento: incubo! Campeggio di Dronero. Piazzo la tenda. Al primo picchetto che pianto frana tutto. Emergo da un cumulo di macerie oltre il bedale. In cima, l’unica cosa rimasta intatta della struttura, è una lucente targa in ottone a suo tempo piazzata. Recita: “Comunità Montana (Presidente Livio Acchiardi) e Comune di Dronero (Sindaco Giovanni Biglione) per un verde spazio Occitano”. Il fragore di una grassa risata proveniente dall’aldilà copre ogni altro rumore. Forse del proprietario di quel terreno paludoso e franoso sbolognato alla Città? Arriva il gestore del Mini Golf assieme ad un nugolo di avvocati che mi presenta una esorbitante richiesta danni.

Brusco risveglio. Decido di aspettare le canoniche stelle cadenti. La stanchezza prevale. Mi riaddormento. Nuovo incubo. Non faccio in tempo a vederne una che una nuvola nerissima formata da corvi grossi come preti oscura il cielo. Ad un certo punto una tempesta di banconote. Ma chi era a terra, preti di periferia che non sono riusciti a decollare, bambini iscritti agli asili privati, altri bambini, disoccupati, emarginati, finanzieri, gente comune, non riesce ad afferrarle. Dal tetto di un palazzo un enorme bidone, piazzato da potenti politici, mafiosi, alti prelati, in perfetta collusione, le aspira tutte ricacciandole nei paradisi fiscali (ricordo, a beneficio dei lettori, che la “caccia al corvo”, la lotta per il dopo Benedetto XVI, la “governance” del Vaticano e dello IOR, è iniziata quando alla Santa Sede è stato chiesto, da parte degli organi preposti e dall’Unione Europea, l’adeguamento agli standard internazionali di prevenzione e di contrasto del riciclaggio, adeguamento che la Segreteria Vaticana non vuole attuare).

Che incubo! Altro sogno: Dronero nuovamente pulita e animata, negozi aperti, vetrine illuminate. Mi sveglio e ricordo che quando si è trattato di discutere sul futuro turistico e commerciale nemmeno 20 operatori, su 140 invitati, ha partecipato all’incontro. Sogno una città animata, quest’anno da molte presenze, oltre quella costante di parte del’ormai decaduta nobiltà Dronerese; degli antichi fasti, potere, dei grandiosi ricevimenti nelle loro dimore con le autorità locali, per decidere assieme quali nuove gabelle imporre al popolino o di quali esserne esentati, ha conservato il braccino corto, la scrocconeria e la puzzetta sotto il naso nonostante sia ora massacrata dall’IMU. Vedo o sogno, il 16 , contento che i rifiuti abbiano passato con noi il Ferragosto, i mezzi della spazzatura liberare il Piazzale della Stazione. Altri sogni, crepuscolari. Sogno un Consiglio di Tecnogranda dove si delibera che tutti gli amministratori e direttori prestino almeno 1000 ore ciascuno di servizio sociale per rifondere il danno subito dal Comune; una colonna di camion carichi di stufe che partono dai cortili dell’Arce, ora in amministrazione controllata; le attesissime dimissioni della Minoranza “considerando la totale incapacità e incompetenza politico amministrativa, considerando che alcuni non capiscono niente e che alcuni che dovrebbero capire non hanno mai capito niente nemmeno prima, rassegniamo, a far data … “

L’ultimo sogno che mi tormenta è rivedere le 60 gambe 60 delle 30 concorrenti al titolo di Miss Rally senza aver alcun diritto di voto. Solo calpestato. Sproloquio e sogno, molti sogni, sogni ad occhi aperti, visioni, incubi, per molte notti in questa estate.Sproloquio e sogno, molti sogni, sogni ad occhi aperti, visioni, incubi, per molte notti in questa estate.

Coppa Eccellenza: la Pro travolge il Busca

maira Pubblico delle grandi occasioni, domenica 26 agosto, al “Filippo Drago” per il primo turno di Coppa Italia d’Eccellenza tra Pro Dronero e Busca. Termina 4-0 per i padroni di casa che si sono presi la rivincita sulle due sconfitte patite la scorsa stagione in campionato.

