Arte rupestre in Valle Maira

coppelle ValMaira L’arte rupestre della Valle Maira negli Stati Uniti

Congresso internazionale di Arte Rupestre.

Dal 25 al 31 maggio 2013, si svolgerà ad Albuquerque, nello Stato del New Mexico (U.S.) l’annuale Congresso Mondiale di Arte Rupestre, a cui partecipano quarantatre Paesi del Mondo.
Nel corso della Conferenza, a cura di Dario Seglie e Riccardo Baldi (del Centro Studi e Museo di Arte Preistorica di Pinerolo), verrà anche presentato e discusso il sito archeologico del RocceRè (Roccabruna – Valle Maira) per la sua importante pittura rupestre ( http://www.roccere.it/ ).

Il tema del Congresso “Le mani antiche Around the World” ha lo scopo di riunire i diversi interessi di tante persone che studiano e lavorano per conservare i pittogrammi e petroglifi in tutti i Paesi. Raffigurazioni di mani si trovano in arte rupestre di tutte le culture e in tutti i periodi di tempo, e il loro simbolismo ritrae il nostro obiettivo di riunire persone provenienti da tutto il mondo per condividere le loro esperienze e conoscenze.
Di seguito l’abstract presente nella pubblicazione del Congresso: International Rock Art Congress Albuquerque, May 26 to June 1, 2013
Let Us Join Hands: The Most Common Representational Rock-art Symbol in the World

Italian Western Alps: the rock paintings of the RocceRè (Roccabruna, Cuneo).

Dario Seglie & Riccardo Baldi, CeSMAP, Italy

Abstract:
RocceRé is a site located in the Cuneo Province in the Italian Western Alps. This rock art site was included in the Archaeological Map of Piedmont since 1993, also for his uniqueness with about 10,000 cup marks dating from the Bronze Age to the early centuries after Christ.
In a sort of niche in the wall of a large rock shelter, recently (Fall 2011) was discovered by the team of Riccardo Baldi an interesting rock painting, probably representing an anthropomorph with big hands lifted up.
In this paper we considers the typology of the drawing and his archaeological context in the so called (A. Beltran) Prehistoric Paintings Mediterranean Province.

Maggiori info al link: http://www.arara.org/2013_ifrao_conference.html

Cordiali Saluti Riccardo Baldi

Le strade Militari

Galliana Biazaci LE STRADE MILITARI DELLE VALLI STURA, GRANA E MAIRA. UN PATRIMONIO DA TUTELARE

Nei Comuni di Demonte, Sambuco, Castelmagno, Marmora e Canosio è presente una rete di strade appartenenti in gran parte al Demanio Militare.
Questa rete stradale, in parte sterrata ed in parte asfaltata collega tra loro i territori compresi tra il Vallone dell’Arma, l’alta Valle Grana, il vallone di Marmora e Canosio creando un filo conduttore all’interno di uno dei più suggestivi ed incontaminati ambienti naturali delle nostre montagne che culmina nell’altopiano della Gardetta e si affaccia sui laghi di Roburent.
Non vi è dubbio sul valore di questo patrimonio per le comunità locali ed il loro sviluppo economico basato sullo sfruttamento degli alpeggi e sull’attrattiva turistica, ma riteniamo che esso vada inteso non solo come una risorsa per le comunità locali ma anche come un patrimonio di tutti gli amanti della montagna e della natura.

La rete stradale esistente infatti ha non solo reso un grande servizio a chi lavora con grande fatica in montagna ma ha anche consentito ad una moltitudine di appassionati di raggiungere agevolmente un comprensorio sito a 2500 mt. s.l.m. e la grande e costante affluenza di persone testimonia quanto questa possibilità sia apprezzata.
Oggi però questa pregevole infrastruttura, costruita più di 70 anni fa, versa in uno stato di grave degrado che rende difficile la percorrenza in sicurezza ed in mancanza di interventi mirati ed urgenti tale degrado è destinato ad assumere proporzioni tali da comprometterne irrimediabilmente il recupero.
In passato i Comuni e la Provincia sono intervenuti, compatibilmente con le risorse disponibili, per garantire la manutenzione ordinaria e la fruibilità delle suddette strade ma ormai la situazione è tale da richiedere un progetto di recupero e messa in sicurezza di più ampio respiro senza il quale è difficile che si possa evitare il peggio:
LA CHIUSURA AL TRAFFICO DI TUTTA LA RETE STRADALE.
Questo sarebbe un dramma per le tante attività ricettive che vedrebbero calare drasticamente le presenze di turisti, per gli allevatori che avrebbero enormi difficoltà nel raggiungere gli alpeggi, nonché per tutte le migliaia di appassionati che non potrebbero più fruire nello stesso modo di un territorio di inestimabile bellezza.
Se da un lato infatti già oggi si stanno programmando manifestazioni di rilievo internazionale come la Fausto Coppi che confermano la grande attrattiva dei percorsi d’alta quota e vengono considerate non solo dai loro organizzatori ma anche da Camera di Commercio e Provincia come eventi molto importanti per tutto il territorio, come si può continuare ad autorizzare flussi così importanti di persone senza preoccuparsi della sicurezza di tali percorsi? In queste condizioni i Sindaci non potranno più assumersi una tale responsabilità.

