IMU

il futuro siamo noi Con delibera del Consiglio comunale del 30 ottobre scorso, sulla quale l’opposizione si è astenuta, l’Amministrazione di Dronero ha elevato al 10 ‰ l’aliquota dell’IMU fatte salve le prime case e relative pertinenze (che resta al minimo del 4 ‰) e dei fabbricati rurali ad uso strumentale che resta al 2 ‰).

Il sindaco Acchiardi ha introdotto la questione definendola “l’argomento più doloroso che portiamo in Consiglio” Ha richiamato la precedente delibera di aprile con un Bilancio presunto, redatto su dati del Ministero, che a fine agosto lo stesso Ministero ha decurtato paurosamente. “c’era stata sottratta una cifra intorno ai 180.000,00 euro”. Il carteggio con il Ministero non ha migliorato la situazione e nulla ha potuto neppure l’Anci. “L’unica soluzione, e vi dico con molta fatica e anche con molto rammarico, è che dobbiamo ritoccare di un punto l’aliquota IMU sull’abitazione non principale. Vi assicuro che da parte nostra in questa sede assumiamo l’impegno che nel caso la situazione migliorasse di rivedere in ribasso le aliquote. Purtroppo non c’erano in ogni caso altre soluzioni, perché tra l’altro il Comune di Dronero dal 2010 al 2012 ha perso 500.000 euro sui trasferimenti statali, passati da 1.470.000 euro a circa 970.500 euro, sono un 30% in meno”.
Il capogruppo dell’opposizione Belliardo ha dichiarato la sua perplessità: “A Dronero non c’è un mercato di affitti così roseo e non sempre una seconda casa è fonte di reddito; ci sono anche tante case che uno si ritrova sul gobbone perché magari ereditate da qualche parente e di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Abbiamo visto un po’ i Comuni limitrofi mi sembra l’hanno aumentata a 9,6 Caraglio, a 8,1 Borgo San Dalmazzo, a 8,8 Chiusa Pesio e Busca è riuscita a mantenerla a 7,6. Quindi ci chiediamo un po’ come fanno i nostri cugini di Busca a mantenere l’aliquota base.
“Busca aveva avuto un taglio di 1.000.000 di euro – ha replicato Acchiardi – e poi ne ha recuperato 900.000, quindi era sotto solo più di 100.000. Ha sopportato meglio questo taglio, noi purtroppo non abbiamo recuperato nulla perchè le proiezioni iniziali sono state mantenute anche in seconda battuta”.
“Mi pare che Busca – ha accondisceso Belliardo- abbia aumentato l’Addizionale Irpef che va a colpire tutti i lavoratori, quindi da questo punto di vista noi abbiamo lo 0,5% e non l’abbiamo toccata, loro sono passati dallo 0,4 allo 0,6%”.
Il dialogo tra Sindaco e capogruppo dell’opposizione è proseguito a lungo toccando varie questioni tra cui le rendite catastali che a Dronero sono più basse, dato sul quale entrambi hanno covenuto, ma è stato anche ricordato che Dronero aveva vinto un ricorso nel ’92 contro un precedente innalzamento delle rendite ed infine c’è stato sostanziale accordo sulla necessità di intervenire a pieno sul fronte dell’evasione fiscale poiché, anche una revisione delle rendite non potrà certo garantire le entrate necessarie al comune, tanto più che il 50% del gettito IMU va allo Stato.
Sergio Tolosano

Miracoli, Mezzi Miracoli, Veri Miracoli

ponza_san_martino Dal Diario di Calandrino

Il 1° dicembre verrà inaugurato il ristrutturato “Cinema Teatro Iris”. Miracolo! Dopo anni e anni di lavori, rinvii e altri lavori, finalmente i Droneresi potranno riappropriarsi di questo gioiello pubblico. Ha del miracoloso davvero. Sono stati fondamentali, più del teatrino edil politico, i vari pellegrinaggi di tecnici e amministratori dal Santuario di Valmala sino a San Giovanni Rotondo, via Lourdes. Triangolazioni pellegrine ovviamente a carico dei contribuenti. Avrà pure del miracoloso, il giorno dell’inaugurazione, vedere con che faccia tosta, in prima fila, con invito ufficiale, tutti riuniti, si presenteranno i vari componenti di precedenti giunte, progettisti e consulenti vari che si sono alternati in questi lunghissimi anni. Sicuramente la struttura verrà “benedetta” e incensata a scanso che il “maligno” cerchi di appaltarsi la gestione in barba alla trasparenza e non dia adito a pettegolezzi.

Di mezzo miracolo si può dire del quasi miracoloso “errore tecnico” nella legge, bocciata, che prevedeva il pagamento dell’IMU per le attività commerciali della Chiesa (commerciali, non di culto). Quasi miracoloso, scontato o voluto, che ha sottratto 600 milioni di euro dalle casse comuni trasferendoli nel “paradiso” fiscale Vaticano.

Altro mezzo miracolo è la presa di coscienza degli italiani, dai sondaggi, sulle intenzioni per il NON voto in prossime consultazioni. Forse si è presa coscienza che non è giusto concedere fiducia e spazio alla cialtroneria dei soliti noti in questi anni non più di piombo (da non considerarsi per attentati mafiosi con la connivenza politica) ma, visto la crisi globale, anni di uranio impoverito. Impoverito soprattutto dalla mancanza di ideali e valori. Al momento c’è da augurarsi un Monti bis, tris, anche quater.