Partono meglio gli ospiti che dopo appena 40” rischiano di passare in vantaggio con un tiro da pochi metri, appena a lato e un centro sul secondo palo poco dopo. La Pro Dronero reagisce e comincia a macinare gioco con Carlo Dutto e De Peralta. Al 14° la prima vera occasione per i ragazzi di mister Antonio Caridi: De Peralta gira al volo per Dutto che, solo davanti a D’Amico, calcia malamente a lato. Il caldo torrido incide sulla prestazione dei ventidue in campo che si affidano a molti lanci lunghi. Sono, comunque, i padroni di casa a fare gioco impegnando seriamente il portiere avversario con Isoardi e Carlo Dutto. La rete del vantaggio è nell’aria e giunge nei minuti di recupero: lancio millimetrico di Brondino per De Peralta che supera D’Amico in uscita. Rete dell’ex per De Peralta che, comunque, non esulta.
In avvio del secondo tempo, la Pro Dronero raddoppia ancora con De Peralta che sfrutta al meglio un cross di Dutto. Il Busca fatica a reagire anche se al 13° Colangelo colpisce ancora il palo esterno. Al 28° arriva la rete che chiude, di fatto, i sogni di rimonta degli ospiti. Porcaro avvia il contropiede servendo ancora De Peralta che supera D’Amico con un pallonetto. Il Busca prova ancora a reagire ed al 31° crea, in rapida successione, due nitide occasioni neutralizzate da Rosano tra i pali. Passano solo due minuti ed i padroni di casa trovano la via per il quarto gol con Carlo Dutto. Sul risultato di 4-0 la partita si spegne ed il 90° arriva senza altre emozioni: la Pro Dronero si aggiudica il primo derby stagionale ed approda al secondo turno dove affronterà l’Albese, vincitrice del match contro la Cheraschese. La gara è in programma ad Alba, mercoledì 5 settembre.
“Indubbiamente – commenta con soddisfazione il presidente Beccacini – questo successo ha un sapore molto intenso per tutta Dronero e per me in particolare perché, dopo aver vinto tante partite con il Busca da semplice tifoso, questo è il primo derby conquistato da presidente della mia squadra del cuore. Davvero una bellissima emozione, una vittoria fortemente voluta da tutti noi per regalare da subito, a noi stessi e alla nostra gente, una grande gioia e cominciare così, nel migliore dei modi, pesta stagione assai importante in cui ci prepariamo a festeggiare il centenario della fondazione della Pro”.
Domenica 2 settembre, ancora al Filippo Drago, prenderà il via il Campionato e l’avversario di turno è la formazione torinese del Lucento.
“Quest’anno – dice ancora Beccacini – nel girone B di Eccellenza le squadre non sono più 16 ma 18 e sulla carta si presenta come un campionato molto equilibrato con squadre di tutto rispetto. Sarà quindi una sfida difficile da affrontare con attenzione e con impegno”.
Le formazioni sono dunque 7 della provincia Granda: Busca, Saluzzo, Olmo, Cheraschese, Albese e Bene-Narzole, oltre naturalmente alla Pro Dronero; 7 della provincia di Torino: Pinerolo, Airaschese, Cavour, Lucento, Cenisia, Chisola e CBS Torino; infine 4 sono alessandrine: Acqui, Valenzana, Castellazzo e Libarna. Rispetto alla precedente stagione le novità sono Albese e Bene-Narzole tra le cuneesi, Cenisia, CBS Torino e Cavour tra le torinesi e le prestigiose Acqui e Valenzana tra le alessandrine.
“In linea con il nostro obiettivo – prosegue il presidente – che è quello di confermarci come terza squadra della provincia dopo Cuneo e Bra (in categorie superiori) e di tentare la scalata alla serie D già in questa stagione, abbiamo rafforzato la squadra e trattiamo ancora per migliore difesa e centrocampo. Oltre a De Peralta, Bruno, Isoardi e Porcaro che abbiamo già citato lo scorso mese, è arrivato tra le fila droneresi Andrea Migliore, difensore del Cuneo, e il mercato è ancora aperto …”.
Per quanto riguarda la prima squadra, ricordiamo che è possibile sottoscrivere gli abbonamenti per la nuova stagione al prezzo speciale di 90 euro (poco più di 5 euro a partita) tramite il DG Mauro Maisa (338-4542839) o direttamente alla cassa in occasione dell’attesissimo esordio casalingo del 2 settembre contro il Lucento”.
Non manca, anche questa volta, lo sguardo di attenzione nei confronti del rafforzamento del settore giovanile cui il presidente tiene in modo particolare. Possono prendervi parte ragazzi e bambini nati tra il 1° gennaio 1993 e il 31-12-2007 contattando la segreteria della società presso il campo Piercesare Baretti (zona Bersaglio) il martedì, giovedì e venerdì dalle 18,30 alle 19,30 (0171-918623) oppure direttamente Antonio Caridi (393-7741025), Mauro Maisa (338-4542839) Ettore Rossi (339-7667763) e la segretaria Monica Danova (346-4047914).
“Si può anche consultare il nuovo sito ACDprodronero1913.it per ulteriori informazioni su allenatori, responsabili, orari e iniziative del nostro settore giovanile che sta diventanto sempre più il principale punto di riferimento calcistico non solo per le famiglie di Dronero e dei paesi vicini, a cominciare da Roccabruna e Villar, ma anche per quelle di Busca e Caraglio.
Il settore giovanile, suddiviso per fasce d’età, conta ben 8 formazioni: Juniores (1993-1995), Allievi (1996-1997), Giovanissimi (1998-199), Esordienti 2000, Esordienti 2001, Pulcini 2002, Pulcini 2003, Pulcini 2004. A questi si aggiunge la Scuola calcio (2005-2007) che, con orgoglio, il presidente ricorda di aver affidato proprio all’allenatore della prima squadra Antonio Caridi, coadiuvato dal preparatore dei portieri Ferruccio Bellino, proprio per suggellare il legame tra i più giovani e la prima squadra. Il primo allenamento della Scuola calcio è stato fissato per mercoledì 12 settembre al campo sportivo Baretti.