Per questo oggi i Comuni Demonte, Sambuco, Castelmagno, Marmora e Canosio si sono riuniti per sottoscrivere un protocollo di intesa per la valorizzazione dei percorsi d’alta quota delle valli Stura, Grana e Maira. L’obiettivo è innanzitutto assumere l’impegno di lavorare insieme convinti che il pieno sfruttamento di tutta l’area interessata non può avvenire per mezzo di azioni singole ed isolate ma richiede un programma condiviso di iniziative integrate. E’ necessario guardare sempre al comprensorio nel suo complesso che deve trascendere dai singoli territori comunali.
Il passo immediatamente successivo sarà quello di proporre ai rispettivi Consigli Comunali di acquisire al proprio patrimonio le strade in oggetto per i tratti che attualmente già non lo siano, al fine di poter agire e decidere in prima persona ed avere titolo per poter accedere, ove sarà possibile, a finanziamenti Regionali, Statali e Comunitari.
Naturalmente i Comuni, se lasciati soli, non potranno affrontare una sfida tanto grande e fin da ora quindi lanciano un accorato appello a singoli cittadini, organizzazioni ed istituzioni sensibili al tema affinché si mettano in campo tutte le risorse possibili (umane, professionali, di idee e finanziarie) per sostenere il progetto.

Così scompare l’arte della valle

Galliana Biazaci Nei giorni scorsi sono stato alla borgata Galliana di Cartignano. Questa borgata era molto interessante perché la parte che si affaccia verso la bassa valle era costituita da un notevole complesso di costruzioni medioevali

Una parte é stata incendiata nel 1944, ma molto restava ancora fino a quando ristrutturazioni effettuate alcuni anni fa hanno demolito la maggior parte degli antichi muri ed un affresco di Boneto. Allora una finestra gotica con i caratteristici sedili ricavati nello spessore del muro é persino stata ridotta in schegge a colpi di mazza con uno sforzo degno di miglior causa! Durante queste demolizioni é apparso un affresco quattrocentesco che è stato attribuito ai fratelli Biazaci e che rappresenta una Madonna in trono con la scritta gotica “… fecit fieri mEIfredus GAVIGLI ad laude dei et …”. Si trova su un muro di cui con grandi sforzi si è evitata la demolizione. Un adiacente pilone votivo con affreschi ottocenteschi del saluzzese Gauteri è invece stato abbattuto.
A poca distanza in una costruzione in rovina si trovano altri dipinti databili intorno al 1500 che rappresentano una Madonna intenta ad allattare e tracce di uno sfondo con fregi assai poco chiari ed una figura che sembra un guerriero in armatura. Purtroppo la costruzione su cui si trovano questi ultimi affreschi è ormai pericolante e invasa dalle sterpaglie, per cui è difficile e pericoloso avvicinarsi. Ho potuto constatare che mentre l’affresco è ancora nelle condizioni cattive ma restaurabili di qualche anno fa, lo stato dell’edificio è tale che in mancanza di un improbabile intervento la valle si avvia ancora una volta, nella più totale indifferenza, a perdere un elemento del suo patrimonio. Se si trattasse di una speculazione edilizia almeno qualcuno ci guadagnerebbe, ma qui si tratta di semplice incuria.
Mi si dirà che in questo periodo di crisi gli affreschi non sono il problema più serio a cui pensare. Se però consideriamo l’importanza del turismo nel futuro dell’economia della valle, non possiamo permetterci di perdere le sue principali attrattive.