Ultimo mezzo miracolo in ordine di data è stato il momentaneo “risveglio” , fuori stagione, della minoranza Dronerese. Sarebbe stato un miracolo un vero risveglio, non un dormiveglia, pronti per un nuovo lunghissimo letargo. Alcuna stampa locale titolava “l’opposizione torna a farsi sentire”. Ho letto, su uno di questi fogli, un resoconto dell’ultimo Consiglio e una intervista al Capogruppo. L’intervistatore lo definisce “un navigato dirigente dell’ASL Cuneese”. Sarebbe troppo facile l’ironia considerando le quasi non risposte, e la totale mancanza di proposte, alle domande su Tecnogranda, isole pedonali eccetera, senza controbattute. Posso solo dire che le due pagine propagandistiche mi ricordano i tempi in cui Emilio Fede intervistava Berlusconi. Si diceva che Fede non avesse peli sulla lingua; semplicemente perché Silvio B. si faceva la ceretta alle parti intime. Il concetto è estensibile e trasferibile.

Il vero miracolo. E’ stata la presenza, l’attività, l’umanità, la dedizione verso poveri e bisognosi di Don Michele Rossa. E’ stato definito “il Don Bosco della Valle Maira”; io aggiungerei anche “il San Francesco”.
Tra pochi giorni ricorrerà il decimo anniversario della sua scomparsa. Il ricordo è vivissimo come vivo è il messaggio, l’insegnamento che ha trasmesso. Non penso che altri siano stati amati e rispettati come Lui. Riprendendo il tema del convegno che si terrà presso l’AFP, il suo “Centro”, Don Rossa ha avuto un ruolo fondamentale e unico per la formazione professionale nel Dronerese, vera risorsa del territorio, con lungimiranza, oltre al ruolo di “amministratore”, non semplice venditore, di sacramenti.

Ai tempi delle Elementari ero praticamente obbligato a “frequentare”. Ricordo la settimana “Santa”: confessioni in Parrocchia, organizzate per Istituto, classe e sesso. Già subito, all’inizio della sua missione Dronerese, Don Rossa era conosciuto per la sua umanità, la pacatezza, la pazienza. Un fratello maggiore con cui confidarsi. Ci si giocava “a figurine” il posto in fila al suo confessionale; l’Arciprete troppo autoritario che faceva più domande sullo “stato di famiglia” che sui tuoi peccati; il Priore troppo austero e burbero che puniva persino le intenzioni e, anche se non avevi peccato, ti rifilava sempre 3000 Pater, Ave e Gloria; un altro prete che ti faceva sempre e solo la stessa morbosa domanda che ti metteva in imbarazzo, ti faceva arrossire e sudare “ti tocchi? ti sei toccato?”. Don Rossa capiva, ti diceva delle parole buone pur nella sua religiosa e rigorosa severità. Dall’inizio delle “scuole medie” non ho più “frequentato”, nemmeno poi il Centro. Ho continuato però il sentimento di stima, di affetto e fiducia in Don Michele Rossa, incontrandolo, scambiando opinioni, ascoltando preziosi consigli.
L’Azienda di Formazione Professionale verrà intitolata a Lui. Minimo e doveroso.

150 anni sull’orlo della bancarotta

ponza_san_martino Dicembre 1862-Dicembre 2012 – Con I festeggiamenti appena conclusi per i cento cinquant’anni dell’Unità d’Italia si è ampiamente discusso del Risorgimento, di quei valori e di quegli ideali che avrebbero portato all’autodeterminazione ed il senso di appartenenza di un popolo ad una unica Nazione.

Nell’analisi storica del periodo si è però tralasciato (credo) di menzionare l’aspetto finanziario (quanto mai d’attualità !) che il Risorgimento ha comportato per le casse del Regno di Sardegna e di conseguenza dello Stato Italiano.
Nel 1861 la situazione economica si poteva definire disperata, l’Italia appena costituita era sull’orlo della bancarotta; basti ricordare che il Regno di Sardegna dopo il fallimento della prima guerra di indipendenza (1848-1849) aveva dovuto risarcire l’Austria con ingenti somme di denaro lasciando le finanze del Regno allo stremo, così che un giornale di Torino poteva commentare ironicamente “Com’è larga la nostra ospitalità! Abbiamo offerto agli austriaci un ottimo alloggio gratuito ad Alessandria e qualche milione per le spese di trasloco”.
Successivamente con i trattati di Plombiers (20 luglio 1858) Vittorio Emanuele II, alfine di promuovere l’alleanza con la Francia e garantire il suo appoggio militare per iniziare la II guerra d’indipendenza si era impegnato con Napoleone III alla cessione di parte delle Contee di Nizza e della Savoia ed a sostenere economicamente tutti i costi della guerra (naturalmente anche a favore della Francia).
Infine il Regno di Sardegna nei dieci anni appena trascorsi aveva provveduto al riarmo dell’esercito con notevoli investimenti in campo militare.
Non per ultimo occorre ricordare i costi della Corte Sabauda (feste, festini e privilegi ad oggi paragonabili ai costi della politica) che incidevano pesantemente sulle finanze del Regno.
Dopo la morte di Cavour il 6 giugno 1861 il parlamento non riusciva più a trovare la sua centralità e stabilità, con una continua alternanza di governo. Nel mese di dicembre del 1862 il Governo Rattazzi nell’esporre in parlamento la grave situazione economica annunciava ulteriori spese ed un forte disavanzo pubblico con il consuntivo del 1862 e la previsione di bilancio per l’anno 1863 e fu costretto a dimettersi.
Vittorio Emanuele II per la formazione del nuovo Governo pensò di conferire l’incarico di Primo Ministro al Conte Ponza di San Martino, persona stimata e di fiducia (già Luogotenente del Re a Napoli nel 1861) e con ampia esperienza parlamentare (Ministro degli Interni nel Governo Cavour nel periodo 1852-1854).
Gustavo Ponza di San Martino nell’accettare l’incarico pose due condizioni al Re: risanamento immediato delle finanze delle Stato Italiano e forte riduzione delle spese di Corte. Per Vittorio Emanuele II ciò avrebbe comportato più niente guerre, privilegi e amori; si indigno dell’affronto in quanto un Ministro non poteva dettare simili condizioni ad un Re e lo destituì immediatamente.
L’incarico fu quindi affidato in data 8 dicembre 1862 ad altra persona più mite e compiacente, Luigi Carlo Farini che dopo poche settimane dalla nomina rivelò i sintomi di una grave malattia mentale che, tuttavia, venne celata per non allarmare un gruppo finanziario con cui il governo aveva avviato importanti trattative per un ingente prestito, dando così inizio al nostro debito pubblico.
Luigi Carlo Farini morirà in manicomio.
L’amara considerazione finale è che dopo cento cinquant’anni la situazione economica nazionale è pressoché invariata con il debito pubblico in costante crescita, ma ad oggi più nessun Dronerese, al pari di Gustavo Ponza di San Martino, può ambire ad alte cariche politiche e di Governo e porre simili condizioni ad un Re e/o Capo di Stato.
L.B.