S.T.

Nella foto Fabricio De Peralta, autore di una tripletta contro i suoi ex compagni del Busca

Capelli belli, venite parone

Provenzale Da Elva al Friuli sulle orme di «pelassìers» e «cjavelârs»

La storia famosa dei raccoglitori e venditori di capelli di Elva mancava ancora di un tassello, le testimonianze di chi li “produceva”: e per conoscere questo aspetto poco noto il regista Fredo Valla si è recato insieme al collega triestino Nereo Zepier nei paesi d’origine dei capelli bellissimi che ornavano le nobili teste – pelate e non – dei ricchi di mezzo mondo. Lì ha raccolto in un documentario «Cjavelârs e_Pelassìers» le storie di quei tempi grami in cui la miseria costringeva i montanari di tutto l’arco alpino ad arrangiarsi e le donne, come spesso succede, davano una… mano non indifferente.

“Il racconto è condotto su due registri, prima quello dei raccoglitori poi quello dei venditori, o meglio le venditrici” dice Valla, premettendo che quando si parla di «cavié» si intende un termine non corretto in quanto piemontese, il «cavej»; in occitano il totalmente diverso «lou pel», in friulano il più simile «cjavel». In auge fino agli anni ’50, il «capellaio» partiva da Elva a Codròipo (Udine), paese un po’ più grande di Dronero, percorrendo quella che si può definire la via della seta umana, mesi di viaggio, qualche lettera a casa. Quasi tutti gli elvesi lavoravano il prezioso elemento esportandolo in tutto il mondo. “In Inghilterra i lord volevano i capelli bianchi. Il mercato era più facile in America, meno pretese, gli Americani sono fatti… con la piòt!” commenta un anziano pelassìer. I capelli umani, che non marciscono, venivano usati anche per le gomene delle navi, integrandoli con la canapa.
Quando arrivavano i piemontesi, per le vie di Codròipo era tutto un raccomandare alle ragazze di non mostrare i capelli. “In paese chiamavano le donne per la vendita: parone! Parone! Ma noi non capivamo il loro dialetto, e nemmeno si usa da noi chiamarci così, forse volevano farsi sentire meno estranei, poi però fra loro parlavano alla vostra maniera” dice una testimone ex venditrice. Vendevano i capelli per un pezzo di tela, di stoffe per vestiti in quella Carnia arida e povera. Con un chilo (ma quante teste per un chilo?) una famiglia stava benino per un po’. Tante piccole storie di chi vendeva, le ragazzine piangenti, la vergogna di mostrarsi col fazzoletto in testa. “Una donna veniva picchiata dal marito quando lui dubitava che avesse speso i suoi soldi, si è fatta rapare e poi gli ha detto, allora di chi sono questi soldi adesso?” E i soliti pettegolezzi. “Quando un bambino nasceva senza padre, si diceva fosse figlio del cjavelar…”
I quali poi, dopo i misfatti (anche quelli, forse) tornavano a Elva per la festa di s. Pancrazio col meraviglioso carico per la lavorazione. I capelli del nord – in particolare friulani ma anche val d’Aosta, appennino parmense – erano famosi per la loro bellezza, il colore chiaro, la finezza: molto più pregiati di quelli meridionali, più spessi e scuri; guardare certe foto d’epoca di fanciulle con chiome ondulate lunghe fino alle ginocchia, anni e anni di cura e crescita, poi sacrificate all’altare della vanità dei ricchi, stringe il cuore.
“Il film”, conclude Valla “è stato anche un esperimento perché è il primo film in lingua occitana e friulana, con sottotitoli in italiano. Siamo convinti di avere fatto un lavoro utile per la salvaguardia di lingue e tradizioni locali, ma anche per permettere alla gente di esprimersi non solo coi linguaggi del passato, ma anche usare i nuovi mezzi in modo fruibile”.