Luigi Massimo

La Democrazia dei Capi

Dmocrazia dei Capi Ce lo chiede l’Europa, lo impongono i mercati , quante volte abbiamo sentito queste parole dai Capi per giustificare scelte e decisioni impopolari, ma imposte da poteri esterni al contesto nazionale e a cui ci si deve per forza assoggettare, condizionamenti sempre più frequenti che indirizzano in modo etero diretto il processo decisionale e stanno man mano facendo evaporare il concetto di Sovranità Nazionale

L’Unione Europea è qualcosa di inedito sullo scenario internazionale, non è una organizzazione intergovernativa come le Nazioni Unite e non è una federazione di Stati come gli Stati Uniti d’America, per ora rimane un organismo “sui generis” a cui gli Stati membri delegano parti sempre più consistenti della propria Sovranità Nazionale.<br />
Per quanto riguarda la moneta o le politiche agricole e ambientali i suoi comportamenti sono quelli di una federazione, per gli affari interni si comporta come una confederazione, mentre per la politica estera si muove (..a fatica a dire il vero..) come una organizzazione internazionale.<br />
Per il concetto di Sovranità Nazionale, passatemi una lettura di tipo darwiniano, nel vecchio continente siamo di fronte ad un nuovo salto evolutivo di una soluzione organizzativa nata per mutazione genetica nel ‘600 da quello che per i Romani era il “summum imperium”.<br />
Se Illuminismo e industrializzazione ne hanno segnato i fondamentali, l’economia ha scandito il tempo del grande processo che ha portato agli attuali Stati-Nazione, avendo ben presente che tutti i grandi salti organizzativi sono figli di strappi dolorosi, rivoluzioni, guerre, grandi flussi migratori, crisi economiche internazionali. Tragedie insomma!<br />
La Sovranità Nazionale ora sta nuovamente mutando sulla spinta di nuove dinamiche conseguenti alla globalizzazione e speriamo che la politica questa volta sappia governarle in modo saggio.<br />
Fino ad ora si intendeva con essa la somma dei poteri che uno Stato indipendente esercitava in tutto il suo ambito territoriale, storicamente rinunciare ad essa in alcuni casi non è stato un problema, così è stato per gli Stati membri di uno Stato federale, per i cosiddetti “protettorati” e così via, ma in Europa è diverso, non dimentichiamo che l’Euro è nato prima di una unione politica vera e propria!<br />
Siamo di fronte a processi ancora informi conseguenti a fenomeni nuovi, ineludibili e indipendenti dalla volontà popolare, che continua a esprimersi eleggendo Parlamenti che si stanno svuotando di autorità, autorevolezza e potere, per questo affermo che siamo di fronte a una ridiscussione del concetto di democrazia che rimane legato a una situazione non più attuale.<br />
Ormai il mondo cammina su strade da altri e altrove per lo più tracciate, situazione resa in modo chiaro da Mario Monti il 24 novembre 2011 ” /> Piaccia o meno le cose stanno andando avanti così, ma se è comprensibile che siano sottoposti al controllo europeo i bilanci dei singoli Stati, come richiesto da alcuni, Germania in testa, qui nasce il problema.
Se si può accettare un sistema sovrannazionale che ci indirizzi, ma che ci renda più forti perché più numerosi e compatti, bisogna evitare la situazione in cui l’Europa unita sia diretta da una o alcune nazioni egemoni, mentre le altre ubbidiscono quando “l’Europa lo chiede”.
E questo non solo per la perdita di autonomia per gli Stati membri, ma perché chi prevale può avere la forte tentazione di gestire l’Europa a vantaggio proprio e scapito altrui, anche solo imponendo mentalità e abitudini che non sono a tutti connaturate. Un’ipotesi che somiglia tanto al contesto che si sta affermando e che va in qualche modo corretto.
Di fronte a queste mie convinzioni e vedendo, a dire il vero a volte subendo, una campagna elettorale che aveva l’obiettivo di conquistare seggi in un parlamento che governa su poche cose ormai, mi sono riletto le considerazioni di Gustave Le Bòn, per alcuni un cattivo maestro, che alla fine dell’ottocento scriveva che “..i capi non sono uomini di pensiero, ma d’azione…vengono reclutati soprattutto tra quelli nevrotici, esagitati, semi-alienati che vivono al limite della follia…”1.
Confesso che ultimamente mi è tornata una gran nostalgia della Prima Repubblica, ma a ben vedere anche lì la conquista del consenso aveva percorsi discutibili:“ ..il saper lusingare, cosa che appare vergognosa e deplorevole in altri momenti della vita, è invece necessaria durante una campagna elettorale. Del resto la lusinga …. è indispensabile ad un candidato il cui atteggiamento, il cui volto, il cui modo di esprimersi, devono di volta in volta mutare per adattarsi ai pensieri e ai desideri di chiunque egli incontri…”2.
Non siamo però al tempo della prima repubblica finita nel ’94, ma in un’altra, sono consigli che nel 64 A.C. Quinto Tullio Cicerone dava al fratello Marco che si candidava al consolato in una più antica “prima repubblica”.
Anche allora le regole per acquisire il consenso e formare le assemblee di governo non differivano molto da quelle attuali, rassicuranti in questo caso le parole del solito Gustave Le Bòn:
“Le decisioni di interesse generale prese da una assemblea di uomini illustri, ma di specializzazioni diverse, non sono molto migliori delle decisioni che potrebbero essere prese da una riunione di imbecilli”.
E’ in atto un cambiamenti epocale nell’impianto istituzionale, iniziamo pure con la rottamazione del vecchio, ma intendiamoci su cosa sia il vecchio da buttare.
Non è questione di carta d’identità, il vecchio per me sono metodi di gestione del potere arrogante, un approccio affaristico alla gestione del Bene Comune, l’incapacità progettuale, la presunzione, la superbia e l’arroganza, la difesa ad oltranza delle sedie occupate e uno sterile quanto inutile virtuosismo polemico .
Non è una questione generazionale, questi comportamenti attecchiscono benissimo anche in gioventù, l’imbecillità non ha età, è un dono innato.
Su questi argomenti mi confrontavo e scontravo già con amici nel ’68, lontana gioventù, quando si contestava l’autorità dei “vecchi”, mentre per me sarebbe stato meglio pensare e ridiscutere regole e comportamenti lasciando da parte dati anagrafici per privilegiare etica, idee e progetti.
Solo due anni dopo lo spirito del ’68 era finito e i rivoluzionari di allora sono ora dinosauri inamovibili piazzati in ogni angolo e contro cui si sta scatenando una nuova lotta generazionale, mentre io continuo a essere convinto che pensare un avvenire possibile non è questione legata all’età, non è questione generazionale, è questione di intelligenza, buona volontà, etica e impegno e due grandi vecchi ci stanno dando una lezione magistrale di saggezza, il nostro presidente Napolitano e Benedetto XVI .
Sui loro atti e comportamenti vale la pena riflettere.Mariano Allocco
Marzo 2013