Un “pezzo di carta” e una medaglia ai partigiani

guastavino Per noi partigiani e partigiane della Provincia di Cuneo il pomeriggio del 15 settembre 2012 rimarrà nel cuore come uno dei più belli ed emozionanti.

Alle 14,30 dovevamo trovarci, noi partigiani combattenti, a San Giovanni, in via Roma a Cuneo, per ritirare diploma e medaglia che ci venivano assegnati dal Direttivo e dai giovani dell’Anpi in occasione del 150° dell’Unità d’Italia. Occasione per cui l’Anpi ha ricordato le partigiane e i partigiani combattenti per la libertà, riconoscendo loro l’impegno dato per i valori sanciti nella Costituzione nata dalla Resistenza.

Momenti felici il rivedere vecchi amici e conoscerne di nuovi. Erano le 15 e i posti a sedere erano tutti occupati. Vidi mia figlia Cinzia scattare foto e dietro di lei il mio caro nipote Andrea vicino a suo papà Giorgio. Vedendomi mi salutarono con la mano. Momenti di grande emozione, come quando prese la parola il Sindaco di Cuneo Federico Borgna. Le sue parole: “È un onore essere qui con voi, avete dato la vostra giovinezza, siete le nostre pagine della Costituzione”. Dopo di lui presero la parola i miei amici partigiani Attilio Martino, Presidente Anpi Provincia di Cuneo, e Isacco Levi, il quale raccontò che, essendo ebrei, i tredici componenti della sua famiglia furono portati in Germania, da dove non tornarono.

Ancora emozione quando il nostro presidente Alessandro Mandrile fece il mio nome, invitandomi a ritirare diploma e medaglia. Avrei preferito che al posto di Eugenio avesse detto “Gino”, perché Eugenio mi è poco familiare, ma è il nome che mi hanno dato i mie genitori per ricordare la dolcissima nonna paterna che appunto si chiamava Eugenia. Nei momenti ufficiali è così.

Andai da Cinzia, che mi disse: “mettiti con Giorgio e Andrea, che faccio una foto ricordo”. Si unì a noi e mi trovai in mezzo a sei braccia che mi strinsero forte forte. Le braccia più corte erano quelle che stringevano di più. Momentiti magici, nei quali voglio ringraziare anche i giovani iscritti all’Anpi, perché anche loro hanno preso la parola dando prova di conoscere molto bene i valori della Resistenza. Ancora grazie, ragazzi, perché sarete voi quando l’ultimo partigiano sarà chiamato per l’ultima missione a tenere il faro acceso che con la sua potente luce illumini il mondo e non guardi il colore della pelle, se è bianca, nera o gialla. Suo compito quello di portare una parola che non conosce confini: LIBERTÀ.

Una libertà che tutt’oggi corre il rischio di essere soffocata, senza che molti neanche se ne accorgano. Eccone la prova, avvallata, come la medaglia e il certificato che abbiamo ricevuto a Cuneo, sempre da un uomo con la stessa fascia verde bianca e rossa. Perché tricolore è la fascia del sindaco di Cuneo e tricolore è la fascia del sindaco di Affile, provincia di Roma.

Cosa voglio dire? Sebbene quel certificato e quella medaglia abbiano avuto per noi un grandissimo significato di cui siamo orgogliosi quella festa è stata offuscata da una notizia giunta più o meno nello stesso periodo. Eccoci: mentre i miei pensieri erano ancora presi da quel bellissimo pomeriggio, tramite telegiornale e stampa appresi una notizia che fu come un grosso macigno cadutomi in testa. La stessa sensazione che penso abbiano avuto tutti coloro che hanno avuto parenti torturati, uccisi, impiccati dai nazifascisti. Riporto testualmente da L’Unità del 12 agosto 2012, testo recuperato dalla rete internet: “Un sacrario per il fascista Graziani con soldi pubblici. Il raduno in piazza San Sebastiano prima, la conferenza di don Ennio Innocenti a seguire, e poi la deposizione di una corona di fiori presso la tomba, santa messa, intervento delle autorità, cena a buffet e, per finire, spettacolo musicale. E tra le danze – una volta saziati anima e corpo – ieri sera ad Affile (comune della provincia di Roma, 1700 abitanti a 600 metri sul livello del mare) si è chiusa l’inaugurazione, all’interno del parco Radimonte, del sacrario dedicato al fu Maresciallo d’Italia e viceré d’Etiopia, Rodolfo Graziani.…”.