M. Teresa Emina F. Valla e N. Zepier
«Cjavelârs e_Pelassìers»
Ed. Chambra d’Oc, 2012

http://www.chambradoc.it
http://www.fredovalla.it

Le parole e i fatti

Provenzale UN RICORDO DI PIETRO PONZO

Sabato 11 agosto,la frazione Preit, nell’ambito dei festeggiamenti per S.Lorenzo, ha ricordato, nel ventennale della morte,Pietro Ponzo, autore dei volumi”Val Mairo la nosto” e “Val Mairo, viejo suhour”e collaboratore assiduo per circa vent’anni del periodico “Il Drago”.

L’Amministrazione Comunale di Canosio, in collaborazione con Coumboscuro Centre Prouvençal, con la sua famiglia e con il contributo della Fondazione CRT ha voluto che la memoria di Ponzo venisse conservata con la ristampa delle sue due opere principali, con l’intitolazione di una piazzetta nel centro della borgata e con una cerimonia in chiesa. Qui sono state proiettate in video testimonianze sulla sua vita e sono state presentate riflessioni sul significato e sul valore dei suoi scritti dal sindaco Roberto Colombero, da Sergio Arneodo e dalla sottoscritta.
Penso doveroso lasciare anche attraverso le pagine del “Dragone” (allora Il Drago) a cui lui era affezionato ed assiduo collaboratore,un suo ricordo.
Ebbi la fortuna di incontrare e di conoscere Pietro Ponzo nei primi anni 70.
Ero allora all’osteria Oriente, sede del Drago e ricordo che era venuto per consegnare un suo articolo, il primo di una lunga serie, intitolato “Le parole e i fatti”, pubblicato sul numero 11 del 1972.
Da allora, ogni volta che aveva uno scritto, lo vedevo arrivare, generalmente di lunedì, mentre andava al mercato , con la borsa da cui traeva dei fogli protocollo scritti con una grafia ordinata e precisa. Non solo li consegnava, ma amava commentarli, discutendo su qualche episodio o qualche notizia che gli aveva offerto lo spunto e la motivazione per scrivere.
Capii ben presto che il titolo del suo primo articolo era il filo che legava tutti i suoi racconti, le sue riflessioni, lo stesso suo stile di scrittore. Non usava mai parole vane, ma sempre le sue frasi riportavano concetti, fatti reali che esternava in un lungo e , a volte complesso, periodare.
Poco alla volta, da riservato, un po’ chiuso, timido forse, cominciò ad aprirsi, a raccontare ed era per me un piacere ascoltarlo. Era una miniera inesauribile di conoscenze.
Da lui ho imparato tanto sulla vita, le usanze,i personaggi, le fatiche degli abitanti della valle; ho potuto riflettere sul fenomeno imponente dell’emigrazione, prima stagionale e poi stanziale, soprattutto in Francia.
In ogni circostanza però, in ogni personaggio, Ponzo faceva emergere sì le difficoltà del vivere ma evidenziava anche la dignità, la serietà, l’onestà, lo spirito di collaborazione della nostra gente.
Amava sottolineare sempre l’importanza dell’istruzione, della scuola, della cultura, lui che, quasi autodidatta, aveva imparato ad apprezzare i libri dalle lezioni che la vita gli aveva impartito sia in Francia, sia a Preit, sia durante una lunga malattia, sia con le difficoltà pratiche del vivere quotidiano in montagna negli anni duri della guerra e del dopoguerra.
Non era però soltanto un rievocatore o un esaltatore dei valori del passato, ma era anche un attento ed acuto conoscitore dell’attualità ed aveva la grande dote di “indignarsi” di fronte a quelle che riteneva ingiustizie perpetrate soprattutto ai danni della gente di montagna. Si arrabbiava con i politici che non avevano fatto nulla per frenare lo spopolamento della montagna che, anzi, avevano favorito a vantaggio dei grandi complessi industriali della pianura.
Assistere al depauperamento, all’abbandono delle case e di intere borgate lo faceva veramente soffrire ma, con le sue parole, cercava di esortare alla speranza, ad un ritorno e ad una ripresa di vita “diversa” sui monti.
Pur conoscendo l’asprezza, la fatica del vivere in questi posti, pensando alle potenzialità della valle, aveva in mente una possibile valorizzazione di un turismo responsabile ed attento alle bellezze naturali ed artistiche del territorio.
Si augurava che il patrimonio di umanità lasciato dai nostri antenati,non andasse disperso ma restasse come un faro luminoso per indicare ai più giovani la via da seguire.
I suoi racconti sui personaggi tipici, sui mestieri di un tempo, sulle problematiche relative, in particolare, alla Valle Maira erano diventati una rubrica fissa intitolata “Paesi nostri” e vennero poi raccolti dopo la sua morte, nel libro “Gent de ma valado – una voce dalla valle” edito da Il Drago e da Coumboscuro Centre Prouvençal.
E’ stato bello e commovente vedere riunita , nella chiesetta del Preit, tanta gente per parlare di Pietro Ponzo a vent’anni dalla morte, per rendere onore e riconoscenza al contributo da lui lasciato perché i valori fondanti del vivere della gente “umile”delle nostre borgate disperse sui monti continuino ad essere elementi di speranza e di fiducia nel futuro pur nei difficili momenti che stiamo attraversando.