Il voto in Valle

Unionecomuni Grande consenso per Grillo

La consultazione elettorale vista dai seggi della Valle non esprime – come è successo sovente in passato – differenze sostanziali rispetto al dato nazionale. Certamente il Centro destra ha parecchi voti in più del Centro sinistra, ma dalle nostre parti è sempre stato così. Ed emerge forte la presenza del Movimento 5 Stelle che arriva quasi al 25% al Senato e supera il 26% alla Camera il che ci fa dire che sostanzialmente questo “partito” incontra il favore non solo dei più giovani, ma è assolutamente trasversale per quanto riguarda l’età degli elettori (si sa che per il Senato si vota solo a partire dai 25 anni).
La coalizione di Centro destra si attesta sul 32% alla Camera e sul 34% al Senato (anche qui senza significative differenze per età dell’elettorato) con una netta prevalenza del PdL (18%) rispetto alla Lega Nord (10%) che perde ovunque consensi. Buona prova in alcuni comuni del MIR (Moderati in Rivoluzione) che candidava il sindaco di Montemale, Virano.
La coalizione di Centro sinistra ottiene invece poco più del 20% sia alla Camera, sia al Senato con il PD al 18% e SEL attorno al 2%.
Alle spalle del Centro Sinistra troviamo la coalizione di Monti che si attesta al 18% anche in questo caso con percentuale pressoché identica sia alla Camera, sia al Senato.
Non vanno molto lontano né Rivoluzione civile di Ingroia (1,5%) nè Fare per Fermare il Declino di Giannino (1,2%) che pure presentava un candidato locale, l’ing. Monetti.
L’affluenza alle urne è stata attorno al 78% circa 3 punti più alta della media nazionale Ovviamente quanto riportato è il dato medio di tutta la Valle da Busca ad Acceglio. Ci sono poi delle particolarità e ne segnaliamo alcune. Innanzi tutto il dato di affluenza che va dal massimo di Busca (80,1%) al minimo di Elva (39,0%) valore sul quale ha certamente influito il maltempo poiché Elva, e in genere l’alta Valle, conta elettori che non abitano stabilmente in paese e che quindi hanno preferito non mettersi in viaggio considerato il rischio neve.
La prevalenza del Centro destra, come abbiamo detto, è un dato medio. In alcuni comuni come Stroppo e Prazzo è stato invece il Centro sinistra a raccogliere quasi il 40% di consensi. Indubbio invece il risultato del Movimento 5 Stelle con un dato medio alla Camera del 26,7% ma con punte del 30, 40 e anche 56% a Villar, Acceglio, Marmora e Canosio.
In termini assoluti il Movimento di “Grillo” raccoglie complessivamente 3384 voti alla Camera e 2834 al Senato. Il Centro destra conta 4029 elettori alla Camera e 3947 al Senato mentre il Centro sinistra ottiene rispettivamente 2541 preferenze alla Camera e 2320 al Senato; 2296 i voti per la coalizione Monti alla Camera e 2104 al Senato. Tutti gli altri gruppi o partiti nell’insieme ottengono rispettivamente 413 e 337 voti.
Come abbiamo detto in apertura il risultato elettorale in Valle, a grandi linee, è sostanzialmente allineato con il dato medio italiano e con quello provinciale, fatte ovviamente le precisazioni sopra espresse. Come potemmo leggere questa tendenza ad “allinearsi” più che in passato se non constatando che la crisi che attanaglia il Paese comincia a farsi sentire forte anche in queste zone periferiche, come la Provincia di Cuneo, fino a poco tempo fa ancora considerate “isole felici”?
Sergio Tolosano

Unione dei Comuni della Valle Maira

Unionecomuni SI RITORNA ALL’UNIONE DELLA VALLE MAIRA. 13 Comuni per 12.000 abitanti. Si spezza la Comunità montana Valli Grana e Maira.