Ma la cosa che mi ha fatto ancora più male è che, tramite televisione, ho visto una giornalista fare una domanda a giovani e meno giovani, donne e uomini: «Tu sai chi è stato Graziani?». E nessuno sapeva nemmeno chi era.

Forse dirò un’eresia, forse una bestemmia, ma penso che noi che crediamo nella giustizia dobbiamo ringraziare sindaco e giunta per averci dato la possibilità di parlare di quel mostro fascista. Ecco chi fu: Graziani nacque a Filetto, in provincia di Frosinone l’11 agosto 1882 e morì di morte naturale a Roma l’11 gennaio gennaio 1955. Fu per tutta la vita un militare. Si fece tutte le guerre. Nel 1911 a soli 29 anni fu mandato in Libia a mettere un po’ di ordine, partecipò alla prima guerra mondiale con il grado di capitano, finita la guerra nel 1921 tornò in Libia, dove in Cirenaica era presente un forte movimento che reclamava l’indipendenza. A guidarlo era il “Leone del deserto” Omar al Mukhtar, che fu catturato e fucilato. Quando Mussolini per volontà del re prese il potere, Graziani si mise subito al suo fianco, rendendosi complice di orrendi omicidi. A fine 1935 – quando Mussolini mandò i suoi soldati alla conquista dell’Abissinia (oggi Etiopia), il cui re e capo spirituale era il Negus – con il grado di generale fu proprio il Graziani che, scalzando il generale Badoglio, prese il comando, dando subito ordine ai suoi ufficiali di non fare prigionieri ma fucilarli subito, anche perché quelle persone, donne, uomini, bambini, erano considerati solo dei “selvaggi”. Graziani distrusse quasi completamente Addis Abeba, massacrò la comunità cristiana copta, vescovo compreso e compì molte altre nefandezze. Vorrei ricordare ancora un fatto, per far capire specialmente ai giovani a che punto arrivavano gli ufficiali di Graziani. A guerra finita negli archivi fascisti fu trovato un diario relativo al periodo della guerra in Abissinia, nel quale si leggeva: “Oggi mi sono divertito da matti. Ho preso sei selvaggi, da poco catturati, li ho fatti spogliare nudi, e con la mia pistola ho fatto il tiro a segno mirando i loro testicoli. Caduti a terra, agonizzanti, li ho finiti con un colpo alla nuca”. Questi erano i valorosi ufficiali (italiani) di Graziani.

Ma secondo il re e Mussolini ne valeva la pena, perché in questo mdo l’Italia avrebbe avuto il suo impero. Il piccolo re sarebbe diventato il grande imperatore. Si diceva che da buon piemontese abbia detto: “boja faus, l’è bel esser imperatur!”.

Il maggiore assassino, però, Graziani, lo abbiamo avuto in casa nostra anche dopo. Infatti all’8 settembre 1943, ancora prima che il Duce venisse liberato dai tedeschi, questi si mise a fianco del generale tedesco Albert Kesselring. Una volta liberato grazie all’intervento tedesco, Mussolini fondò la famigerata repubblica di Salò e a Graziani diede il grado di capo dell’esercito fascista. In quegli anni a fianco dei tedeschi si rese complice di orrende stragi.

Anche nella nostra Provincia di Cuneo un grande tributo fu dato, cominciando da Boves (e vicino a noi in valle Maira a San Damiano e a Cartignano). Cercherò per ragioni di spazio di essere breve. Ricordo che i sette fratelli Cervi furono fucilati dai fascisti colpevoli di aiutare partigiani ebrei e disertori, ma le stragi più feroci furono a Marzabotto e a Sant’Anna di Stazzema, ordinate dal generale tedesco Walter Beder. Là morirono oltre 2000 persone. Anziani, donne e centinaia di bambini.

Quando la guerra era perduta Graziani mollò il duce alla sua sorte. Fu catturato dagli Alleati nel quartier generale delle SS e nel 1948, dopo regolare processo, venne condannato a 19 anni di reclusione, ma grazie a condoni e amnistie 17 anni gli furono abbuonati. Scontata la misera pena non andò in pensione. Aderì al Movimento sociale (segretario un altro fascista, Giorgio Almirante, che fu anche segretario del giornale “Difesa della razza”) del quale divenne anche presidente onorario.

Dulcis in fundo il 26 maggio 2012 il comune di Affile (paese di 1600 abitanti a 80 km da Roma) ha dedicato a Graziani una piazza!

Penso che, essendo sindaco di Roma Alemanno, che proviene proprio da quel tipo di ambiente, se pur con tanta rabbia nel cuore, non dobbiamo stupirci.

A volte mi capita di parlare con i giovani di questi tristi fatti.

Devo ammettere con grande amarezza che tanti giovani mi rispondono: “Certo che quando avevate vent’anni eravate proprio cretini per morire per la patria. Che cos’è la patria?”. Certo che se penso come si trova l’Italia oggi, ottobre 2012, un po’ di ragione l’hanno anche loro…

Gino Guastavino

Comitato Promotore Isole Pedonali

comitato Comunicato Stampa

In data 25 settembre 2012 si svolgeva presso la sala consiliare del Comune di Dronero il secondo incontro (a meno di un anno da quello dello scorso ottobre) tra i membri del Comitato “isole pedonali”, il Sindaco Livio Acchiardi e gli assessori della giunta medesima.