Elda Gottero

FotoSlow racconta…salendo al colle Maurin Valle Maira 1912-2012

Provenzale Omaggio a Luigi Massimo senior

Ancora un’esperienza da non perdere al Mulino della Riviera. Facile, nel macinare lento degli antichi ingranaggi lasciarsi andare a suggestioni d’altri tempi davanti al prezioso scorrere delle immagini in bianco e nero che documentano una gita di 100 anni fa al Colle Maurin.

L’alba limpida sorprende i quattro uomini in zona Chiappera: si sale a passi misurati respirando emozioni. Più su, si monta la grande tenda da campo, uguale a quella apparsa sui giornali proprio in questi giorni per raccontarci una passeggiata del re Vittorio Emanuele a Ceresole reale : a grandi spicchi bianchi, fermata a terra da picchetti metallici. I nostri amici si mettono in posa. Impareremo via via a conoscerli e riconoscerli: hanno due belle macchine fotografiche, una si può ammirare tra le mani dell’uomo che indossa un berretto alla Sherlock Holmes, l’altra non appare, sempre intenta com’è a immortalare i protagonisti dell’escursione, eleganti e compiti. Non è tempo di istantanee : se vuoi una fotografia nitida, devi star fermo in posa, finché la luce non abbia fatto il suo lavoro sulla lastra o sulla pellicola al collodio! Si va su con giacca a redingote e pantaloni alla zuava, stretti da ghette ; in testa un bel cappello a tesa larga e un berretto di lana per la giovane guida che li accompagna. Quando il sole picchia, sul nevaio, si sta in maniche di camicia e gilet procedendo legati in cordata; se fa freddo, provvidenziali tabarri li avvolgono. Molte fotografie fermano nel tempo le soste e i bivacchi: il grande cesto di vimini si apre attrezzatissimo e invitante, si mangia di gusto, c’è perfino il tempo per una breve lettura , una tirata di pipa, qualche schizzo sul taccuino da viaggio, un momento di contemplazione assorta delle care montagne. Gli incontri si fanno preziosi momenti di scambio tra due mondi lontani: un pastore avvolto nel lungo pastrano che lo rende simile, a prima vista, ad un curato; una famiglia che si lascia fotografare sulla soglia della baita, una giovane donna che si appoggia al muretto di pietre, con il grembiule a fiori sul vestito a quadretti, un po’ in soggezione davanti ai giovani che vogliono una sua fotografia. Immagino lo scambio di battute in occitano, visto che gli escursionisti tra cui riconosciamo, grazie al figlio, Luigi Massimo, erano originari delle nostre valli; avranno raccontato loro qualche novità , fatto qualche riflessione sul tempo, sulla vita giù in paese, sulle montagne, chiamandole per nome come gente di famiglia: lou Castel, lou Provencal, lou Ciarlaras, lou Chambeyron…E riconosciamo che sono loro, le montagne, i protagonisti veri di questo emozionante reportage: in una foto , davvero ricca di significato, vediamo i tre amici di spalle, fermi sul colle Maurin, a sinistra il gruppo della Torre Castello e della Provenzale: si percepisce nettamente l’emozione che pervade loro e l’amico che sta realizzando lo scatto; alziamo gli occhi insieme e desideriamo, come sicuramente hanno fatto loro in quella lontana primavera del 1912, catturare un po’ di quella bellezza e portarla via.