Le Valli Grana e Maira, insieme politicamente dal 2010 in seguito al progetto regionale di accorpamento, torneranno ad essere due entità distinte.
Giovedì 21 febbraio, a San Damiano Macra si è tenuta l’ultima e decisiva riunione tra i sindaci dei Comuni della Valle Maira per discutere dell’ente che nascerà dopo la soppressione della Comunità montana Valli Grana e Maira che chiuderà i battenti a fine marzo.
L’assemblea si è espressa a favore della nascita dell’ Unione Montana della Valle Maira che ricalcherà le orme dell’ex Comunità montana Valle Maira, ad esclusione del Comune di Busca. Vi faranno parte Villar San Costanzo, Dronero, Cartignano, Roccabruna, San Damiano Macra, Macra, Celle Macra, Stroppo, Prazzo, Marmora, Canosio, Elva e Acceglio, per un totale di 12000 abitanti.
“Abbiamo ottenuto una conquista importante – dice Roberto Colombero, presidente della Comunità montana Valli Grana e Maira e sindaco di Canosio – e abbiamo evitato che il territorio si sfaldasse. Siamo una delle poche valli del cuneese che è riuscita a dar vita ad un’unica unione”.
Se per i Comuni più piccoli il destino era segnato e l’unica scelta riguardava la forma di associazione dei servizi, come prescrive la legge regionale, più complessa era la situazione di Dronero. Avendo una popolazione superiore ai 3.000 abitanti, limite minimo imposto dalla riforma regionale, il paese amministrato da Livio Acchiardi non aveva l’obbligo né di associare le funzioni, né di entrare in un’eventuale Unione.
Un passo indietro di Dronero, che fino ad alcuni giorni fa era dato per certo, avrebbe provocato un terremoto amministrativo e un pericoloso frazionamento del territorio in quanto dall’eventuale Unione sarebbe stato escluso il centro più popoloso di tutta la valle, con pesanti ricadute per lo sviluppo futuro dell’intero territorio. Se, poi, si fossero sfilati anche Villar San Costanzo, Roccabruna e Cartignano, la situazione sarebbe stata ancora più caotica, perché i nove Comuni rimanenti (da San Damiano Macra in su) non avrebbero potuto contare su una popolazione residente totale di almeno 3000 abitanti e avrebbero dovuto chiedere specifiche deroghe alla legge regionale sulla sostituzione delle Comunità montane.
“C’è la possibilità – dice Acchiardi – per i Comuni di conferire nell’Unione un numero diverso di funzioni, in base alla popolazione, e questo è positivo. La nostra proposta è quella di gestire il catasto. Era importante restare uniti e la nostra è stata una scelta responsabile verso il territorio”.
Quali saranno le prossime tappe verso la formazione nella nuova Unione dei Comuni?
“Innanzitutto i Consigli dei vari Comuni – dice ancora Colombero – dovranno ratificare la decisione di entrare nell’Unione. Ci sarà poi un periodo di commissariamento della Comunità montana, ma si lavorerà già per l’Unione. Dal punto di vista politico, per quanto riguarda il funzionamento del nuovo ente, l’argomento non è ancora stato affrontato”.
In Valle Grana, invece, la tipologia di ente che dovrà nascere è stata decisa tempo fa e rimangono da definire solamente alcuni aspetti.
“Andiamo verso l’Unione – dice il sindaco di Montemale Oscar Virano – non è ancora chiaro se l’Unione sarà a cinque Comuni, che sono sicuri (Valgrana, Montemale, Monterosso Grana, Pradleves, e Castelmagno ndr), a sette o a otto (con l’aggiunta di Caraglio, Bernezzo e Cervasca ndr). Si potrebbero anche fare convenzioni delle funzioni della montagna con i tre Comuni non obbligati ad entrare nell’Unione”.