Il Comitato, in tale sede, chiedeva conto della situazione attuale, che vede il Ponte Vecchio riaperto regolarmente al traffico (dopo la breve parentesi estiva in cui era rimasto chiuso), e rilanciava la propria istanza affinché – come chiedevano i firmatari della petizione chiusa nell’ottobre 2011 – l’area fosse adibita ad isola pedonale in maniera permanente, analogamente a quanto avvenuto per Via Roma.
In risposta il Sig. Sindaco confermava la volontà dell’amministrazione di andare nella direzione suggerita dal Comitato, facendo tuttavia notare che i “tempi fisiologici” e le modalità del ripristino permanente dell’area pedonale avrebbero richiesto un periodo più lungo di quello auspicato.
In particolare, l’amministrazione sottolineava la necessità – a suo avviso – di portare avanti un più ampio e definito progetto di “percorso pedonale cittadino” (collegante i due estremi di Dronero), per poi arrivare alla chiusura al traffico del Ponte Vecchio; il tutto – secondo l’amministrazione – per “rendere più credibile” il provvedimento in questione e supportarlo con “motivazioni più fondate” di fronte agli interessi (ancora poco chiari e, ad oggi, mai manifestati pubblicamente) di coloro che si dicono contrari all’isola pedonale.
Il Comitato dal canto suo non ha mancato di far notare come, in realtà, il ripristino immediato di quell’unico tratto di isola pedonale (il Ponte Vecchio, ndr), non avrebbe richiesto interventi “globali” o più ampi, né necessitato di particolari progetti che, secondo Acchiardi, sarebbero al vaglio della giunta, bensì sarebbe già stato di per sé una risposta più che esaustiva agli oltre 800 firmatari della petizione.
L’amministrazione insisteva sull’impraticabilità di questa ipotesi e – di comune accordo col Comitato – si rinviava la seduta a distanza di sei mesi per verificare le evoluzioni del citato progetto di “pedonalizzazione” e le intenzioni dell’amministrazione stessa in merito alla specifica questione del Ponte.
Unitamente a ciò gli intervenuti si davano disponibili a rinnovare la pratica di tali incontri bilaterali con l’amministrazione per pensare e mettere in atto iniziative volte alla riqualificazione del quartiere in questione (“Borgo Sottano” e Piazza Cariolo).
Si invitano perciò tutti gli interessati a contattare il Comitato tramite il gruppo Facebook (Dronero, Comitato promotore isole pedonali) o presso le attività commerciali “Filiputti” in Via Garibaldi e “Sorelle Comba” in Via Roma.

Dronero, lì 27 settembre 2012

Il Comitato
Comunicato Stampa

Nuovi dirigenti scolastici a Dronero

frutteto Dal 1° settembre, 25 nuovi dirigenti scolastici hanno preso servizio in altrettanti Istituti scolastici della Provincia di Cuneo. Si tratta di una parte dei 172 dirigenti che hanno superato il concorso in tutto il Piemonte e dei quali il MIUR (Ministero dell’Istruzione) ha autorizzato l’assunzione, esaurendo i posti disponibili in Regione.

La conferma delle nomine è stata formalizzata con una circolare diffusa proprio alla vigilia di Ferragosto (nella giornata di lunedì 13 agosto) dall’Ufficio scolastico regionale.

I nuovi presidi sono andati a coprire quelle situazioni che nel Cuneese costringevano un unico dirigente scolastico a seguire due o più scuole diverse. Situazioni che si sono verificate anche per più anni negli istituti di molti centri sia nella Scuola primaria, sia nella Media inferiore e sia nelle Medie superiori.
Anche Dronero, sede di due direzioni, quella Didattica di Piazza Marconi (Scuola primaria) e l’Istituto comprensivo Giolitti (Scuola media) – cui erano stati assegnati dirigenti in reggenza rispettivamente Silvano Calcagno, dirigente a Robilante e Dronero e Maddalena Gerardi, dirigente a Borgo San Dalmazzo e Dronero – ha avuto le sue assegnazioni definitive con dirigenti titolari.
Il dr. Graziano Isaia, di Piasco, si occuperà del Circolo didattico di Dronero cui fanno capo la Scuola primaria di Dronero capoluogo, Oltremaira, Pratavecchia, Villar San Costanzo, San Damiano e alta Valle e quella dell’Infanzia di Dronero capoluogo, Oltremaira e Morra Villar.
Al dr. Paolo Romeo, cuneese, figlio d’arte poiché il padre Carlo è stato a lungo vice Provveditore agli studi e poi dopo il pensionamento Giudice di Pace a Dronero, invece è stata assegnata la gestione dell’Istituto comprensivo Giolitti cui fanno capo la Scuola media di Dronero, la sede staccata di Stroppo, la Scuola primaria di Roccabruna e la Scuola dell’Infanzia sempre a Roccabruna.
Per gli amanti delle statistiche possiamo dire che l’età media dei dirigenti vincitori di concorso è relativamente bassa (48 anni), tenuto conto di quella media degli insegnanti, che a livello nazionale, nella scuola italiana, è stimata in oltre 50 anni.
In particolare il dirigente del Circolo di Piazza Marconi, Graziano Isaia (che ha ottenuto un altissimo punteggio, classificandosi al 2° posto assoluto in Piemonte), appena trentacinquenne è il più giovane tra i dirigenti cui è stata assegnata la sede. Appena sotto la media nazionale anche il dirigente dell’Istituto comprensivo, Paolo Romeo.
A loro – consapevoli del fatto che i problemi non mancheranno, visto l’atteggiamento dei governi che si sono succeduti negli ultimi anni nei confronti della Scuola – vadano i nostri migliori auguri di un proficuo lavoro.

S.T.