Nazarena Braidotti

10 domande alla Comunità Montana Valle Maira

maira Nel consiglio di Comunità Montana del 3 maggio un coro di voci contrarie aveva accolto la proposta del presidente Roberto Colombero, su suggerimento del consiglio di amministrazione della Maira spa, che la Comunità Montana rinunciasse al controllo della stessa.

Obiezioni vibranti contro la perdita della maggioranza pubblica di una risorsa della valle, accuse di poca trasparenza per l’acquisto della Coralba, addirittura l’annuncio di dimissioni di un consigliere. Risultato: aggiornamento della decisione ad un successivo consiglio fissato pochi giorni dopo.
Tre giorni dopo, nel nuovo consiglio, il film è un altro. Il giudizio dei consiglieri è completamente cambiato: due voti contrari, due astenuti, gli altri tutti favorevoli compreso il consigliere che minacciava dimissioni.
La Comunità Montana approva la decisione del consiglio della Maira di emettere 1.517 nuove azioni per €. 1.253.466,76 e di cedere 339 proprie azioni ad altri enti pubblici.
Il risultato dell’operazione si può cosi riassumere: la Comunità Montana scende al 33,5%, si identificano nel BIM Valle Grana e Maira, nella Fondazione Acceglio (non è un ente pubblico ed è da costituire), nella Comuni Riuniti, nel BIM della Valle Po i nuovi partners che dovrebbero acquisire il 16,50%.Il socio privato Hydrodata scende al 33,5% e l’altro privato (Intecno srl.) sale al 16,50%. Risultato la Comunità Montana perde il controllo e con i soci pubblici, se sottoscriveranno, potrà al massimo raggiungere il 50%, perdendo il ruolo di guida che avrebbe potuto esercitare.
Il Presidente Colombero, nella sua relazione, afferma che l’operazione “ è parte della strategia di consolidamento, ammodernamento e crescita della società, una revisione evolutiva del proprio assetto di compagine e “governance”, tesa a migliorare la capacità di agire negli interventi e insieme a contribuire a una maturazione del sistema di relazioni che la legano al territorio (ai territori) di riferimento e alle istituzioni ivi presenti”. Bella e impegnativa frase, ma che ci “azzecca” con la rinuncia al controllo della società che sfrutta le risorse idriche della valle ?
Con queste premesse mi è veramente incomprensibile il voto del consiglio di Comunità Montana. La firma di una serie di patti parasociali fra Hydrodata e Comunità Montana – che, a mio avviso, vincolano più la Comunità Montana che non Hydrodata e che comunque non coinvolgono l’altro socio privato – mi appaiono assolutamente poco convincenti per la rinuncia a questo diritto.
Per poter meglio capire mi piacerebbe avere una risposta a queste domande:
1. E’ stato detto che uno dei motivi del cambiamento era per un più facile accesso al finanziamento bancario. Che significato può mai avere una variazione della composizione pubblico/privata solo dell’uno per cento ?
2. Chi e con quale metodologia ha valutato il valore dell’attuale Maira spa in € 4 milioni?
3. La Maira spa possiede un impianto a Frere 2 che è costato 6 milioni di euro, il consiglio è stato informato che nel 2011 ha prodotto energia per €, 1.860.000, nello stesso anno ha dato un utile superiore ai 300.000 euro, sta costruendo una nuova centrale e le concessioni hanno una durata trentennale. La valutazione è congrua?
4. Quali sono i tempi di sottoscrizione dell’aumento di capitale e di passaggio delle quote?
5. Se parte delle quote “pubbliche” non viene sottoscritto cosa succede ?
6. Da quanti membri sarà composto il prossimo Consiglio di Amministrazione ? Lo statuto ne prevede tre o cinque. Con la nuova composizione degli azionisti nel caso di 3 membri verrebbero eletti due consiglieri dei privati e uno solo del pubblico.
7. Quali sono i motivi per cui Maira spa emette un prestito obbligazionario di €. 1.000.000 ?
8. Perché il Consiglio di Comunità Montana autorizza l’ente a sottoscrivere questo prestito obbligazionario “nel caso in cui la cessione di azioni abbia avuto esito positivo ed esclusivamente nei limiti di quanto incassato con quell’operazione, in modo da reinvestire nella società Maira spa la medesima somma” (punto nove della delibera votata). Cioè la Comunità Montana non sottoscrive l’aumento di capitale, perde la maggioranza ma si impegna a investire in obbligazioni della Maira spa fino a €. 1.000.000. Per mantenere la maggioranza bastavano €. 625.000. Qual è il senso di tutta questa operazione?
9. Perché non sono stati chiesti agli amministratori di Maira, presenti in consiglio, chiarimenti sulle operazioni Coralba e Campo Base che hanno drenato in due anni una cifra vicina a quella richiesta per l’aumento di capitale ?
10. Quali sono i motivi che hanno guidato i 3 consiglieri di Maira spa eletti in quota pubblica a proporre la rinuncia alla quota di maggioranza al proprio ente di riferimento ?/colgroup