Luca Chiapale

La colomba della Valle Maira

GiornataMemoria2013 Roberto Colombero, fino al 31 dicembre 2012 presidente della Comunità Montana “Maira e Grana”, fino cioè all’esistenza in vita degli Enti Comunitari montani sciolti d’autorità dal Governo, è stato in questi ultimi mesi un’instancabile “colomba”, (di nome e di fatto) che dall’alto del vallone di Marmora e Canosio si fiondava in ogni occasione propizia verso la pianura per tessere una difficile tela che permettesse a quel che resta ancora degli abitanti delle cosiddette “terre alte” di vedersi riconosciuto il diritto alla dignità di “cittadini”, non nel senso di abitanti di una città, ma di appartenere ad una “comunità” di liberi ed uguali nei diritti.

L’ultimo volo in ordine di tempo è stato quello di domenica 17 febbraio in occasione di due incontri elettorali; il primo tenutosi a Cuneo al Centro Incontri della Provincia, organizzato dalla lista “Scelta civica” di Monti di cui il cuneese Andrea Olivero, ex presidente nazionale delle Acli, è uno dei candidati.
Il secondo nel pomeriggio nel salone municipale di Borgo San Dalmazzo, dove, alla presenza dei candidati del Partito Democratico, si discuteva quale potesse ancora essere il futuro della montagna e della sua gente.
In ambedue i consessi ha premesso al suo intervento la lettura di quanto è riportato nel riquadro posto a fianco di questo articolo.
Si tratta di una dichiarazione dell’ on. Gortani, uno dei Padri Costituenti fatta nel 1947 in occasione della discussione dell’articolo 44 della nostra Carta Costituzionale, quello che nella Carta dispone espressamente il sostegno alle zone montane.
Quello di Colombero è stato letteralmente un grido disperato per l’abbandono nel quale sono state lasciate le persone che vivono ancora in montagna; frutto, ha detto Colombero, di una precisa scelta che ha privilegiato le città, abbandonando a se stesse le aree in cui è più difficile vivere e quindi accentuandone ulteriormente l’isolamento, che è economico, ma anche culturale.
La logica che ha dominato era quella fondata sul rapporto diretto ed immediato tra costi e benefici, per cui a costi alti sono corrisposti benefici bassi o addirittura nulli.
Ci si è dimenticati, ha insistito Colombero, che il nostro Paese è fatto prevalentemente di monti e di valli con il risultato di un abbandono del territorio a se stesso, non più governato dalla presenza intelligente dell’uomo.
Di qui la necessità di elaborare e sostenere un nuovo modello di sviluppo, non semplicemente assistenziale,, ma in grado sulla distanza di reggersi autonomamente sulle proprie braccia e gambe, svolgendo accanto ad un opera sfruttamento delle risorse naturali disponibili in loco, un’opera di difesa del territorio e del paesaggio a beneficio della propria ed altrui integrità fisica ed intellettuale.
Insomma un ulteriore accorato appello, a chi sarà designato a condividere le scelte politiche future del nostro Paese, di non dimenticare le sempre più flebili esigenze del territorio montano, in una logica di “comunità”, quella cioè in cui la sopravvivenza di una parte coincide con la vita di tutti .