Colombero boccia la Bocciofila

frutteto Meglio investire sull’Alberghiero e il College di Stroppo

E’ stato interamente incentrato sul progetto del nuovo bocciodromo dronerese il Consiglio della Comunità montana Valli Grana e Maira di giovedì 20 settembre.
Oggetto di discussione era la proposta di delibera della giunta presieduta da Roberto Colombero di chiedere alla Cassa depositi e prestiti di devolvere solo una parte del denaro (177.165 euro dei 400.000 euro stabiliti inizialmente) destinato al Comune di Dronero quale quota di finanziamento per la costruzione della “cittadella delle bocce” ad altri interventi.
Denaro, senza il quale, il Comune di Dronero dovrà, probabilmente, dire addio ad una nuova bocciofila.
Nel 2006, l’ente montano, presieduto da Livio Acchiardi si era impegnato a cofinanziare la costruzione della cittadella delle bocce, che avrebbe ospitato anche un museo dedicato a questo sport. Il progetto, avanzato dall’allora esecutivo dronerese guidato da Giovanni Biglione, prevedeva una spesa complessiva di 3.500.000 euro. Il Comune di Dronero avrebbe stanziato 700.000 euro, mentre i rimanenti 2.400.446,03 euro sarebbero arrivati dal ministero per i beni culturali (1.618.446,03 euro) e dalla Regione Piemonte (782.000 euro).
In questi sette anni, il mutuo contratto dalla Comunità montana è costato 140.000 euro e del nuovo bocciodromo non è stata posata nemmeno una pietra.
Nel marzo di quest’anno, la giunta dronerese ha abbandonato il progetto iniziale della cittadella delle bocce e approvato lo studio di fattibilità per una nuova bocciofila, più piccola, da 1.500.000 euro. Perso il contributo del ministero (perché è stato eliminato il museo tematico), rimarrebbero i soldi della Regione, quelli dell’ente montano e quelli del Comune, ridotti, però, a 368.000 euro.
“Visto che il progetto è diverso da quello iniziale – ha spiegato Roberto Colombero – credo sia corretto discuterne in Consiglio. E’ giusto che noi partecipiamo con la stessa percentuale di denaro stabilito inizialmente (11,43% del totale ndr) e non con 400.000 euro, anche perché Dronero riduce il suo cofinanziamento. L’atteggiamento di Acchiardi è arrogante. E poi, Dronero, adesso, ha solo uno studio di fattibilità”.
Sulla stessa linea il sindaco di Prazzo Osvaldo Einaudi: “E’ scorretto come si sta comportando il Comune di Dronero”.
Cosa farne dei soldi non più destinati alla bocciofila?
“Ci sono altre priorità – ha continuato Colombero – come l’ampliamento dell’Alberghiero a cui la Provincia non può fare fronte o l’acquisto di un pullman per il trasporto degli studenti al College di Stroppo. Se Dronero perde l’Alberghiero potrà avere anche 12 bocciofile, ma sarebbe un disastro”.
La pensa così anche il consigliere di Acceglio Enrico Colombo: “Credo sia meglio investire sulla scuola piuttosto che su una bocciofila”.
Il Consiglio ha quindi stabilito di rinviare di alcune settimane la decisione, dopo aver analizzato il progetto preliminare del nuovo bocciodromo ed avere la conferma della firma dell’accordo di programma tra il Comune di Dronero e la Regione Piemonte per lo stanziamento del contributo.

Luca Chiapale

Assemblea Straordinaria dei soci a Tecnogranda

tecnogranda Nel nostro ultimo numero di Luglio davamo notizia della probabile convocazione di una Assemblea straordinaria dei Soci di Tecnogranda vista la grave situazione in cui versa l’azienda. Notizia confermata, l’Assemlea è stata convocata per il 13 Settembre h.18 con il seguente ordine del giorno : Provvedimenti Articolo 2446 del Codice Civile e Decisioni in merito all’Organo Amministrativo.

L’articolo 2446 del Codice Civile obbliga, quando il capitale sociale si è ridotto di oltre un terzo in conseguenza di perdite, a convocare “senza indugio” l’assemblea dei soci per le opportune decisioni. Il capitale sociale di Tecnogranda è ancora nominalmente di circa 3.400.000 euro, ma di fatto, a seguito del pesante buco di bilancio dell’esercizio 2011, verrà drasticamente ridotto con conseguente grave danno patrimoniale per i soci, ad incominciare dal Comune di Dronero.

Il secondo punto riguarda invece il Consiglio di Amministrazione, sappiamo che l’Amministratore Delegato Ghione è dimissionario, voci di corridoio danno per dimissionario l’intero Consiglio.

Ma cosa succederà dopo ? L’azienda ha le risorse e le capacità per andare avanti ? Ormai siamo a quasi tre quarti del 2012, quali le previsioni per il bilancio 2012 ? Con parte del personale in Cassa Integrazione, i laboratori in una situazione di limbo, tanto che si parla anche di vendita di alcuni macchinari, quali risorse ha Tecnogranda per sopravvivere ?

Anche questa volta chiediamo all’Amministrazione di dare una serie di risposte su come sia stato possibile passare da un bilancio +72% di fatturato nel 2010 ad un bilancio -1.200.000 euro nel 2011. Così come chiediamo di dare una chiara indicazione ai cittadini, cioè ai veri soci di Tecnogranda, sulle possibilità di sopravvivenza della società su cui la città di Dronero ha investito tante risorse e tante speranze. Attendiamo fiduciosi.

MM

Sproloquio di una notte di mezza estate

maira Sproloquio e sogno, molti sogni, sogni ad occhi aperti, visioni, incubi, per molte notti in questa estate.