Le montagne si parlano … convegno S.Damiano Macra

valle La tavola rotonda di giovedì 19 luglio “le montagne si parlano” (tutti gli interventi sono scaricabili da http://centrogiolittidronero.it/Le_montagne_si_parlano_video.html ) è una delle tappe di un percorso iniziato da Pradleves a maggio dell’anno scorso in un incontro organizzato dai sindaci dei comuni di Pradleves, Monterosso Grana, Castelmagno e Valgrana dove c’erano amministratori e gente del monte, ma anche Confindustria Piemonte, università, associazioni di categoria ed intellettuali..

In quella occasione è stato anche presentato dal prof. Andrea Dematteis del CERIGEFAS di Sampeyre il progetto pilota della Val Varaita, progetto innovativo, anzi rivoluzionario, esemplare per l’arco alpino.

Bei contributi in allora di Annibale Salsa e Werner Batzing, anche il mondo della cultura si sta mobilitando (gli atti sono a disposizione) e lì si era deciso di estendere alle altre regioni il dibattito sulla “questione montana”, innescando una bella reazione a catena che ha contagiato l’arco alpino.

Il 10 dicembre scorso al Pirellone di Milano il seminario “la montagna di fronte alla crisi” organizzato dai Quaderni Valtellinesi (Dario Benetti) e Ruralpini (Michele Corti) e preparato in un incontro precedente con Robi Ronza (giornalista e scrittore, direttore della rivista Confronti della Regione Lombardia), Giancarlo Maculotti (sindaco di Cerveno, Sondrio, presidente ass.ne Incontri TraMontani) e da me, in rappresentanza del Patto per le Alpi piemontesi.

Lì abbiamo deciso di far sentire la voce delle Alte Terre con l’obiettivo di vivere il monte e di contribuire a pensare un avvenire possibile parlandoci in modo trasversale alle Alte Terre tutte.

“Le montagne si parlano”, appunto!

Poi a Sondrio, dove c’erano stati altri incontri a livello locale, abbiamo preparato un primo “manifesto” (allegato 1 – http://www.valtellinanelfuturo.it/ ) sul quale ora lavoreremo.

Poi a Barcellonette l’incontro con allevatori e pastori dell’Ubaye organizzato dagli Indignes de L’Ubaye e Eleveurs e Montagne, anche loro presenti a San Damiano. Là si è parlato del lupo e del danno che è arrivato col lui e un allevatore ha giustamente detto che una cosa buona il lupo l’ha comunque fatta, facendoci unire le forze e le idee per continuare a vivere il monte senza guardare confini, parti e geografia.