Comunità montane, ultimo atto

maira Abbiamo avuto modo di parlare nei mesi scorsi, a più ripre, del destino delle Comunità montane.
Col nuovo anno, siamo giunti ormai all’epilogo. Un epilogo, per quanto riguarda le Valli Maira e Grana, che sancisce una spaccatura tra alta e bassa valle. Non ha avuto molta fortuna la proposta del presidente uscente Colombero che – dopo l’unione delle due valli in un unico ente qualche anno fa – mirava ad un’Unione di comuni a 21 membri che coprisse l’intero territorio.

Durante l’Assemblea dei sindaci, il 27 dicembre scorso, quest’ipotesi è naufragata al momento del voto con i comuni di fondo valle da un lato e gli altri, più numerosi ma sicuramente meno forti, dall’altro. In sostanza per i 7 comuni di fondovalle (Dronero, Caraglio, Busca e Bernezzo con Roccabruna, Villar e Cartignano) si prevede la creazione di gestioni associate di servizi – alcune in parte sono già in essere e verranno potenziate. I restanti 14 comuni daranno vita ad un’Unione che sulla carta esprime delle potenzialità, ma in realtà sarà probabilmente troppo debole per sopravvivere autonomamente.
Da questo punto di vista l’Unione a 21 avrebbe forse garantito un passaggio autogestito alla nuova forma di governo del territorio. Malumore tra i rappresentanti dell’alta Valle Maira che scaricano responsabilità sul sindaco di Dronero. Acchiardi dal canto suo giustifica la sua posizione con l’incertezza dei fondi che saranno messi a disposizione delle nuove strutture organizzative. La gestione associata, sostiene, offre maggiori certezze anche per quanto riguarda il contenimento dei costi.
In questa situazione assume un ruolo di primo piano il BIM (bacino imbrifero montano) del quale fanno parte i 21 comuni in questione. Il BIM infatti ha già acquisito una quota di Maira SpA, una seconda tranche pari al 6% del capitale verrà acquistata nei prossimi giorni; Nel frattempo si pensa di trasferire l’intera quota di proprietà della Comunità montana (32%) all’Assemblea del BIM proprio per evitare che il patrimonio vada destinato ad altri enti.
Nei prossimi due mesi infatti un’apposita commissione dovrà predisporre un programma per la dismissione dell’ente montano e un commissario si occuperà della liquidazione.
Ecco quindi l’importanza del ruolo del Bim destinato non soltanto più a redistribuire i fondi derivanti dallo sfruttamento delle risorse idriche ma ad avere un ruolo nella gestione dello sviluppo del territorio

La scomparsa delle Comunità Montane

Maira E’ passato oltre un mese e mezzo da quando Roberto Colombero, presidente della Comunità Montana Grana e Maira, lanciò l’avventurosa idea che alla cessazione certa a fine anno delle Comunità Montane, le valli occidentali della nostra provincia, dal Po alla Stura di Demonte, dessero vita ad una grande Unione di Comuni montani in grado di raccogliere l’eredità migliore delle vecchie e malconce Comunità, mettendo insieme un territorio vasto e ancora abbastanza popolato, nella speranza di avere un minimo di massa critica sufficiente per farsi sentire dalla Regione Piemonte in primo luogo, poi da Roma e, perchè nò, anche dalle istituzioni europee di Starsburgo e Bruxelles.