Prima me lo auguravo, ora quasi quasi mi dispiace che gli esponenti della Lega siano un pochino nella “cacca”, in disparte. Altrimenti avrebbero trovato il modo di “respingere” queste ondate di caldo provenienti dal nord Africa, questo flusso migratorio di correnti, clandestinamente opprimenti. Perlomeno ho fatto un ripasso di epica sino ad arrivare a Dante e la sua Ispiratrice per una “Vita Nuova” più fresca e riposante. Ho sognato una Città animata, pulita. Ad occhi aperti però rivedo parchi gioco invasi da rifiuti (la raccolta del 5 x 1000 destinato alla loro cura è stata un flop? Sarebbe interessante conoscere i dati relativi sul sito istituzionale del Comune, dove vergognosamente, e neanche per le balle, sono nemmeno pubblicati quelli previsti dalle leggi sulla trasparenza! Da denuncia!), Piazze che sembrano quasi una “cartolina da Scampia”, grazie anche all’inciviltà di molti. Un buon amministratore dovrebbe essere un pochino più sensibile a questi problemi “periferici”. Non basta limitarsi a far installare uno specchio all’incrocio di via Roburent piuttosto che in via Bisalta e ricevere pubbliche lettere di ringraziamento e adulazione (peraltro scavalcando le competenze assegnate al Comandante della Polizia Municipale).Ancora mi appare in sogno il maestro Prandoni (le sue tavole ormai dimenticate in uno scantinato) che mi ricorda “i politici sanno spendere, non sanno conservare”. Certo è più “redditizia”, a livello d’immagine ovviamente, una politica tendente alla realizzazione di nuove grandi opere (ma quali finora?) che non all’ordinaria manutenzione (sebbene oggi abbastanza curata).

Mi sveglio sudatissimo, penso a quelle di passate amministrazioni. Mi riaddormento: incubo! Campeggio di Dronero. Piazzo la tenda. Al primo picchetto che pianto frana tutto. Emergo da un cumulo di macerie oltre il bedale. In cima, l’unica cosa rimasta intatta della struttura, è una lucente targa in ottone a suo tempo piazzata. Recita: “Comunità Montana (Presidente Livio Acchiardi) e Comune di Dronero (Sindaco Giovanni Biglione) per un verde spazio Occitano”. Il fragore di una grassa risata proveniente dall’aldilà copre ogni altro rumore. Forse del proprietario di quel terreno paludoso e franoso sbolognato alla Città? Arriva il gestore del Mini Golf assieme ad un nugolo di avvocati che mi presenta una esorbitante richiesta danni.

Brusco risveglio. Decido di aspettare le canoniche stelle cadenti. La stanchezza prevale. Mi riaddormento. Nuovo incubo. Non faccio in tempo a vederne una che una nuvola nerissima formata da corvi grossi come preti oscura il cielo. Ad un certo punto una tempesta di banconote. Ma chi era a terra, preti di periferia che non sono riusciti a decollare, bambini iscritti agli asili privati, altri bambini, disoccupati, emarginati, finanzieri, gente comune, non riesce ad afferrarle. Dal tetto di un palazzo un enorme bidone, piazzato da potenti politici, mafiosi, alti prelati, in perfetta collusione, le aspira tutte ricacciandole nei paradisi fiscali (ricordo, a beneficio dei lettori, che la “caccia al corvo”, la lotta per il dopo Benedetto XVI, la “governance” del Vaticano e dello IOR, è iniziata quando alla Santa Sede è stato chiesto, da parte degli organi preposti e dall’Unione Europea, l’adeguamento agli standard internazionali di prevenzione e di contrasto del riciclaggio, adeguamento che la Segreteria Vaticana non vuole attuare).

Che incubo! Altro sogno: Dronero nuovamente pulita e animata, negozi aperti, vetrine illuminate. Mi sveglio e ricordo che quando si è trattato di discutere sul futuro turistico e commerciale nemmeno 20 operatori, su 140 invitati, ha partecipato all’incontro. Sogno una città animata, quest’anno da molte presenze, oltre quella costante di parte del’ormai decaduta nobiltà Dronerese; degli antichi fasti, potere, dei grandiosi ricevimenti nelle loro dimore con le autorità locali, per decidere assieme quali nuove gabelle imporre al popolino o di quali esserne esentati, ha conservato il braccino corto, la scrocconeria e la puzzetta sotto il naso nonostante sia ora massacrata dall’IMU. Vedo o sogno, il 16 , contento che i rifiuti abbiano passato con noi il Ferragosto, i mezzi della spazzatura liberare il Piazzale della Stazione. Altri sogni, crepuscolari. Sogno un Consiglio di Tecnogranda dove si delibera che tutti gli amministratori e direttori prestino almeno 1000 ore ciascuno di servizio sociale per rifondere il danno subito dal Comune; una colonna di camion carichi di stufe che partono dai cortili dell’Arce, ora in amministrazione controllata; le attesissime dimissioni della Minoranza “considerando la totale incapacità e incompetenza politico amministrativa, considerando che alcuni non capiscono niente e che alcuni che dovrebbero capire non hanno mai capito niente nemmeno prima, rassegniamo, a far data … “

L’ultimo sogno che mi tormenta è rivedere le 60 gambe 60 delle 30 concorrenti al titolo di Miss Rally senza aver alcun diritto di voto. Solo calpestato. Sproloquio e sogno, molti sogni, sogni ad occhi aperti, visioni, incubi, per molte notti in questa estate.Sproloquio e sogno, molti sogni, sogni ad occhi aperti, visioni, incubi, per molte notti in questa estate.