Intanto in provincia di Cuneo le cose sono andate avanti, si è discusso di lupi, ma si è discusso anche delle difficoltà di vivere il monte e si è dato seguito a quanto affermato nel Patto delle Alpi che aveva creato una aggregazione interessante, trasversale alle parti e alla geografia ed è nata l’associazione Alte Terre, di cui allego la “carta degli intenti” (allegato 2).

Le montagne da un po’ di tempo si parlano, non è né semplice ne usuale che questo capiti, l’essere montanaro porta a un individualismo evidente, ma che da sempre si è accompagnato ad un approccio comunitario, indispensabile per vivere il monte, una approccio che ora dobbiamo riscoprire e mettere a denominatore comune del nostro agire.

Da Sondrio Enrico Dioli (già presidente della Provincia) ha illustrato il bellissimo documento che allego (allegato 3) e che da l’idea del taglio del “pensiero alpino” e sempre da Sondrio la simpatica poesia di Giancarlo Maculotti, sindaco di Cerveno (allegato 4) chiosa sul significato del “parlarsi”.

Noi montanari maggioranza non lo saremo mai, ma possiamo, questo sì, confrontarci sul piano delle idee, delle proposte, dell’esercizio intellettuale, tutte cose che seguono altre strade e non rispondono alle regole del maggioritario e su questo piano il confronto deve essere tra pari.

La crisi che stiamo vivendo non è una crisi contingente, non è come le due degli anni ’20 del secolo scorso, questa è la prima crisi strutturale della modernità, non sappiamo dove ci condurrà, ma dobbiamo essere coscienti che saranno messi in discussione dei fondamentali della attuale civiltà e qui le Alte Terre possono dare un loro contributo.

Quella di San Damiano è stata una riunione di lavoro, una occasione per conoscersi di persona, perché fortunatamente ora si lavora per vie telematiche, ma è indispensabile trovarsi di persona e guardarsi nella palla dell’occhio ogni tanto per capire se le lunghezze d’onda del pensiero collimano.

Le Alte Terre possono diventare un laboratorio di pensiero che può attingere a un passato che qualcosa ha insegnato sul fronte delle capacità organizzative e strumentali per gestire situazioni difficili.

E’ uno sforzo collettivo quello che va fatto, non possono farcela da soli né la politica, né l’accademia, ne le organizzazioni sindacali, qui nessuno si salva da solo e bisogna innescare dei cortocircuiti attraverso strati della società che devono imparare a confrontarsi e a collaborare.

Le AlteTerre ci stanno pensando, unendo le energie della montagna ricca, di quella povera e di quella poverissima e cercando una collaborazione nuova con la pianura.

Ha ragione la dott.ssa Anna Giorgi, della sezione di Edolo dell’università di Milano a dire nel suo intervento che:

“il futuro delle aree montane deve passare e può passare solo attraverso le teste e le mani di chi in montagna ci vive, che deve recuperare il senso del proprio ruolo fondamentale, abbandonando la logica assistenzialista a cui siamo stati assoggettati da politiche “urbano- centriche”, che peraltro, stanno mostrando fragilità impensabili anche solo una decina di anni fa. Il momento è propizio proprio per questo, dobbiamo cambiare e le fasi di cambiamento possono favorire le proposte alternative, a patto che siano ben pianificate, credibili, sostenibili e ben rappresentate. L’idea di organizzare una “forza” endogena alpina è strategica davvero, siamo in pochi in ogni singola valle, ma se uniamo tutte le valli siamo in tanti e, che piaccia o no, “occupiamo” un territorio ricco, luogo di confine, punto di passaggio, ricco di risorse, acqua, prodotti tradizionali, qualità della vita ecc., ricchezze che possono rendere se ben gestite, ma è necessario che la pianificazione sia “alpino-centrica”.

Anche le Regioni Autonome possono recitare una parte sostanziale e l’On.le Luciano Caveri, presente come Capo della Delegazione italiana al Comitato delle Regioni e di cui allego un contributo, nel suo intervento è stato chiaro al riguardo.

Ora parlarsi non basta più, qui occorre organizzarsi, ci stiamo pensando, le idee ci sono e lavoreremo a un passo organizzativo più strutturato per dare potenza alle nostre proposte, anche se questo non è semplice.

A San Damiano Macra si è deciso di continuare su questa strada e di organizzare in autunno un evento a livello di arco alpino tutto per presentare le proposte delle Alte Terre e se fino a San Damiano si poteva dire “le montagne si parlano”, ora invece “le montagne si parlano e si organizzano”!

Mariano Allocco