Ora alla fine dell’anno, con le Comunità Montane che, salvo ulteriori rinvii, chiuderanno i battenti si sta assistendo ad un desolante squagliamento dell’idea stessa del territorio montano, con le sue peculiarità che rendono l’ambiente e la vita delle cosiddette “terre alte” non assimilabile ad ogni altro territorio.
Sta succedendo infatti che le cittadine di fondo valle, da sempre porta-bandiera del territorio alle loro spalle di cui usavano andare orgogliosi, siano prese dalla smania di emanciparsi, di scrollarsi di dosso quel retroterra, impoverito di abitanti e anche di prospettive economiche; con l’inevitabile conseguenza che i Municipi della valle, impoveriti di tutto, finiscano per non avere più alcuna forza per difendere quelle condizioni minime di vita collettiva che finora le Comunità Montane avevano garantito almeno ai giovani in età scolare e agli anziani
I segnali di questo sfrangiamento sono tanti, a partire dai quei Comuni come Caraglio, Dronero e Busca che si sono orientati a stare per proprio conto, o tutt’al più a formare Unioni con altri Municipi di una qualche consistenza demografica ed anche economica; una tentazione che circola anche a Bernezzo e anche a Cervasca: questi Comuni, avendo una popolazione superiore ai 3000 abitanti non sono obbligati dalla legge a legarsi in Unioni con altre Amministrazioni.
L’inevitabile conseguenza di simili diserzioni sarebbe che i Comuni piccoli delle valli non potrebbero fare altro che unirsi tra di loro sommando ciascuno le proprie debolezze a quelle degli altri; ma la somma di tante debolezze è ben lontana dal fare una forza, finendo per confinare nella irrilevanza più totale il territorio montano con la sua ricchezza paesaggistica e la sua secolare e per certi certi versi anche gloriosa storia.
Le nostre valli si erano popolate quando la pianura era preda di popoli che in massa migravano alla ricerca di terre più ricche di quelle da dove essi venivano; un tempo lontano, durato grosso modo lungo tutta la seconda metà del 1°Millennio. Esse sono rimaste popolate fino al pieno sviluppo della Rivoluzione industriale, che da noi ha coinciso con l’arrivo del XX° secolo e che ha portato con sé due tragiche guerre che hanno sottratto alle valli quasi tutta la loro ”meglio gioventù”.
Poi ci ha pensato la Fiat e per noi a Cuneo la Michelin a completare lo spopolamento delle nostre valli
Le Comunità Montane erano state pensate tra la fine degli anni ’60 e gli anni ’70 per porre un piccolo argine a questo esodo; obiettivo che purtroppo è stato sostanzialmente mancato.
Oggi siamo alle prese con una crisi economica che è anche in gran parte crisi di quel modo di vivere frenetico e consumistico che ha contribuito non poco ad accelerare lo spopolamento della montagna; anzi paradossalmente si invoca da più parti la necessità di modelli di vita improntati ad una sobrietà ed autenticità che era, guarda caso, una delle caratteristiche dominanti e quotidiane della vita in montagna.

Franco Bagnis

Supera il milione il bilancio del B.I.M.

BIM Devolute a comuni e Associazioni gli introiti per le risorse idriche

L’assemblea del Bacino imbrifero montano (Bim) delle valli Maira e Grana ha approvato il bilancio, che pareggia a 1.054.407 euro. I proventi derivanti dalle concessioni per lo sfruttamento delle risorse idriche saranno suddivisi e distribuiti a Comuni e Associazioni del territorio.
La quota più consistente sarà quella del contributo straordinario di 100 mila euro concesso al Consorzio socio assistenziale valli Grana e Maira (che ha denunciato più molte nei mesi scorsi la carenza di fondi dovuta alla mancata erogazione di risorse regionali e la conseguente difficoltà ad erogare i servizi di competenza).
Alle 22 Amministrazioni comunali delle due valli andranno complessivamente 775.254 euro e saranno suddivisi come segue. In valle Maira: a Busca 25.323 euro, a Villar San Costanzo e Roccabruna 33.609 ciascuno, a Dronero 32.991, a Cartignano, Macra, Celle Macra, Stroppo, Elva e Prazzo 40.542 euro, a San Damiano, Marmora, Canosio e Acceglio 43.391.
In Valle Grana: a Cervasca, Bernezzo e Caraglio 23.102 euro ciascuno, 32.720 a Montemale, Valgrana, Monterosso Grana, Pradleves e Castelmagno.
Poco meno di 192.000 euro circa saranno assegnati per interventi di solidarietà ad Enti e Associazioni dei due territori. In Valle Maira un totale di 142 mila euro, così ripartiti: 58.000 al Convitto di Stroppo, 7.000 alla Cooperativa il Laboratorio, 7.000 allo Sci Club, 15.000 alla piscina di Roccabruna, 20.000 alla Casa di Riposo di San Damiano, 20.000 alla Residenza Anziani di Stroppo, 6.723 all’Asilo di San Damiano, 4.000 all’Istituto Comprensivo e alla Direzione Didattica di Dronero.
La quota spettante alla Valle Grana, in totale 50.168 euro, sarà suddivisa in quote di 6.271 euro per ciascuno degli otto Comuni che ne fanno parte.