TECNOGRANDA sull’orlo del precipizio

Tecnogranda Tecnogranda, il polo tecnologico di Dronero, ha presentato all’Assemblea dei soci di metà Giugno il bilancio 2011 con questi risultati : una perdita di esercizio di 1.135.000 euro a cui si aggiunge uno storno dei contributi in conto Capitale per 1.980.000, sommati fanno circa 3.000.000 di euro andati in fumo.

Il Sindaco Acchiardi, interpellato sulla vicenda ha minimizzato, “Si, c’è qualche problema, ma vendendo qualche terreno sistemeremo tutto, confermiamo comunque la nostra fiducia all’Ing. Arese, nostro rappresentante”, così si è espresso il Sig. Sindaco al telefono.

I vertici di Tecnogranda erano stati rinnovati esattamente un anno fa, Emiliano Cardia Presidente in sostituzione di Mauro Chiotasso, Alessandro Ghione Amministratore Delegato in sostituzione di Alessandro Mario Ferrario ( che a quella di Amministratore Delegato sommava anche la carica di Direttore e relativi compensi), Alberto Arese Consigliere indicato dal comune di Dronero in sostituzione di Ezio Scaglione, Vicepresidente.

L’Assemblea annuale per l’approvazione del Bilancio in realtà è stata convocata due volte, cosa inusuale, una prima volta a fine Aprile e successivamente il 15 Giugno. Quindi che qualcosa di importante dovesse succedere era nell’aria. Già nella prima convocazione le comunicazioni del Presidente Cardia, riprese dalla stampa, avevano paventato “una piccola perdita di bilancio … perchè la crisi ha cominciato a far sentire i suoi effetti anche nel nostro settore ”. Parole di circostanza. Sì, perchè Tecnogranda nel 2011 ha praticamente dimezzato, rispetto al 2010, l’attività incrementando però l’esposizione debitoria verso le banche tanto da arrivare a superare tutte quelle soglie critiche che precedono il fallimento. Altro che “piccola perdita”.

La prima cosa che un cittadino comune, in particolare poi un cittadino dronerese, cioè un azionista di Tecnogranda, si chiede è come sia possibile che questa azienda abbia chiuso il bilancio 2010 con un incremento delle attività con un fantasmagorico più 72% e l’anno successivo si ritrovi con un meno 40%. Se si riportano i dati su un grafico sembra il profilo delle montagne russe. Il bilancio 2011 è figlio di due padri, la vecchia gestione Chiotasso-Ferrario per i primi sei mesi e la nuova gestione Cardia-Ghione per i successivi sei. Chi dei due ? Cosa è successo ? Il dubbio che i numeri siano transitati da Disneyland deve essere quanto meno concesso.

Tornando all’attività vera e propria di Tecnogranda si legge che i progetti attualmente attivi sono 12, in diverse interviste il precedente Amministratore Delegato Ing. Alessandro Mario Ferrario, parlava, per il 2010, di “ben 120 progetti avviati”. Ora, è vero che uno zero davanti non conta, ma dietro è un’altra musica. L’azienda nel 2011 ha avuto un turn-over del 60%, detta come si mangia su 10 dipendenti in un anno se ne sono andati via 6. Se teniamo conto del fatto che l’azienda è sostanzialmente pubblica e di quanto difficile sia di questi tempi trovare lavoro, un altro elemento di sconcerto si aggiunge ai precedenti.

La società ha 10 dipendenti e per gestirla troviamo in organico, con relativo emolumento, un Presidente, un Vicepresidente (nei primi 6 mesi), un Amministratore Delegato (ben 2 nei secondi 6 mesi), un Direttore Generale ed un ViceDirettore. Ai dubbi ed allo sconcerto di prima adesso si aggiunge la presunta consapevolezza che forse il vero obiettivo di questa struttura sia stato proprio l’erogazione di stipendi e compensi ed anche di “peso”.

Se la prima Assemblea di fine Aprile, quella in cui si informavano i Soci della “piccole perdite di bilancio”, era stata un po’ movimentata con frasi del tipo “chi ha sbagliato paghi” o “dobbiamo fare chiarezza sui conti”, la seconda del 15 Giugno, quella in cui si è approvato il bilancio è stata tranquilla, così tranquilla che è anche stato approvato il conferimento all’ex Amministratore Delegato Ing. Alessandro Mario Ferrario di 60.000 (sessantamila) euro come “corresponsioni competenze ad obiettivi”. E questa è proprio difficile da commentare !

Dopo tutto questo però una cosa ci ha lasciato veramente “di sasso”, una notizia pubblicata circa un mese fa dal quotidiano La Stampa sulle pagine della Valle d’Aosta, relativa al prossimo insediamento nella Valleè, e precisamente a Chatillon, di un nuovo Centro di ricerca e incubatore d’impresa che si propone di ospitare almeno una decina di aziende hi-tech. Gli ambiti sono agro-industriale, chimico, farmaceutico, biotecnologico e biomedicale, energie rinnovabili, meccatronica, microelettronica e nanotecnologie con una prevista ricaduta occupazionale stimata in circa 150-200 persone. Promotori dell’iniziativa un gruppo di imprenditori Cuneesi riuniti in una società, la Valle d’Aosta Tecnology Srl. Tra i proprietari dell’azienda l’ex Amministratore Delegato Ing. Alessandro Mario Ferrario e un dipendente di Tecnogranda. Senza parole.

Gli aumenti di capitale che il Comune ha sottoscritto negli anni passati, evidentemente senza controllare come si conviene quando si amministra patrimonio pubblico, sono in buona parte andati in fumo, con una perdita patrimoniale che è prima di tutto una perdita per ciascun dronerese.
Per questo crediamo che a questo punto i cittadini di Dronero qualche parola la possano e la debbano pretendere, vietato però declinare il verbo “ a mia insaputa”.

La Redazione

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